Che quella di Donald Trump non fosse una rivoluzione di velluto era immaginabile. Il presidente sta cercando di modellare l’America a sua immagine e somiglianza in modo tutt’altro che indolore. La giustificazione adottata dall’Office of Management and Budget per spiegare una delle ultime decisioni del governo, quale il congelamento totale dei finanziamenti governativi, compresi sussidi e soldi a fondo perduto, riflette il pensiero trumpiano: “L’utilizzo di risorse federali per promuovere l’equità marxista, il transgenderismo e le politiche di ingegneria sociale del Green New Deal è uno spreco di denaro dei contribuenti che non migliora la vita quotidiana di coloro che serviamo”. Quei soldi devono essere investiti per le priorità dell’esecutivo. Una decisione drastica, che avrà impatti concreti sulla vita delle persone, e che ha gettato nel panico agenzie governative e altre organizzazioni che su quei soldi fanno affidamento per i loro programmi. A non ricevere più denaro saranno circa 2.600, secondo un conteggio del New York Times. Ma potrebbero essere molti di più. A regnare è l’incertezza: la misura sarebbe dovuta entrare in vigore dalle 17 di martedì, ma un giudice federale di Washington l’ha temporaneamente sospesa almeno fino al 3 febbraio e le preoccupazioni potrebbero perfino convincere Trump a soprassedere per ora e a revocare la sospensione.
C’è infatti un problema legale. Secondo l’Impoundment Control Act, per trattenere i fondi il presidente è obbligato a passare dal Congresso, che ha 45 giorni di tempo per decidere (può anche optare per tagliare solo una parte del budget). Altrimenti, quei fondi andranno spesi. La legge risale al 1974, dopo che Richard Nixon aveva cancellato circa 20 miliardi di dollari nei due anni precedenti, venendo accusato di abuso di potere. Per Trump, quella misura è incostituzionale ed è pronto a sfidare i parlamentari.
La promessa del governo era però di toccare solo alcuni programmi. Tra questi figurano l’immigrazione, la transizione green, le iniziative DEI (Diversity, Equity, Inclusion), l’aborto, l’identità di genere e gli aiuti esteri – l’Onu ha già fermato alcuni programmi. Nessuna ripercussione avrebbe interessato i finanziamenti per l’assistenza diretta, esentata dal blocco dei fondi. Eppure la realtà sembra diversa. Il sistema Medicaid, un programma su cui si regge la sanità pubblica americana che garantisce un supporto circa 72 milioni di americani a basso reddito, si è bloccato. Tutti i portali dei 50 Stati hanno smesso di funzionare e quindi di rimborsare gli ospedali per i servizi erogati ai cittadini, che a loro volta non hanno potuto ricevere l’assistenza. In serata, la Casa Bianca è dovuta correre ai ripari: “Abbiamo conferme del fatto che nessuno pagamento è stato toccato. Sono ancora in fase di elaborazione e invio. Ci aspettiamo che il portale torni a breve online”. Un blackout dovuto ad altre ragioni, dunque, ma non tutti credono alla coincidenza.
“Il presidente Trump ha fatto sprofondare il paese nel caos”, ha tuonato il leader dei Democratici al Senato, Chuck Schumer. “Questa decisione è illegale, distruttiva, pericolosa e crudele. Una pugnalata al cuore delle famiglie americane”. Interessati dallo stop sono stati anche altri programmi. Come l’Head Start, che si occupa di fornire servizi di educazione ai bambini in età prescolare che provengono da famiglie indigenti, coinvolgendo i genitori. O come il portale per richiedere sussidi federali per pagare gli affitti immobiliari, anch’esso interrotto.
A presentare le loro ansie sono anche gli scienziati, preoccupati che la misura possa mettere a rischio le loro ricerche. Come scrivono Nature e Science, in seguito alla comunicazione della Casa Bianca molte università hanno sospeso alcune attività, come le spese per i viaggi e quelle per nuovi progetti di ricerca e le attrezzature di supporto. “Per ora dobbiamo procedere partendo dal presupposto che le spese sostenute potrebbero non essere coperte”, ha sottolineato la rettrice dell’Università di Chicago, Katherine Baicker, in una mail indirizzata al personale. “È una pausa breve termine, ma è anche un modo per dire che le decisioni sui fondi saranno soggette a un maggiore controllo del governo”, le ha fatto eco l’esperto di diritto amministrativo Matthew Lawrence. Su Bluesky – la nuova alternativa a X – molti scienziati si sono dati appuntamento per oggi per protestare davanti alla Casa Bianca.
La vicenda fa discutere, ma non sorprende. Più volte Trump aveva paventato l’idea di un repulisti nella macchina pubblica, eliminando tutto ciò che nella sua visione alimenta le teorie woke. Nel suo programma il tycoon metteva in chiaro la volontà di ripristinare nelle mani dell’esecutivo il potere di sequestro per ridurre gli sprechi, scavalcando le decisioni dei parlamentari. “Userò questo potere per spremere la burocrazia federale e ottenere massicci risparmi”, affermava seguendo alla lettera quanto scritto nel Project 2025, un programma elaborato dal think tank conservatore Heritage Foundation. Il documento – da cui Trump ha preso le distanze solo a parole – proponeva “una pausa e una revisione per tutte le sovvenzioni oltre una certa soglia”, in linea con l’intenzione di mettere mano agli sprechi governativi professata da uno degli autori, quel Russel Vought che Trump ha candidato alla guida dell’Office of Management and Budget.
Rientra in questa logica anche l’epurazione dei dipendenti federali decisa dal governo. Trump aveva dichiarato guerra allo smart-working ed è passato all’azione. Con una email intitolata “Fork in the road” (Un bivio sulla strada) e inviata a milioni di lavoratori pubblici, è stato chiesto di tornare in ufficio o di dimettersi mantenendo lo stipendio e i benefici sociali fino al prossimo 30 settembre. Entro il 6 febbraio sono chiamati a dare una risposta. “Se non vogliono lavorare in ufficio e contribuire a rendere di nuovo grande l’America, allora sono liberi di scegliere un altro tipo di lavoro e l’amministrazione Trump fornirà un compenso molto generoso di 8 mesi”, ha spiegato la portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt. A sentire Elon Musk, nuovo capo del DOGE, il ministero extra-governativo che si occupa del taglio della spesa pubblica, ad accettare le dimissioni sarà il 5-10% della forza lavoro, generando un risparmio di circa 100 miliardi di dollari.
Con un’altra email, il sindacato National Treasury Employees Union ha invece chiesto ai dipendenti di non accettare l’accordo. La sensazione, o paura, è che il governo voglia mettere all’interno della macchina pubblica uomini e donne leali al presidente. Come conferma il licenziamento di 18 ispettori generali dalle agenzie federali, un’altra mossa giudicata come una minaccia alla democrazia. Trump sta mettendo in atto la sua rivoluzione e, c’è da dirlo, non ha mai detto che sarebbe stata indolore.
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