Io, Leonardo Caffo, esprimo solidarietà a Carlotta Vagnoli e Valeria Fonte accusate di stalking e diffamazione. Perché? L’inquisizione social colpisce tutti, prima o poi. E Selvaggia Lucarelli… – MOW

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Il filosofo Leonardo Caffo, condannato in primo grado a 4 anni per maltrattamenti all’ex compagna (ma non in via definitiva), e protagonista di furiosi attacchi da parte delle attiviste femministe che oggi si trovano denunciate per stalking e diffamazione, ci spiega perché anche loro scoprono sulla propria pelle la logica del capro espiatorio che alimentano sui social. Selvaggia Lucarelli nota l’ironia, gli hater si infiammano, ma la questione è un’altra: la giustizia si fa nei tribunali, non nelle shitstorm. Derrida l’ha detto, ma lo capisci solo quando ti cade addosso…

Cito Jacques Derrida. In un suo meraviglioso libro, Confessare l’impossibile. Ritorni, pentimento, riconciliazione (Cronopio, Napoli 2018), scrive così: “Esiste un legalismo che prende il posto del politicismo, una riduzione della giustizia a diritto, un’appropriazione surrettizia dei poteri giuridici universali […] una logica dell’alibi o del capro espiatorio nella determinazione dei soggetti accusati, una deviazione del diritto internazionale dalla parte di forze e campi, di […] Stati nazionali che sottometterebbero questo esercizio del diritto”. Continua poi, poco più avanti, così: “Il ricorso alla sovranità dello Stato nazione dovrebbe restare un luogo di resistenza irriducibile tanto più che questo nuovo legalismo sostenuto da risorse tecniche di investigazione, di comunicazione, di ubiquità e di velocità senza precedenti rischia di ricostruire, sotto il pretesto della trasparenza, una nuova ossessione inquisitoriale che trasforma chiunque in un soggetto accusato”.

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Ora, la filosofia è certo una cosa difficile e viviamo in un’epoca in cui tutto va tradotto più semplice (amen, anche se è la ragione del degrado intellettuale in cui viviamo). Cosa ci sta dicendo Derrida? Di stare attenti, molto, a ridurre la complessità della vita a questioni legali e a evitare ogni stupida logica del capro espiatorio soprattutto nella comunicazione contemporanea perché chiunque, la vita è una ruota, prima o poi sarà travolto dalla forza di inquisizione della trasparenza. Ha fatto discutere, non voglio fare i nomi non per garanzia ma perché non mi interessano i casi singoli e rispetto le vite di tutti, come alcune attiviste femministe siano state denunciate, perquisite, e ora immagino sotto indagine penale per stalking e diffamazione aggravata. Sono reati gravi, di cui si deve discutere solo nelle sedi competenti, e per cui giustamente queste attiviste ora in parte sotto shitstorm chiedono rispetto e privacy. Ha fatto sorridere ad alcuni, soprattutto a Selvaggia Lucarelli che dimostra come sempre una intelligenza fuori dal comune su queste faccende, come queste stesse attiviste solitamente producano shitstorm, attacchi a chi viene denunciato e condannato in gradi transitori e non definitivi, e che normalmente non risparmino alcuna accusa spesso non verificata pur di dare a mangiare alla loro fan-base. Non credo abbiano letto Derrida, ma forse loro malgrado ora lo capiscono sul capo (se non vai dalla filosofia, la filosofia spesso viene da te); e forse capiscono anche, chi lo sa, cosa hanno fatto a persone come me o a chi le ha denunciate abusando della loro posizione e generando traffico di gente violenta sui loro profili, sbattendo i loro volti e nomi in prima pagina, non attendendo nessuna risposta definitiva dei corpi intermedi dello Stato da cui ora loro non si sentono totalmente rispettate.

Scrivo questo breve articolo non per vendetta, o generare insulti (che al massimo, come sempre, mi prenderò io che comunque me ne fotto), ma per esprimere la mia solidarietà sincera nei loro confronti: so quanto sia brutto essere accusati sentendosi innocenti, so cosa significhi l’ingerenza della burocrazia nelle proprie vite, so quanto sia costoso e faticoso, e so che tutti hanno diritto a dirsi innocenti fino al terzo grado della giustizia (perché questo significa rispettare la magistratura e lo Stato di diritto, compreso chiunque vi abbia accusati). Poi so anche un’altra cosa: le persone non coincidono con le loro colpe, ed è questo che prova anche a spiegare Jacques Derrida. Alle accusate auguro di continuare a fare il loro lavoro, di non avere shitstorm ulteriori, di potersi difendere in pace, di pagare se hanno sbagliato senza che questo generi loro danni ulteriori, e di non confondere i piani dicendo che loro pagano per il loro coraggio o idee perché lo stalking è un reato orribile quale che sia la ragione per cui sia avvenuto (se è avvenuto, e non lo deciderà nessuno di noi commentatori della domenica né si deve mai credere alla persona offesa per principio). La mia solidarietà alla persona offesa, se pensa di esserlo davvero, e a chi è stata denunciata, se pensa di essere innocente. Questo è lo Stato di diritto che pensate di dover colmare con la violenza dei vostri account social, lasciatelo lavorare e continuerete a lavorare anche voi.





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