Padre Bader: in Terra Santa la speranza si trova in Giordania

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In vista della mostra “Giordania: l’alba del cristianesimo” in Vaticano, che viene inaugurata domani a Roma, il sacerdote del Patriarcato latino di Gerusalemme racconta come il Paese offra speranza ai rifugiati e invita i pellegrini a riscoprire le radici del cristianesimo nella nazione mediorientale

Deborah Castellano Lubov – Città del Vaticano

Preparandosi al Giubileo del 2030 per i 2000 anni dal Battesimo di Gesù, la Giordania, Paese della Terra Santa ricco di spunti biblici, offre speranza e fede ai pellegrini e ai fedeli più vulnerabili. Lo afferma padre Rifat Bader, sacerdote giordano del Patriarcato latino di Gerusalemme e direttore del Centro cattolico per gli studi e i media in Giordania, affiliato al Patriarcato latino. Padre Bader dirige anche abouna.org, un sito in arabo e in inglese, con notizie, commenti e articoli dalla Terra Santa, dalla Giordania e dal Medio Oriente. Nella sua intervista ai media vaticani, padre Bader riflette sul suo soggiorno a Roma per il Giubileo del Mondo della Comunicazione, sull’imminente mostra “Giordania: l’alba del cristianesimo”, che sarà inaugurata il 31 gennaio nel Palazzo della Cancelleria del Vaticano, e sui pellegrinaggi alle radici del cristianesimo nel Paese mediorientale e nel resto della Terra Santa.

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Padre Bader, può dirci perché si trova a Roma questa settimana?

Ho il privilegio di essere qui per partecipare al Giubileo del Mondo della Comunicazione. Sono felice di partecipare con colleghi provenienti da 138 Paesi. Abbiamo avuto il privilegio di celebrare la Messa con Papa Francesco per la Domenica della Parola di Dio e siamo stati presenti anche all’udienza di sabato per i comunicatori. Lunedì abbiamo avuto un’udienza privata come direttori della comunicazione e abbiamo ascoltato il Santo Padre parlare della comunicazione nel nostro tempo, al servizio della Chiesa. È bello essere qui e sentirsi uniti agli uffici dei media cattolici di tutto il mondo.

Ho visto una sua foto con il Papa durante l’incontro di lunedì mattina. Può parlarci di quello scambio?

Quando ho saputo dell’udienza privata con Papa Francesco, ho realizzato un quadro speciale della chiesa del Battesimo di Gesù, che all’inizio di gennaio è stata inaugurata dal cardinale Parolin come inviato speciale del Santo Padre. Su di esso ho scritto una citazione dalla lettera del Papa dello scorso ottobre ai cristiani del Medio Oriente, dove li esortava ad essere “germogli di speranza”. Sull’immagine ci sono proprio i germogli, i fiori della speranza. Così, l’ho mostrata al Santo Padre e gli ho detto: “Questa è la nuova chiesa del Battesimo” e “ci sono le sue parole per i cristiani d’Oriente”.

Lei ha avuto un ruolo chiave nell’inaugurazione della chiesa Battesimo di Gesù sul fiume Giordano, il mese scorso. Potrebbe spiegare l’importanza di quel luogo per i pellegrini e l’importanza del turismo religioso in Terra Santa, specialmente in Giordania?

Alla presenza dei media vaticani, abbiamo vissuto un momento storico nel luogo del Battesimo, che si trova sul lato orientale del fiume Giordano. Quando Gesù fu battezzato, nacque il Cristianesimo, perché subito dopo iniziò a predicare la Buona Novella e la prossimità del Regno di Dio. Abbiamo costruito questa chiesa dopo 15 anni di attesa. Papa Benedetto XVI, ha benedetto la prima pietra alla presenza di sua maestà il re Abdullah e della regina Rania. È stata una lunga attesa, che ha portato all’inaugurazione della nuova chiesa e all’inizio dei cinque anni di preparazione per il Grande Giubileo della Giordania. Nel 2030 celebreremo infatti i 2000 anni dal Battesimo di Gesù. In questi giorni stiamo anche aspettando l’apertura, a Roma, della mostra “Giordania: l’alba del cristianesimo” presso il Palazzo della Cancelleria in Vaticano.



Padre Bader con il cardinale Parolin

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Papa Francesco ha invitato i comunicatori a offrire storie di speranza. Nel vostro ruolo, come accogliete questa chiamata del Santo Padre? C’è una storia di speranza relativa alla Giordania che vorrebbe condividere?

Vivendo in Giordania, posso affermare che essa è sempre una terra di speranza, soprattutto per i rifugiati. È un Paese accogliente, una terra che ha ospitato tutte le persone vulnerabili e ferite provenienti dall’Iraq, dalla Siria, dalla Palestina e alcuni feriti di Gaza. Continueremo, come giordani, a creare speranza. Raccontare storie di speranza significa raccontare la storia della Giordania. E come Chiese della Terra Santa di Giordania, creiamo speranza anche per la nostra gente e per gli studenti. Li sosteniamo attraverso le nostre scuole pastorali, aperte a tutti, specialmente gli studenti poveri che non possono permettersi le rette delle ricche scuole commerciali. Offriamo speranza anche attraverso Caritas Giordania, e in ogni comitato caritativo, parrocchia e chiesa. Quest’anno vedremo molte storie provenire dalla Giordania, la terra della speranza.

Desidera aggiungere qualcos’altro?

Abbiamo sentito Papa Francesco parlare della possibilità di scegliere una data per la Pasqua. Questo significa molto per noi, soprattutto per coloro che vivono in Medio Oriente, perché abbiamo molte denominazioni, molte Chiese. Le osservazioni del Papa su questa possibilità sono state accettate e accolte con grande gioia e grande speranza. Ma aspettiamo che i nostri fratelli delle Chiese sorelle accettino questo invito e lavorino per la piena unità, a partire dal celebrare la Pasqua insieme.



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