Elezioni ‘influenzate’ – Il Patto Sociale

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L’ex Commissario francese presso la Commissione Europea, Thierry Breton, in una recente intervista alla televisione francese di informazione BFM-TV a proposito delle prossime elezioni in Germania, ha fatto un collegamento un po’ sospetto con ciò che è successo in Romania nelle ultime elezioni presidenziali. Ecco ciò che ha detto collegando i due eventi: «Dobbiamo impedire le interferenze e far sì che le nostre leggi siano applicate». Per essere ancora più preciso ha aggiunto: «esattamente come è stato fatto in Romania». Se per “leggi” avesse invece usato “interessi” sarebbe stato ancora più esplicito.

In sintesi, ha confermato che la decisione della Corte Costituzionale rumena che aveva annullato le elezioni tenute il 24 novembre adducendo “interferenze straniere” sia stata influenzata dal desiderio della Commissione Europea e dell’”Occidente” di impedire che il voto finale premiasse un candidato non filo NATO e non filo-europeo.  Accettando quella logica, se ogni elezione ove si sono verificate interferenze di Stati stranieri e il risultato non fosse stato gradito, sarebbe stato legittimo annullarle. Cosa dire allora di tutte le interferenze avvenute nelle elezioni di tutti gli Stati europei da dopo la guerra? Anche in Italia è risaputo che, sin dalle prime elezioni repubblicane, da un lato l’Unione Sovietica finanziava e aiutava il Partito Comunista Italiano e dall’altro gli Stati Uniti aiutavano con tutti i mezzi la Democrazia Cristiana, il Partito Social Democratico e il Partito Liberale. Abbiamo sempre avuto dei Parlamenti illegittimi?

Ora non sappiamo se in Romania il voto sia stato determinato da “influenze” russe (perché a loro è rivolta l’accusa) ma non sono state trovate certezze di alcun genere che possano dimostrare che il voto degli elettori non sia stato liberamente espresso o che ci siano state frodi. Ciò che invece è sicuro è che un sentimento anti-establishment, e in particolare quello rappresentato da Calin Georgescu, era da tempo diffusissimo tra i cittadini e nessuno può stupirsi se si sia manifestato con il voto. Georgescu, considerato a torto o ragione filo-russo, ha ricevuto il consenso di una maggioranza relativa degli elettori (23%) mentre seconda è arrivata la candidata detta filo-europea Elena Lasconi (19%). Tutto lasciava pensare che al previsto ballottaggio il primo avrebbe potuto vincere con un grande vantaggio. Da qui la decisione della Corte Costituzionale di impedirlo annullando il ballottaggio dell’8 dicembre e di far ripetere il voto del primo turno il prossimo 4 maggio 2025. Nel frattempo, sia il Presidente Klaus Johannis (filo-europeo, e quindi filo-NATO) resta in carica, pur se scaduto nel suo mandato dal 21 dicembre 2024. Come lui anche il Governo, da sempre filo-europeo e filo-NATO.

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Perché si temeva così tanto che Georgescu potesse diventare il prossimo Presidente della Romania? Per capirlo occorre ricordare innanzitutto quali sono i poteri reali di un Presidente di quella Repubblica.

La Costituzione attribuisce al Presidente la rappresentanza del Paese in sede internazionale e lo designa garante dell’equilibrio tra i poteri. Il capo di Stato condivide con il Governo il potere esecutivo… Inoltre: “È data facoltà al Presidente di consultare il Governo su questioni importanti o urgenti. Il capo di Stato può partecipare alle sedute del Governo su problemi di interesse nazionale e riguardanti la politica estera, la difesa e l’ordine pubblico. Il Presidente è il capo delle forze armate e presiede il Consiglio Supremo di Difesa del Paese… accredita e revoca i rappresentanti diplomatici e approva l’istituzione, lo scioglimento, o la modifica del rango delle missioni diplomatiche rumene all’estero”.

È in virtù delle competenze riguardanti la politica estera (oltre che la popolarità ottenuta con il suo programma anti guerra in Ucraina, anti subordinazione alla UE e contro l’invadenza della NATO nel Paese) che sono nate le preoccupazioni di Bruxelles e dei maggiori sostenitori dell’Ucraina e della NATO. In effetti motivi di preoccupazione non infondati.

La Romania è un partner chiave degli USA sul Mar Nero e rappresenta una importante frontline nei confronti della Russia. Ospita migliaia di truppe americane e NATO, è un punto strategico per il sistema di difesa di missili balistici e per le missioni di ricognizione (se servisse, anche di attacco) aeree. Inoltre è un luogo critico per l’integrazione avanzata per gli aerei F-16, per i sistemi Patriot e per il Centro di Controllo in Bucarest del Centro Combinato di Operazioni aeree con base principale a Torrejon in Spagna.

Nonostante la Romania continui ad essere uno dei Paesi più poveri dell’Unione, ha deciso di investire nei sistemi di difesa nel 2025 il 2,5% del proprio PIL (l’Italia è ancora sotto il 2%). In particolare ha programmato l’acquisto di due dragamine dalla Gran Bretagna, di quattro sistemi di lancio missilistico navale dalla Raytheon (USA) per 128 milioni di dollari, di 54 obici K9 Thunder dalla Corea del Sud (920 milioni USD) e altro ancora. Nel frattempo, sempre con la Corea ed esattamente con la Hanwha Aerospace ha progettato di costruire in Romania un nuovo stabilimento per la produzione di carri armati idonei agli obici K9 sopra menzionati. Con la tedesca Rheinmetal sta progettando la produzione in loco di veicoli armati Lynx. In altre parole, la Romania è e sta diventando sempre più un pilastro strategico per il fronte orientale della NATO.

La possibile vittoria di un Presidente ostile ad appoggiare la guerra in Ucraina, contrario alla presenza di truppe Nato e critico nei confronti della Commissione Europea avrebbe certamente cambiato gli equilibri esistenti.

Ciò è da considerarsi sufficiente per giustificare l’annullamento della volontà popolare? Se fosse il caso, si dovrebbe fare la stessa cosa nelle prossime elezioni tedesche?

Ognuno si dia la risposta che preferisce.

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