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Giustizia a Napoli, è stop agli “anonimi”: «Metà degli esposti archiviata»


Nell’immaginario collettivo la figura del pubblico ministero viene spesso fraintesa con quella di un Torquemada: un persecutore che procede con l’obiettivo di far condannare qualcuno a tutti i costi. Ovvio che così non è. E se vi fosse bisogno di trovare conferme, quelle arrivano direttamente dal magistrato requirente che siede sul più alto scranno nel distretto giudiziario di Napoli. È stato infatti il procuratore generale Aldo Policastro a spiegarlo a chiare lettere, a margine della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario.

I numeri

«Il 40 per cento dei procedimenti – sono parole di Policastro – si chiude con l’archiviazione, mentre al dibattimento ne arriva circa il 60 per cento». Questo significa che quasi un fascicolo su due viene chiuso in Procura.

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Un’ulteriore conferma arriva dalla relazione del presidente della Corte d’Appello di Napoli, Maria Rosaria Covelli, laddove si affronta il capitolo relativo alla applicazione da parte del pubblico ministerpo della nuova regola processuale che impone la richiesta di archiviazione quando gli elementi acquisiti nelle indagini preliminari non consentono una ragionevole previsione di condanna.

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«La Procura di Napoli – spiega la presidente Covelli – ha dato immediata e ampia applicazione alla norma richiamata con un conseguente aumento delle richieste di archiviazione, anche se l’entrata in funzione della “app” ha provocato un rallentamento, soprattutto nei primi mesi del 2024», ragione per la quale «il dato non corrisponde alla realtà soprattutto in relazione ai procedimenti con imputati “noti”. Risultano 14667 archiviazioni in procedimenti noti nell’anno 2023-2024 e 16898 nell’anno 2022-2023.

Va da sé che nella gran parte dei casi i fascicoli archiviati dall’ufficio di Procura sono quelli che scaturiscono da denunce anonime (e spesso debolmente motivate). Si torna così al punto di partenza: il pm è un magistrato che cerca solo la verità, e dunque quando non riscontra i presupposti di legge per esercitare l’azione penale archivia l’inchiesta.

I riti semplificati

La presidente della Corte d’Appello ragiona poi sul fatto che non si è registrato un incremento delle richieste di applicazione di pene, sia nella fase in cui il procedimento è dinanzi al giudice per le indagini preliminari che dell’udienza preliminare: «e il dato meraviglia – sottolinea Covelli – tenuto conto dell’aumento della pena che può essere concordata e dell’ulteriore beneficio di poter concordare anche le pene accessorie».

Significativo risulta invece l’incremento delle richieste di rito abbreviato “condizionato”: sia per la possibilità (in caso di rigetto) di chiedere un rito diverso, sia per il maggiore spazio offerto per valutare la condizione in relazione al tempo richiesto per la celebrazione del dibattimento. Infine, in sede penale non risultano ancora operative le procedure per la mediazione.

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L’alleggerimento

Capitolo istituti deflattivi, quelli finalizzati cioè ad alleggerire la portata dei carichi di fascicoli e di lavoro. Quelli di recente istituzione hanno mostrato un’iniziale incidenza che risulta in progressiva crescita. Questo aumento certifica dunque il successo di una formula già ampiamente in voga soprattutto nel diritto tribuutario.

«Tra questi – sottolinea ancora la più alta carica del distretto giudiziario napoletano – un apprezzabile esito viene dall’incremento significativo delle ipotesi in cui il condannato preferisce richiedere lo sconto di un sesto della pena in sede di esecuzione, piuttosto che impugnare la sentenza di condanna: questa innovazione mostra insomma effetti sicuramente positivi e, in prospettiva, di sicuro rilievo. Ma apprezzabile è anche il progressivo sviluppo, in particolare nel primo grado di giudizio, dell’estinzione del reato conseguente a condotte riparatorie o all’esito positiva della “messa alla prova”, istituti che stanno gradualmente mostrando la propria efficacia in tema di riduzione delle pendenze e di riduzione delle energie processuali, evitando numerose istruttorie».

In affanno

Ma non ci sono solo rose e fiori. Una delle criticità che perdura è legata al mancato decollo del processo penale telematico. Un “fallimento annunciato”, stando all’Associazione nazionale magistrati. Ci si riferisce alla decisione del ministero della Giustizia di dare il via libera al generalizzato deposito con modalità esclusivamente telematica di atti e documenti per la maggior parte dei procedimenti gestiti dalle Procure presso il Tribunale. Le criticità sarebbero legate all’applicativo: il sistema ha mostrato malfunzionamenti, e non garantirebbe efficienza provocando anche il rischio di perdere i documenti.





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