Fringe benefit in busta paga: la storia dell’esenzione fiscale dal 2020 al 2027

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Negli ultimi anni, il sistema fiscale italiano ha riservato particolare attenzione ai fringe benefit, strumenti di remunerazione non monetaria concessi ai lavoratori dipendenti dalle aziende. Il loro inquadramento normativo e le soglie di esenzione hanno subito numerosi cambiamenti, rendendo complesso il quadro di riferimento per datori di lavoro e dipendenti.

I fringe benefit sono regolati dall’articolo 51, comma 3, del Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR). Si tratta di beni o servizi forniti dal datore di lavoro ai propri dipendenti, senza una diretta corresponsione in denaro. Sebbene rientrino nel reddito imponibile del lavoratore e siano soggetti all’IRPEF, il legislatore ha previsto una soglia entro la quale questi benefit restano esenti da tassazione.

Il limite ordinario di esenzione fringe benefit

La normativa stabilisce che il valore dei beni e servizi assegnati al dipendente non concorra alla formazione del reddito da lavoro, purché rimanga entro il tetto di 258,23 euro per anno fiscale. Tuttavia, superare tale soglia comporta l’integrale tassazione dell’intero importo, e non solo della parte eccedente.

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Dal 2020, il legislatore ha introdotto diverse modifiche a questa soglia di esenzione fringe benefit, elevandola in risposta a esigenze economiche e sociali. Le variazioni hanno seguito un trend crescente, riflettendo le misure di sostegno adottate nel corso degli anni.

L’evoluzione delle soglie di esenzione

L’anno 2020 ha segnato un primo intervento significativo: il limite di 258,23 euro è stato raddoppiato, raggiungendo 516,46 euro grazie al Decreto-Legge n. 104/2020. Questa misura di esenzione fringe benefit ha trovato conferma anche per l’anno successivo, 2021, con il Decreto-Legge n. 41/2021.

Nel 2022, con il Decreto Aiuti bis, la soglia di esenzione è stata ulteriormente incrementata a 600 euro.

Tuttavia, il 2023 ha rappresentato un punto di svolta con l’introduzione di una distinzione basata sulla presenza di figli a carico. Il Decreto-Legge n. 48/2023 ha infatti stabilito che i lavoratori con figli a carico potevano beneficiare di una soglia esente fringe benefit fino a 3.000 euro, mentre per coloro senza figli a carico la soglia è rimasta ferma a 258,23 euro.

Per il 2024, la Legge relative di Bilancio ha modificato nuovamente l’assetto normativo, stabilendo due differenti soglie:

  • 2.000 euro per i lavoratori con figli a carico;
  • 1.000 euro per coloro che non rientrano in questa categoria.

Queste stesse soglie sono state confermate per i successivi anni d’imposta 2025, 2026 e 2027, garantendo maggiore stabilità normativa ai datori di lavoro e ai beneficiari. La proroga è opera della manovra di bilancio 2025. La misura si affianca e non sostituisce quella nuova relativa al bonus locazione e manutenzione per i lavoratori dipendenti neoassunti.

Storia di esenzione fringe benefit: considerazioni Finali

L’evoluzione della disciplina dei fringe benefit riflette la volontà del legislatore di adattare il sistema fiscale alle esigenze economiche del momento. Gli interventi hanno contribuito a incentivare il welfare aziendale, fornendo strumenti di sostegno ai lavoratori, in particolare a coloro con carichi familiari. Per le aziende, questi benefit rappresentano un’opportunità per migliorare il benessere dei dipendenti e favorire la fidelizzazione del personale, rimanendo nel perimetro delle agevolazioni fiscali previste dalla normativa vigente.

Con la conferma delle soglie per i prossimi anni, il quadro normativo offre ora maggiore chiarezza e prevedibilità, consentendo una programmazione più efficace delle politiche retributive aziendali.

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Riassumendo

  • Definizione: i fringe benefit sono compensi non monetari concessi ai dipendenti dalle aziende.
  • Normativa: regolati dall’art. 51, comma 3, TUIR, sono soggetti a IRPEF salvo esenzioni fiscali.
  • Soglia esenzione ordinaria: fissata a 258,23 euro annui, superarla comporta tassazione sull’intero importo.
  • Incrementi dal 2020: soglia aumentata fino a 3.000 euro per lavoratori con figli a carico nel 2023.
  • Nuove soglie 2024-2027: 2.000 euro con figli a carico, 1.000 euro senza figli a carico.
  • Finalità: incentivare il welfare aziendale e offrire maggiore stabilità nella gestione retributiva.



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