Nel 2024, l’1% più ricco della popolazione possedeva il 45% della ricchezza mondiale, mentre continuan ad aumentare il numero dei poveri e di quelli che si impoveriscono. Ingiustizie e squilibri – anche italiani – nel nuovo rapporto di Oxfam
Ricchi sempre più ricchi, poveri sempre più poveri. L’ultimo rapporto di Oxfam, presentato come ogni anno in occasione del World Economic Forum di Davos, conferma un trend inquietante che non fa che accentuarsi di anno in anno, ovvero di un allargamento della forbice tra un’esigua minoranza di ricchi ricchissimi e una grande maggioranza della popolazione mondiale che è povera o si sta impoverendo. Il titolo del rapporto sottolinea un’altra grave anomalia: “Disuguaglianze: povertà ingiusta e ricchezza immeritata”. Secondo Oxfam, infatti, nel 2024 il 44% della popolazione globale ha vissuto con meno di 6,85 dollari al giorno. Al contempo, l’1% più ricco possedeva quasi la stessa proporzione della ricchezza del pianeta (45%).
Lo scenario è particolarmente critico: nell’ultimo anno la ricchezza dei super ricchi è cresciuta di 2 mila miliardi di dollari, a una velocità praticamente raddoppiata rispetto al 2023. In base ai dati raccolti, tale ricchezza non deriva da particolari meriti dei miliardari: per un terzo, circa, si tratta di una questione ereditaria. Molti degli uomini più ricchi al mondo appartengono infatti a famiglie già molto ricche: un privilegio che ha garantito loro un posto ai vertici. D’altra parte, il numero delle persone che si trovano sotto la soglia di 6,85 dollari al giorno è oggi lo stesso del 1990: non si sono registrati miglioramenti.
Il divario tra ricchi e poveri non riguarda solo gruppi di individui, ma anche specifiche zone del pianeta. Il Nord globale, più ricco, continua a sfruttare materie prime, territori e manodopera a basso costo del Sud globale, secondo logiche neocoloniali che contribuiscono ad accrescere le disparità. Molti Paesi in via di sviluppo, inoltre, sono costretti a investire ingenti risorse per rimborsare il debito estero, impedendo di migliorare servizi essenziali come l’istruzione e la sanità.
Secondo il Direttore generale di Oxfam Italia, Roberto Barbieri, «la precarizzazione economica e la marginalizzazione culturale di ampie fasce della popolazione favoriscono proposte politiche che creano artificiose contrapposizioni tra emarginati e si prodigano nell’imprenditoria della paura. Proposte politiche che si vanno radicando negli Stati Uniti, con la rielezione di Donald Trump, e nel vecchio continente volte a soddisfare obiettivi di identità più che raggiungere effettivi risultati economico-sociali a vantaggio dei propri sostenitori più vulnerabili. […] Così, l’obiettivo di un’economia più inclusiva e una società più dinamica ed equa si allontana».
I dati raccolti da Oxfam sull’Italia mostrano a loro volta squilibri simili a quelli registrati nel resto del mondo: a metà del 2024, il 10% più ricco dei nuclei familiari (titolare di quasi 3/5 della ricchezza netta del Paese) possedeva oltre 8 volte la ricchezza della metà più povera delle famiglie, che nel 2024 deteneva solo il 7,4% della ricchezza nazionale. Anche in Italia una larga maggioranza dei miliardari (63%) ha patrimoni per via ereditarietà (oggi hanno un patrimonio di 272,5 miliardi di euro). Questo processo di accrescimento delle disuguaglianze va avanti da almeno 14 anni, secondo Oxfam. L’aumento della povertà delle classi sociali più fragili e l’accentramento della ricchezza nelle mani di pochi rende sempre più difficile, per chi è in svantaggio, uscire da questa condizione. Lo testimonia anche un dato drammatico: 2,2 milioni di famiglie italiane, infatti, si trovano in una condizione di povertà assoluta. Benché dopo la pandemia di Covid-19 l’occupazione in Italia abbia visto un aumento piuttosto significativo, sono tuttora molto forti gli squilibri territoriali, di età e di genere. Giovani e le donne continuano a essere i più svantaggiati. Al contempo, i salari non hanno subito alcuna modifica, rendendo difficile affrontare l’inflazione (che ha di fatto ridotto il salario lordo reale del 10% circa).
Mikhail Malsennikov, Policy advisor su giustizia economica, ha dichiarato che «una chiara politica industriale, orientata alla creazione di buona occupazione, resta del tutto assente, accompagnata da un immobilismo sul rafforzamento della contrattazione collettiva e sulla revisione del sistema di fissazione dei salari, nonché dall’affossamento del salario minimo legale come tutela dei lavoratori più fragili e meno protetti […]». A preoccupare è anche il disegno di legge sull’autonomia differenziata, che potrebbe acuire ulteriormente le differenze territoriali.
Sia in Italia che a livello internazionale, secondo Oxfam «l’acuirsi dei divari economici e sociali sono il risultato di scelte politiche, che vanno caratterizzandosi più per il riconoscimento e la premialità di contesti ed individui che sono già avvantaggiati, che per una lotta determinata contro meccanismi iniqui ed inefficienti che accentuano le divergenze nelle traiettorie di benessere dei cittadini».
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