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“Ora basta sprechi. Diminuire le tasse al ceto medio senza minare i conti dello Stato” – Confcommercio Ascom Bologna


Intervista al leader dei commercianti italiani: “Il costo dell’energia è un macigno per l’economia Paghiamo il 50% in più rispetto ai concorrenti in Europa”

Presidente Carlo Sangalli, le mosse strategiche che il Governo secondo lei deve mettere In cima alla lista delle priorità della politica economica? «L’ Italia attraversa una fase molto delicata. Da un lato c’è una crescita debole del Pii e dei consumi ma con record di occupati e un’inflazione bassa. Dall’altro persiste il calo di produttività e demografia. Sullo sfondo resta sempre difficile ridurre l’abnorme debito pubblico e la pressione fiscale».

Quali, dunque le mosse strategiche? «Diminuire le tasse al ceto medio senza minare i conti dello Stato, come ha detto il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, è una priorità. Ma non sarà semplice senza un intervento significativo sulla spesa pubblica. Il Governo ha fatto alcuni passi nella giusta direzione che gli sono stati riconosciuti dalla Commissione Ue. Credo occorra più determinazione nella riduzione del debito pubblico».

Dove si annidano gli sprechi che consentirebbero di recuperare risorse ed allentare la morsa su cittadini dipendenti e aziende che pagano troppo spesso per altri che le tasse non le pagano? «Spending review e lotta a evasione ed elusione sono legate. È necessario, quindi, agire con maggiore forza su sprechi e inefficienze che, solo a livello locale, ammontano a svariate decine di miliardi».

Come? «Anzitutto, evitando tagli lineari che hanno il vantaggio di essere più veloci ma colpiscono indiscriminatamente. Occorre una profonda, generale revisione e riqualificazione della spesa pubblica improduttiva. Senza escludere un’analisi della spesa pensionistica vista l’emergenza demografica – per garantire un futuro sostenibile del welfare».

Le previsioni della sua organizzazione sul 2025?«I segnali sono contraddittori. Le nostre previsioni vedono un Pii in crescita dello 0,9% e un aumento dei consumi dell’1% grazie anche all’occupazione e al rinnovo dei contratti nazionali. Resta determinante la situazione internazionale con le incognite de Canale di Suez».

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La bolletta energetica continua a pesare di più per le imprese italiane. Problema irrisolvibile? «Il costo dell’energia è un macigno per la nostra economia: l’Italia ha costi energetici mediamente più alti del 50% rispetto a quelli dei principali Paesi UE. I nuovi rialzi non dipendono solo dalle crisi geopolitiche ma anche da speculazioni finanziarie. Inoltre, come ha ricordato la Commissione europea, anche le tasse pesano sui prezzi alti dell’energia».

Come si può intervenire per aiutare le nostre aziende a competere ad armi pari?
«Ci sono misure che possono essere subito attuate a livello europeo. Ad esempio, la definizione di un tetto al prezzo del gas per contenere volatilità e rialzi speculativi. E approvvigionamenti tramite acquisti congiunti europei. Per quanto riguarda il nostro Paese, bene il ddl per il nucleare sostenibile appena presentato dal ministro Pichetto Fratin. Una svolta che, seppur non in tempi brevi, potrebbe assicurare risparmi rilevanti e autonomia energetica».

Lei ha lanciato l’allarme sul “caro voli”, fino al paradosso che In certi periodi costa più andare da Milano o Roma a Palermo che a New York. «Sul costo dei voli che penalizza le isole siamo scesi direttamente in campo. Bene le iniziative delle regioni che andrebbero, però, rafforzate con interventi strutturali e di sistema di cui possano beneficiare anche i non residenti. Sistemi di trasporto accessibili ed efficienti sono prerequisito per competitività delle imprese e qualità di vita dei cittadini». Di mobilità si è parlato molto a Milano, tra le pole miche sulle ciclabili e I costi del biglietto Atm sempre a rischio rialzo.

Qual è la sua visione su mobilità ed esigenze dei commercianti? «Siamo a favore della mobilità sostenibile e della tutela dell’ambiente nel contesto di una Milano accessibile e attrattiva. Questo significa che piste ciclabili e aree pedonali devono essere raccordate alle esigenze dei residenti e delle imprese trovando soluzioni condivise ed equilibrate».

