«Crediti di carbonio invalidi». In Kenya una sentenza mette a rischio un sistema di compensazione di CO2- Corriere.it

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 


«Crediti di carbonio invalidi». In Kenya una sentenza mette a rischio un sistema di compensazione di CO2
La savana dello Tsavo East National Park, in Kenya. Crediti foto: Getty Images

Il 24 gennaio scorso il tribunale per l’Ambiente e il Territorio di Isiolo, in Kenya, ha emesso una sentenza che farà scuola. Nel testo si legge: «Coloro che rispondono in giudizio stanno realizzando le attività fuori dai dettami costituzionali e hanno violato i diritti dei residenti, compreso quello di proprietà». I destinatari sono i rappresentanti dell’organizzazione Northern Rangelands Trust, Nrt, che dal 2013, nel nord del Paese, promuove un programma di compensazione di CO2, chiamato Northern Kenya Rangelands Carbon Project.

Nel verdetto si legge che l’organizzazione Northern Rangelands Trust avrebbe «violato i diritti dei residenti» istituendo aree protette in modo illegale, con azioni intimidatorie e enza coinvolgere le popolazioni indigene. Una modalità che comprometterebbe la validità dei crediti di carbonio generati in quei luoghi

Contabilità

Buste paga

 

Le aree protette sono territori scelti per produrre i cosiddetti crediti di carbonio che possono essere acquistati da governi o privati al fine di compensare le proprie emissioni. «La sentenza riconosce che queste aree sono state istituite in modo illegale e questo significa che i crediti di carbonio generati lì, e in luoghi con una situazione legale simile, non sono da considerarsi validi», dice a Pianeta 2030 Paul Renaut, ricercatore di Survival International, movimento internazionale per i diritti dei popoli indigeni.

La vicenda giudiziaria

La vicenda giudiziaria ha origine nel 2021, quando 165 membri delle comunità indigene di Biliqo Bulesa e Cherab presentano una petizione all’Alta Corte di Isiolo. Denunciano sia la mancanza di un accordo per il coinvolgimento nelle decisioni sia iniziative intimidatorie da parte delle guardie, con il supporto dell’amministrazione locale, davanti a tentativi di resistenza.

Il progetto di Nrt

«Alla base c’è l’idea che questi progetti possano essere utilizzati da coloro che inquinano in modo significativo per ripulirsi l’immagine, affermando di compensare le proprie emissioni di carbonio e la distruzione ambientale mentre, in realtà, continuano il loro business», afferma Renaut, «È molto pericoloso perché distoglie l’attenzione dalle reali soluzioni necessarie per affrontare i cambiamenti climatici, come la riduzione delle emissioni da combustibili fossili». Northern Kenya Rangeland Carbon Project potrebbe portare tra i 300 e i 500 milioni di dollari. Nell’arco di 30 anni, dovrebbe catturare 50 milioni di tonnellate di anidride carbonica, come si legge sul sito ufficiale.

Sempre sul sito, Nrt spiega come il programma sostituisca al pascolo tradizionale quello a rotazione. Quest’ultimo previene l’erosione e conserva i fiumi più puliti, consentendo alla vegetazione di crescere anche durante le stagioni secche, incrementando l’accumulo di carbonio nel suolo. In questo modo i pastori possono far ruotare il pascolo del bestiame, ripristinando oltre due milioni di ettari di praterie di savana, migliorando qualità della vita ed entrate economiche. «I progetti di compensazione del carbonio non solo non affrontano le reali cause dei cambiamenti climatici», ribatte Paul Renaut, «spesso causano un aumento dei furti di terra e delle violenze commesse, nel nome della conservazione della natura. Non va inoltre dimenticato che sfrattare i popoli indigeni dalle loro terre, o limitare i loro diritti, significa anche privare tali territori dei loro migliori custodi, con conseguenze negative anche per la natura». L’impatto sulla comunità, oltre 100mila indigeni tra cui Samburu, Borana, Rendille, è descritto nel rapporto “Carbonio insanguinato”, realizzato da Survival International.

Una sentenza che potrebbe fare scuola

«Dopo le nostre denunce, nel 2023 era stata avviata una revisione del progetto in cui però Verra non ha affrontato le questioni sollevate e che si è conclusa con un totale insabbiamento. La credibilità di queste certificazioni è pertanto altamente compromessa», è la posizione di Renaut. Verra è un’organizzazione non profit che, come dichiarato nello statuto, promuove e certifica i finanziamenti verso attività concepite per ridurre le emissioni di gas serra. «Ci auguriamo che questa sentenza spiani la via verso un vero cambiamento del modo in cui si fa conservazione, sia in Kenya sia altrove», conclude, «il modello va abbandonato a favore di uno che abbia al centro i popoli indigeni e i loro diritti».



Source link

Carta di credito con fido

Procedura celere

 

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link