andamento degli investimenti e delle esportazioni inferiori alle attese – Friulisera

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Luigino Pozzo presidente Confindustria Udine

Il Pil del FVG, secondo le analisi dell’Ufficio Studi di Confindustria Udine su dati Prometeia aggiornati a gennaio, dopo essere aumentato in volume del 0,3% nel 2024 (rispetto allo 0,7% stimato lo scorso ottobre), è previsto crescere dello 0,3% nel 2025 (0,6% la stima tre mesi fa) e dello 0,7% nel 2026.
La revisione al ribasso del Pil dello scorso anno rispetto alle stime di tre mesi fa, imputabile all’andamento degli investimenti e delle esportazioni inferiori alle attese, ha ridotto l’effetto di trascinamento sul 2025, penalizzato, inoltre, da un quadro internazionale incerto, rinviando la leggera accelerazione al prossimo anno. Complessivamente, alla fine del 2026 il Pil regionale potrebbe segnare una variazione del +5,2% rispetto al 2019.
Per quanto riguarda le componenti della domanda, i consumi delle famiglie (CF) dovrebbero espandersi ad un ritmo superiore a quello del Pil, sia nel 2025, +0,7%, che nel 2026, +0,8%, sostenuti dal migliorato potere d’acquisto delle famiglie e dalla riduzione dei tassi di interesse. Alla crescita il prossimo anno contribuirà anche la ripresa del comparto industriale. A fine del 2026 i consumi dovrebbero essere cresciuti del 2,5% rispetto al livello pre-pandemico.
Gli investimenti (IFL), dopo aver registrato nel quadriennio 2019/2023 una variazione positiva del 25,5%, sono previsti calare dello 0,7% quest’anno e dell’1,4% il prossimo. Le scelte di investimento delle imprese sono ancora condizionate dalle incertezze della domanda estera, che svolge un ruolo determinante nell’attivare la crescita dei beni strumentali. Il piano di transizione 5.0 patisce, inoltre, difficoltà sul piano burocratico e di finalità più rigorose (promozione della digitalizzazione in relazione all’efficienza energetica) rispetto alla Transizione 4.0 che ha aveva avuto un notevole successo. La dinamica degli investimenti risentirà, infine, del venir meno degli incentivi nel settore delle costruzioni residenziali, compensati solo in parte dall’attuazione delle misure previste dal PNRR dedicate ad opere pubbliche.
Le esportazioni (EXP) di beni in volume, dopo il crollo nel 2023 e in misura minore nel 2024, imputabile prevalentemente alla cantieristica caratterizzata da una forte variabilità nel tempo, oltre che dall’andamento deludente della domanda tedesca (Pil Germania -0,3% nel 2023 e -0,2% lo scorso anno), riprenderebbero un percorso espansivo nel 2025, +3,7%, e nel 2026, +3,5%, lievemente superiore a quello del commercio delle economie avanzate (+2,1% nel 2025, +2,5% nel 2026: stime FMI), a dimostrazione della dinamicità delle imprese regionali sui mercati esteri, favorita da una presenza molto diversificata per Paese e per tipologie di prodotti.
Dal lato dell’offerta, il valore aggiunto dell’industria, dopo un ulteriore calo quest’anno, -0,5%, nel 2026 dovrebbe registrare una variazione positiva, +0,9%, grazie anche all’export. Si stima un deciso calo nel comparto delle costruzioni (-3,2 % nel 2025, -6,2% nel 2026), mentre si prevede prosegua il trend positivo in quello dei servizi (+0,7% nel 2025 e +0,9% nel 2026).
Il mercato del lavoro resta solido. L’occupazione subirà comunque una decelerazione quest’anno (dal +1,6% nel 2024 al +0,8% nel 2025 e +0,6% nel 2026), anche per il ridimensionamento del comparto edilizio e per una stabilizzazione dopo la vivace crescita registrata negli anni precedenti (+5,8% dal 2020 al 2026, da 506mila 536mila).
Il tasso di occupazione (rapporto percentuale tra gli occupati e la corrispondente popolazione di riferimento) per la fascia di età 15-64 anni è ai massimi e in ulteriore crescita, sorretto dall’espansione degli occupati ma anche dall’ulteriore contrazione della popolazione attiva, arrivando al 70,8% quest’anno e al 71,6% il prossimo (era al 66,6 % nel 2019, pre-pandemia). Per aumentare ulteriormente l’occupazione è fondamentale incrementare la partecipazione al lavoro di donne e giovani che hanno dei tassi di occupazione inferiori alla Germania e ai Paesi del Nord Europa (nel 2023: tasso di occupazione femminile 20-64 anni 66,7% in FVG, 77,2% in Germania, 79,6% in Olanda, 82,1% in Islanda; tasso di occupazione giovanile 15-29 anni 39,1% in FVG, 62,5% in Germania, 79,9% in Olanda).
È altresì necessario promuovere l’ingresso di lavoratori stranieri, anche per sostituire i lavoratori che andranno in pensione (70mila entro il 2028).
Il tasso di disoccupazione è previsto scendere ulteriormente per attestarsi al 3,5% nel 2025 e al 3,2% nel 2026 (era al 6,2% nel 2019).
L’inflazione al consumo in FVG (indice Nic), dopo il calo nel 2023 (+5,4%, dal +8,2% del 2022) e lo scorso anno (+1,2%), è prevista risalire leggermente nel 2025-26 ma rimanendo sempre al di sotto della soglia BCE del 2%.
Complessivamente le prospettive dell’economia mondiale sono positive anche se rimangono sempre incerte, sia per i conflitti in corso che per l’evoluzione della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, e probabilmente anche Europa, elementi cruciali per valutare l’effettivo sviluppo dell’economia internazionale.
Il FMI, nel recente aggiornamento di questo gennaio, prevede per gli Stati Uniti un incremento del Pil nel 2025 (+2,7%) quasi simile al 2024 (+2,8%) e una decelerazione nel 2026 (+2,1%), mentre per la Cina la crescita sarà solo leggermente inferiore a quella dello scorso anno (2024 +4,8%, 2025 +4,6%, 2026 +4,5%). L’Area Euro potrebbe, viceversa, registrare una leggera accelerazione (2024 +0,8%, 2025 +1%, 2026 +1,4%), colmando lievemente i divari di crescita tra queste aree.
Con riferimento alle condizioni monetarie, nell’Area Euro la BCE dovrebbe continuare i tagli dei tassi (tasso sui depositi attualmente è al 3,0%), probabilmente di circa 75 punti base nel corso di quest’anno. Negli Usa, viceversa, l’inflazione potrebbe accelerare quest’anno come conseguenza della nuova politica economica, rallentando il ciclo dei tagli di interesse iniziato a settembre 2024 dalla FED (attualmente al 4,25%/4,50%).
Sull’andamento dell’inflazione e sulla ripresa del comparto industriale peserà, in ogni caso, la volatilità delle quotazioni delle materie prime energetiche. Il prezzo del gas naturale in Europa (TTF) è ora a quasi 50 euro/MWh (negli USA 13 euro), in crescita del 113% rispetto al minimo raggiunto nell’ultimo anno a febbraio 2024 (23 euro). Il prezzo dell’energia elettrica è salito di conseguenza questo mese a 138 euro/MWh (a fronte di una media nel 2024 di 108 euro in Italia, 78 in Germania, 58 in Francia, 63 in Spagna e 29 negli Usa), ben più alto rispetto a quello in Germania (102), Francia (100) e soprattutto Stati Uniti (48).

