Inchiesta Fanpage, Valditara deposita esposto in Procura: valuterà la possibilità di costituirsi parte civile

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Dopo l’inchiesta di Fanpage che ha portato alla luce un sistema di certificazioni vendute ad aspiranti docenti per avanzare di punteggio senza studiare qualcosa si sta muovendo: il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha presentato un esposto in Procura, a Napoli.

Il capo del dicastero di Viale Trastevere lo aveva annunciato commentando la diffusione dell’inchiesta dello scorso 23 gennaio. Fanpage ha pubblicato in esclusiva il contenuto dell’esposto, datato 29 gennaio.

Il testo dell’esposto

Nell’esposto si ricorda che l’inchiesta ‘La Cattiva Scuola‘ “documenta lo svolgimento ‘anomalo’ di una prova d’esame finalizzata all’ottenimento di certificazioni in lingue straniere”, che permettono un avanzamento nelle GPS. L’esame in questione è “un falso ed il titolo verrebbe conseguito dietro pagamento di una somma di denaro”, si legge. “Dal servizio emerge un sistema organizzato che coinvolge ‘procacciatori di titoli’ e società di certificazione”.

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Procedura celere

 

“In ragione di quanto sopra – continua il documento – si formula istanza affinché la S.V. Ill.ma vorrà, con immediatezza, operare tutte le investigazioni necessarie al fine di verificare l’eventuale ricorrere di fattispecie di reato, individuandone, laddove ricorressero le responsabilità individuali”.

E ancora: “Con il presente atto si manifesta la volontà di sporgere querela, in ordine agli eventuali reati che saranno individuati, e che non siano procedibili d’ufficio, chiedendo la punizione dei responsabili”.

Il ministro in chiusura aggiunge che valuterà la possibilità di costituirsi “parte civile per l’eventuale fase processuale”.

Il docente Fanpage sotto copertura

Ottenere certificazioni linguistiche o informatiche senza studiare, persino senza sostenere un esame reale: è questo il risultato dell’inchiesta condotta dall’unità investigativa Backstair di Fanpage.it. Il lavoro degli esperti, andato in onda in anteprima assoluta nel programma di La7, Piazza Pulita nella serata di giovedì 23 gennaio, ha rivelato come sindacati, enti privati e associazioni vendano pacchetti di titoli utili a scalare le graduatorie provinciali per le supplenze (Gps). Un meccanismo che favorisce chi può permettersi di pagare, penalizzando chi invece si impegna nello studio.

Secondo l’indagine, con circa 3.600 euro è possibile ottenere fino a 22 punti in graduatoria. Tra i titoli offerti spiccano certificazioni linguistiche e informatiche: un Clil (insegnamento integrato di lingue e contenuti) vale tre punti, mentre un livello C2 di inglese ne garantisce sei. La gravità della questione emerge quando si scopre che tali attestati sono spesso concessi senza alcuna preparazione, come confermano diversi interlocutori coinvolti. Per esempio, in alcuni casi è sufficiente inviare una tesina preconfezionata per ottenere un certificato linguistico.

Osservando le immagini dell’inchiesta si vede il docente sotto copertura che va in persona a chiedere informazioni sull’acquisto delle certificazioni per poi andare a svolgere il finto esame (dopo aver rigorosamente pagato la cifra pattuita). In alcuni casi l’esame è stato già svolto da qualcun altro e non si deve far altro che ricopiarlo corretto. I commenti degli aspiranti docenti sono molto duri, ma realistici: qualcuno è cosciente di ciò che fa, giustificando il tutto come un investimento per un futuro posto di lavoro fisso; qualcun altro, invece, rivolge un pensiero a chi non può permettersi di pagare per acquistare i titoli e continua a studiare lealmente vedendosi scavalcare dai truffatori.

Non tutti i sindacati accettano di partecipare a questo sistema, ma alcuni sono stati citati come facilitatori del processo insieme ad altre organizzazioni regionali che, tramite gruppi Facebook, reclutano possibili docenti-clienti. Le testimonianze raccolte descrivono modalità che lasciano poco spazio ai dubbi: esami pilotati, risposte inviate in anticipo e corsi di formazione solo sulla carta. “Non deve preoccuparsi, non c’è da studiare. È solo una formalità”, rassicurano i referenti.

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