Capitolo migrazioni. Anche il presidente Mattarella, nel discorso di fine anno, ha citato come esemplari le persone, da qualsiasi parte arrivino, che amano l’Italia. Come rendere l’immigrazione un fattore positivo di crescita, percepito come tale anche dalla popolazione oltre che da tanti imprenditori che non trovano personale? «La parola chiave è integrazione. Gli immigrati sono cmponente fondamentale della società, penalizzata dal calo demografico. E necessario, però, affrontare con l’UE il problema dei livelli possibili di accoglienza di ogni Paese e, al contempo, vanno rafforzate le politiche di integrazione. Ciò significa formazione scolastica e professionale, conoscenza e rispetto delle nostre leggi, lingua e cultura».

Sulla formazione tecnica si muove qualcosa? O si fa fatica ad assumere personale formato? «Nonostante il calo demografico, la formazione tecnica e professionale è cresciuta nelle scelte di giovani e famiglie. In parallelo, soprattutto dopo il Covid, le imprese investono sulle nuove generazioni e affiancano le scuole – con alternanza scuola lavoro, apprendistato duale, orientamento – per partecipare alla crescita educativa e professionale».

In questo senso il futuro sono le Academy interne delle aziende o delle associazioni. “Le imprese più grandi stanno investendo molto su academy interne. Tuttavia, il ruolo delle associazioni e delle loro realtà formative – resta determinante specie in quei settori, come il terziario, costituiti in gran parte da micro e piccole imprese. Penso al nostro polo formativo, dal Capac a Formaterziario a ITS Academy lnnovaprofessioni, in grado di rispondere alle esigenze di imprese e studenti».

Lei ha lanciato più volte l’allarme sul rischio della desertificazione commerciale. La politica ha reagito ai suoi appelli? O resta tanto da fare? «Dal 2012 ad oggi sono spariti dai nostri centri urbani oltre 111mila negozi al dettaglio e 24mila attività di commercio ambulante. Con la conseguente perdita di vivibilità, sicurezza e attrattività. Come Confcommerçjo abbiamo realizzato il progetto Cities per invertire questa rotta e migliorare l’ambiente urbano in collaborazione con Anci. Serve una serie di azioni: dalla rivitalizzazione degli spazi pubblici, alla tutela della attività storiche, all’incentivazione di forme di collaborazione tra operatori economici»

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E per quanto riguarda le attività commerciali? «Innovazione e formazione devono procedere di pari passo alle azioni sul territorio nel rispetto del principio “stesso mercato, stesse regole”. Va rafforzato il modello di pluralismo distributivo dove operano insieme piccole, medie e grandi superfici di vendite ormai attive anche sull’online».

L’online è ormai il futuro del commercio? «Oggi per qualunque impresa, soprattutto del commercio, è necessario puntare sulla multicanalità dove la dimensione fisica delle attività viene integrata e amplificata da quella digitale con attenzione alle nuove tecnologie, Intelligenza artificiale in primis».

Capitolo Milano e polemiche sui costi insostenibili delle case. Con questi prezzi la città rischia di perdere i migliori talenti? «Milano cresce e aumenta anche il suo valore immobiliare. Occorre, però, una serie di interventi pubblico-privato in grado di rendere più accessibili le case soprattutto ai giovani. Nel contesto della bilateralità, come Confcommercjo Milano insieme ai sindacati, abbiamo erogato 3 milioni per il sostegno ai canoni di locazione residenziale. Un’iniziativa contenuta ma se si estendesse ad altre realtà potrebbe essere una risposta concreta al problema».

Nel futuro vede Milano città leader italiana. l’unica in concorrenza reale con le grandi capitali europee? O emergeranno altri centri? «Milano, per diversi fattori, resta la più europea, direi la più globale delle città italiane. E lo dimostrano l’aumento degli investimenti e la presenza dei grandi gruppi internazionali. Così come il numero rilevante degli stranieri nelle nostre università. È, tuttavia, auspicabile e necessario che la crescita di Milano possa coinvolgere altri territori e altri centri urbani grazie anche al rafforzamento delle infrastrutture materiali e immateriali nel nostro Paese».

Cosa si può fare per colmare il gap tra Nord e Mezzogiorno, cosa che sarebbe positiva anche per il Nord che troverebbe nuovi sbocchi per i suoi prodotti nel “mercato domestico”?
«Nel 2024 il Sud è cresciuto più del doppio del Nord Italia (+1,2% a fronte del +0,5%) anche se resta
un divario importante nel Pii pro capite. In prospettiva i rischi sono i bassi consumi e lo spopolamento. Fenomeni che vanno contrastati utilizzando al meglio le risorse del PNRR per investire nelle infrastrutture e sostenere la crescita delle imprese».

Top aziende, 31 gennaio 2025

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