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Il commento del presidente di Confindustria Udine, Luigino Pozzo:
“Sappiamo che il 2025 sarà un anno sfidante, in particolare per il comparto manifatturiero, ma ci sono significativi segnali di ripresa all’orizzonte, già nel 2026. In questi mesi dovremo quindi stringere i denti e lavorare, anche in prospettiva, per affrontare le note criticità strutturali che il nostro sistema produttivo deve fronteggiare: carenza di risorse umane qualificate, costo dell’energia, aumento della competitività, attraverso investimenti in digitalizzazione e sostenibilità. Bisogna avere tutta la determinazione necessaria per adottare strategie di intervento di medio-lungo termine in settori chiave: immigrazione qualificata, orientamento scolastico e formazione, energia, infrastrutture, accesso al credito. Di pari passo, bisogna sostenere in modo strutturale l’innovazione tecnologica, con la consapevolezza, suffragata dai fatti, che questa innesca automaticamente anche la sostenibilità ambientale. E avere, infine, la determinazione di fare le riforme e attuare le semplificazioni normative e burocratiche che attendiamo ormai da decenni per sanare i gap insostenibili che il sistema Paese ha accumulato rispetto ai competitor internazionali e che frenano la nostra economia. Le nostre aziende e i nostri imprenditori devono essere al centro del sistema ed essere messi nelle condizioni di sviluppare il proprio potenziale”.



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