Maran: «Dobbiamo battere noi stessi. Con Cellino parole da uomini, ha di nuovo fiducia in me»

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di
Luca Bertelli

La conferenza stampa del tecnico dopo il ritorno, a 50 giorni dall’esonero:«C’è ancora da costruire qualcosa, sono qui per portare sostanza e ridare morale: è qualcosa che sento nel mio dna, abbiamo già fatto un grande percorso lo scorso anno e possiamo ripeterlo».

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Rolando Maran è come il Marlon Brando raccontato dalle canzoni di Luciano Ligabue: «È sempre lui». A distanza di quasi otto settimane dall’ultima conferenza stampa, torna a sedersi sul tavolo di Torbole Casaglia ed è solo come prima. D’accordo, il calciomercato incalza (in uscita, non in entrata: oggi è partito Fabrizio Paghera, che si è accasato alla Spal), ma la patata bollente sembra tutta nelle sue mani. Era così anche prima, in fondo, ma l’aria è cambiata in città e il cielo è tornato grigissimo anche in società. La causa scatenante è la classifica, inferiore alle attese, con le rondinelle a tre punti dalla zona retrocessione e a cinque lunghezze dalla zona promozione. Ci sono ancora 15 partite da giocare, un incentivo all’ottimismo o al pessimismo. Se c’è però un uomo che conosce Brescia e il Brescia, è lui. In fondo, Massimo Cellino lo ha richiamato per questo.

Prima di ritornare in sella (Maran ha firmato l’estate scorsa un contratto sino al 30 giugno 2026), è stato però indispensabile un confronto (telefonico) tra l’allenatore e il presidente, che non più tardi di cinquanta giorni fa si era definito «deluso» dall’uomo che la scorsa stagione risollevò le sorti del club dopo la riammissione. «Le scorie? Vanno lasciate da parte. Lui mi ha chiarito il suo pensiero, io gli ho espresso il mio – ha detto «Rolly» – ho visto un uomo che ha fiducia in me e mi ha scelto per allenare il Brescia. Può aver detto cose che io non condivido, ma ci siamo parlati da uomini: la chiacchierata c’è stata e io ho rivisto in lui la fiducia che aveva prima. Adesso abbiamo un obiettivo troppo grande per pensare ai nostri incontri, c’è da pensare al percorso e dobbiamo svoltare in fretta». Il percorso. Ricorre spesso questo vocabolo nelle parole di Maran, che ritiene ci sia «ancora qualcosa da costruire qui, dopo una cavalcata incredibile con gli stessi giocatori. Nell’ultimo periodo non ci sono riuscito, se sono tornato è perché la situazione non è stata superata. Sono stato richiamato perché c’è una storia: siamo riusciti a fare un percorso straordinario lo scorso anno e si può fare anche stavolta».




















































Con quali armi, però? Se il gruppo storico resta al suo posto, il morale sembra a terra e sta mancando l’apporto offensivo di Borrelli, molto legato a Maran, al centro di tante voci di mercato (tema sul quale l’allenatore ha glissato). «La squadra sta bene fisicamente – ha detto – c’è da dare morale ed è qualcosa che mi appartiene: bisogna fare di più e fare meglio, con un peso specifico nettamente più alto. Va fatto e non raccontato, io devo portare sostanza, il coraggio di fare le cose. Ma è nel mio dna, è il mio credo. E non dobbiamo pensare che a questo Brescia manchino solo i gol di Borrelli o degli altri attaccanti, perché sarebbe riduttivo. Dobbiamo crescere in personalità e in coraggio, si riprende portando avanti delle idee: se la squadra ritroverà sostanza, anche le punte ritroveranno il gol».

Per rimanere in tema di citazioni musicali, Maran richiama anche «il peso delle aspettative» cantato da Colapesce e Di Martino due anni fa a Sanremo. Il clima dimesso, in sintesi, sarebbe anche figlio delle eccessive e ingiustificate aspettative sulle possibilità di questo gruppo: «Quest’anno le attese si sono alzate e forse è stato il primo errore: sembrava dovessimo essere l’ammazzacampionato, un pensiero che non è mai stato mio. Ho sempre invece pensato che questa squadra possa rompere le scatole, adesso dobbiamo togliere la pressione vincendo contro noi stessi». E contro la Carrarese, tra due giorni. Perché nel calcio («Non ha memoria», ha ricordato il tecnico), la medicina è sempre la stessa: la vittoria.

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