Come si ripensa la moda connettendo Pianeta, persone e business


Ieri, Inside Out ha presentato ufficialmente le sei divisioni della holding: IO Science Research Technology, IO Fashion Textiles Home, IO Food, IO Education, IO Media e IO Wellness. La divisione diretta da Ward si configura come la prima holding group di aziende e progetti nei settori della moda, del tessile e del design d’interni, con l’obiettivo di ridefinire radicalmente il ruolo dell’industria. L’iniziativa consolida e amplifica l’impatto delle attività sviluppate negli ultimi quindici anni da Suzy Amis Cameron e Matteo Ward, dando vita a progetti ancora più innovativi e ambiziosi per il futuro.

«Inside Out è un movimento che ripensa il rapporto tra business, pianeta e persone – ha affermato Suzy Amis Cameron. Sono entusiasta di annunciare la nomina di Matteo Ward e la nascita di Inside Out Fashion Textiles & Home, evoluzione di un percorso iniziato nel 2009 con Red Carpet Green Dress, per sensibilizzare i media sull’importanza della sostenibilità nella moda».

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CEO di Inside Out Fashion, Textiles & HomePhoto Credit: Victor Santiago
CEO di Inside Out Fashion, Textiles & Home Photo Credit: Victor Santiago

Per il nuovo incarico Ward – che è stato anche ospite di Etc Match presso la Fondazione Sozzani il 29 novembre dello scorso anno – ha sottolineato che «Wråd ha sempre abbracciato progetti innovativi per generare un impatto positivo in diversi ambiti, dall’educazione alla comunicazione fino alla ricerca tecnologica. Dopo dieci anni dal nostro primo progetto, sono felice di entrare in Inside Out e di poter amplificare il nostro impatto, lavorando con team, aziende e centri di ricerca a livello globale».

Inside Out Fashion Textiles & Home si articola in quattro macroaree complementari: il ramo Education, che promuove il cambiamento culturale attraverso workshop didattici sulla moda sostenibile, rivolti sia a bambine e bambini fino ai dieci anni, sia agli studenti delle scuole superiori; l’unità Media, che produce documentari e film educativi per sensibilizzare il pubblico sull’impatto ambientale dell’industria della moda.

Tra i progetti realizzati da Inside Out Fashion Textiles & Home c’è per esempio “Junk – Armadi Pieni”(2023), dove Suzy Amis Cameron è stata executive producer e Matteo Ward come protagonista e co-autore, prodotto da Sky Italia e Will Media; o anche “Let Them Be Naked” (2024), diretto da Jeff Garner e co-prodotto con l’autore Darin Olien; la divisione Brand sviluppa invece nuovi marchi nei settori medicale, sportswear e intimo, oltre a guidare investimenti in aziende di moda allineate ai valori della holding; infine, il ramo della Consultancy eredita l’esperienza di Wråd nella consulenza strategica, nello sviluppo di prodotti sostenibili e nella comunicazione. Il team di Wråd negli anni ha collaborato con aziende e organizzazioni come Ferragamo, Essilor Luxottica, Fondazione Sozzani, Vestiaire Collective e Arclinea. Tutte le attività sono supportate dalle altre divisioni della holding e da investimenti in ricerca scientifica e innovazione, in collaborazione con istituti di fama mondiale come il Massachusetts Institute of Technology (MIT), Texas Tech e Georgia Tech.

Giorgio Fermanelli, Head of Education di WRÅD, conduce un workshop formativo per studenti delle
scuole superiori.

«Questa opportunità ci è parsa subito un’ottima occasione per fare un passo avanti in quello che già facciamo, ma senza scendere a compromessi con la nostra etica – racconta Matteo Ward a Linkiesta Etc –. Nella quotidianità il mio ruolo cambia molto: prima ero amministratore delegato di una società di design e consulenza, da oggi sarò anche amministratore delegato di un gruppo che al suo interno ha già dei brand, con le loro strutture e il loro team. Il mio lavoro sarà sia quello di guidare gli investimenti della holding, sia la creazione di nuovi brand. L’obiettivo è quello di creare tre nuovi progetti nell’ambito medicale, sportivo, e degli indumenti intimi».

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L’approccio etico è sempre stato al centro del lavoro di Matteo Ward, che continuerà anche in questa nuova avventura. «Inside Out è stata creata per affrontare una delle sfide umanitarie più gravi dal punto di vista sociale e ambientale, soprattutto perché Suzy Amis Cameron si impegnava già a favorire una transizione sociale e ambientale laddove vedeva che il suo ruolo poteva essere determinante nel catalizzare un cambiamento positivo». Ne è un esempio “Red Carpet Green Dress”, il progetto volto a ispirare stylist e celebrities a usare il momento del red carpet per raccontare altro rispetto al nominare solamente il nome del designer che ha creato l’abito mostrato in passerella. «Lei lo aveva iniziato a fare nel 2009 con la première di Avatar, perché si sentiva a disagio ad andare sul red carpet solo con il nome del designer. Voleva dire qualcosa di più. Per questo non sarà difficile portare l’etica nella holding, perché nasce già con questa intenzionalità», aggiunge Ward.

Tra le prossime sfide da affrontare Ward cita la sovrapproduzione e il consumo di vestiti, che «sono il grande elefante nella stanza dell’industria della moda. Se ne parla poco perché le soluzioni facili a questo problema non esistono. O meglio, esistono degli strumenti che possono facilitare una riduzione drastica della produzione e del consumo di abbigliamento, però sono ancora in conflitto con il modello di business delle aziende di abbigliamento, che basano il loro successo sul numero di vestiti che vendono». Come risolvere questa contraddizione? «Io credo che non sia solo il miglior disegno di un abito a cambiare questa dinamica – commenta Ward –: anche se realizzi una maglia in cotone biologico o riciclato, nessuno impedisce a chi gestisce la produzione di produrne miliardi. Quanto fatto ad oggi è importante perché abbiamo capito come ridurre l’impatto ambientale e massimizzare l’impatto sociale del singolo prodotto. Ora bisogna applicare ancora più creatività, investimenti, e intenzione nella rivoluzione del modello di business. Capire come capitalizzare sulla durabilità».

Ma trovare un modello che abbia valore per tutti e che si fondi sull’estensione del piacere d’uso nel tempo del prodotto non è impresa da poco. «Io da sempre sono sostenitore di progetti sistemici, parlo sempre di cambiamento sistemico. Non si può parlare di crisi climatica focalizzandosi solo sulle emissioni di Co2, bisogna unire delle strategie molto ampie che partono da una consapevolezza delle conseguenze delle nostre azioni, e che mettono insieme la dimensione sociale e ambientale – afferma Ward –. Ti dico la verità: per la prima volta sento di avere tra le mani una piattaforma che mi consente di fare questo, perché nella holding ci sono tante competenze complementari, abbiamo le energie per avere un ruolo politico e sociale più forte. Per la prima volta sento di avere tra le mani a disposizione la possibilità di agire con questa forza e con un know-how non indifferente».



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