Si affida ai parlamentari del territorio la Cna di Foggia per salvare oltre 200 officine cancellate dal Registro delle Imprese che non hanno assolto all’obbligo del corso integrativo di tecnico meccatronico di 40 ore.
Ha convocato deputati e senatori eletti in provincia di Foggia affinché possano perorare la causa della proroga. Si sono presentati la senatrice M5S Gisella Naturale e il deputato di Forza Italia Giorgio Lovecchio.
A loro il presidente Antonio Nunziante e il direttore Antonio Trombetta hanno rappresentato il “dramma” di 220 officine, vale a dire il 26% delle aziende del settore meccanico. Si stima una perdita di oltre 400 posti di lavoro.
Le imprese, va detto, hanno avuto circa dieci anni per adeguarsi alla nuova normativa, che discende da quella europea. “Hanno sbagliato a non mettersi a posto – riconosce Trombetta – Noi, però, associazione di categoria, abbiamo il compito di dare voce a questo dramma e accompagnarlo a una soluzione e lo chiediamo anche ai nostri rappresentanti”. Soprattutto in provincia di Foggia, gli autoriparatori hanno preso un po’ sottogamba l’obbligo di frequentare il corso d’aggiornamento per l’abilitazione all’attivitĂ meccatronica.
Meccanico ed elettrauto, in pratica, non esistono piĂą, e sono state accorpati. Entro gennaio del 2024 bisognava adeguarsi alla normativa vigente partecipando a un corso di 40 ore. Oltre 200 delle 764 aziende della provincia di Foggia non lo hanno fatto.
“Parliamo di aziende costituite dal titolare e semmai da un dipendente. Fare un corso vuol dire chiudere l’azienda”, fa notare il presidente Cna Foggia Antonio Nunziante. Per di piĂą, il settore usciva dal periodo buio del Covid. “La legge permetteva agli imprenditori che avevano oltre 55 anni di poter proseguire l’attivitĂ mantenendo la sola voce a cui erano iscritti fino al raggiungimento della pensione”, fa notare Trombetta, e questo è un altro fattore che, a posteriori, si è rivelato problematico. In tanti, infatti, hanno continuato a lavorare anche dopo la pensione. Per legge, la Camera di Commercio ha dovuto cancellare le aziende che non hanno ottemperato all’obbligo perchĂ©, di fatto, non hanno piĂą i requisiti. In caso di controlli, qualora continuassero a svolgere l’attivitĂ di autoriparazione, scatterebbero i sigilli. Ed è giĂ successo. Â
Allo stato attuale, per restare aperti, dovrebbero assumere un direttore tecnico, sobbarcandosi altre spese. Nel frattempo, dovrebbero frequentare un corso di formazione di 600 ore, di circa 3 anni, per conseguire la qualifica di meccatronico, come se non fossero mai stati autoriparatori. Â
Cna Foggia, proprio come i livelli nazionali della Confederazione degli artigiani e di Confartigianato, chiede ai parlamentari di spingere i due emendamenti al Decreto Milleproroghe che concederebbero altro tempo, finanche un anno e mezzo alle imprese per adeguarsi alla normativa frequentando il corso di aggiornamento da 40 ore.
“Noi abbiamo una parte del sistema di imprese di automotive e di interventi sulla meccanica agricola, e così prendiamo una parte consistente di questo settore e lo buttiamo all’aria”, afferma Trombetta.
Il problema si pone anche per quelle imprese di autoriparatori vicini alla pensione, perchĂ© non possono piĂą qualificare i dipendenti per accedere all’attivitĂ . “Se oggi chiudiamo un’azienda perchĂ© non aveva l’iscrizione come meccatronica, i dipendenti di quell’azienda che avevano maturato i 3 anni non possono piĂą essere qualificati”, fa notare il direttore CNA.
Già un anno fa, CNA Foggia aveva lanciato questo grido di allarme, ora probabilmente anche altrove la bolla è scoppiata e oggi si discute della proroga.
“Noi abbiamo voluto allertare i nostri parlamentari per sottolineare che si sta trattando un tema che, se non trova soluzione, in questa provincia scoppia”, prosegue Trombetta.
I due emendamenti per la proroga stanno andando avanti, ha fatto sapere la senatrice Naturale, uno del presidente della commissione Bilancio, Nicola Calandrini di Fratelli d’Italia, l’altro di Antonio Misiani del PD. “Maggioranza e opposizione concordano sulla necessitĂ di questa proroga, dunque, però dispiace che bisogna sempre muoversi in extremis, quando poi si sbatte contro le chiusure”, ha osservato la senatrice M5S. Si dice ottimista sull’approvazione dell’emendamento.
“Dieci anni sono passati, si è presa un po’ sotto gamba la situazione – conviene il deputato Giorgio Lovecchio -, soprattutto dopo la prima proroga di 5 anni. La seconda non è arrivata e quindi si sono trovati un po’ tutti spiazzati”. Pensa anche a un piano B, qualora non dovessero andare in porto i due emendamenti, considerate le dinamiche del Milleproroghe, tramite il ministero, semmai con un decreto legge. La Camera di Commercio, chiarisce dalla sala giunta dell’ente, non ha colpe, ma ha dovuto applicare la normativa.
Le dichiarazioni dei parlamentari intervenuti lasciano comunque ben sperare. “Non ci possiamo permettere di perdere 220 aziende”, ha concluso Nunziante, auspicando un intervento incisivo.
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