Effetto-clima
Sos api
La mortalità delle api (Apis mellifera) è un fenomeno che si acuisce soprattutto in primavera. E che rischia di compromettere la fondamentale funzione ecologica di questi insetti impollinatori per l’intero ecosistema. Lo conferma un’indagine di campo del Centro di referenza nazionale per l’apicoltura dell’IZSVe. L’inchiesta è stata effettuata nell’ambito di alcune morie in cui è stata rilevato la presenza, in campioni di api morte, di residui di pesticidi e di alcuni virus delle api. Lo studio è stato effettuato su 94 campioni. I ricercatori hanno riscontrato la presenza di almeno un principio attivo nel 72,2% dei campioni. Con un’elevata prevalenza nei campioni del virus della paralisi cronica (CBPV) e del virus delle ali deformi (DWV). Secondo l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, le infezioni virali potrebbero peggiorare l’impatto già negativo dei pesticidi sulla salute delle api. Mettendo ulteriormente in pericolo la sopravvivenza delle colonie. La presenza di una possibile relazione tra la mortalità primaverile delle api e l’impiego di trattamenti antiparassitari in agricoltura potrebbe servire ad affrontare l’emergenza. Contribuisce, infatti, a comprendere meglio fenomeni complessi come la moria delle api. E lo spopolamento degli alveari che negli ultimi dieci anni ha colpito questo settore. Intanto in Toscana è stato presentato il piano regionale di gestione dei rifiuti e bonifica dei siti inquinati. A illustrare le linee-guida dell’economia circolare nell’aula del Consiglio regionale è stata la presidente della Commissione Ambiente e territorio, Lucia De Robertis.
Piano-rifiuti
La Regione Toscana si è così dotata del principale strumento di indirizzo, programmazione ed attuazione delle misure. Per assicurare la corretta gestione del ciclo dei rifiuti e sviluppare concretamente azioni di economia circolare. Osserva Lucia De Robertis: “Il piano assume una gerarchia dell’impiantistica dettata dall’Unione europea. Senza demonizzare la termovalorizzazione Ma avendo chiara una nuova tassonomia europea delle attività ecosostenibili, che pone i termovalorizzatori in fondo alla classifica della capacità di ridurre le emissioni climalteranti. In questo modo viene programmato l’obiettivo dell’autosufficienza in un ordine temporale definito“. E aggiunge: “La nostra intenzione è quella di stimolare il sistema pubblico alla proposta ma anche all’evoluzione. Non consegniamo solamente un documento particolarmente complicato ma offriamo ai nostri cittadini una prospettiva seria. Che fonda le sue radici su 19 nuovi impianti tra quelli già realizzati. Quelli in fase di realizzazione. E quelli che sono in fase di autorizzazione. A essi si somma l’impiantisca anaerobica che sta già consentendo di superare il gap della frazione organica”. La Regione, quindi, imbocca “un sentiero nuovo e diverso”. Lancia una sfida che “potrà essere animata da tutti quelli che credono nella centralità della conversione ecologica come passaggio inevitabile per invertire la rotta di un sistema di sviluppo che ha mostrato i suoi limiti“.
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