A Roccaraso la temuta “invasione” non si è ripetuta

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Alle 9:30 del mattino un gruppo di turisti vestiti con stivali da neve e tute termiche arriva in via Roma, il corso principale di Roccaraso, la località sciistica in Abruzzo di cui si è parlato molto nell’ultima settimana. Sono appena arrivati con un pullman partito qualche ora prima da Napoli e pagato pochi euro. Si aspettano di trovare la neve ma in paese non c’è, e il display elettronico di una farmacia segna 12 gradi. Se vogliono trovarla devono salire alle piste da sci, che sono a 9 chilometri di distanza. Per arrivarci dovrebbero prendere una navetta che costa 10 euro e noleggiare gli sci o uno slittino, ma spenderebbero più di quanto hanno pagato per l’intero viaggio. Per questo preferiscono fare un picnic nel parchetto con i giochi per bambini, e scattarsi qualche selfie da mandare agli amici rimasti a casa.

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Roccaraso, 1° febbraio (Angelo Mastrandrea/Il Post)

«I turisti che vengono con questi pullman non vedono mai la montagna», dice con sicurezza un’impiegata dell’ufficio informazioni turistiche del comune che vuole rimanere anonima. Racconta che, da quando «Roccaraso è diventato un brand virale», ogni fine settimana vede arrivare migliaia di persone con i viaggi “low cost”. Arrivano con le sneakers ai piedi e gli abiti da città, appena scesi dall’autobus si infilano tute e stivali da neve e poi rimangono in paese.

A Roccaraso in questi giorni è difficile ascoltare una discussione in cui non si pronunci la parola «invasione». Si riferiscono a quello che è accaduto domenica 26 gennaio, quando in appena un’ora e mezza, tra le 10:30 e le 12 del mattino, oltre 200 pullman (225 secondo Federalberghi, 260 secondo il sindaco) hanno scaricato 15mila persone in via Napoli: queste si sono riversate nelle strade e nei parchi, paralizzando il traffico e stravolgendo la consueta quiete cittadina. I turisti arrivavano da 12 città della Campania, soprattutto da Napoli, grazie alle promozioni di alcune agenzie di viaggi che vendono biglietti a prezzi molto ridotti e spesso invogliati dai video che invitano a visitare Roccaraso postati su Instagram e TikTok da Rita De Crescenzo, una influencer napoletana con oltre un milione e mezzo di follower.

Gli abitanti ora temono che questa cosiddetta «invasione» potrebbe ripetersi, poiché per tutta la settimana sui social network è circolato l’hashtag «tutti a Roccaraso».

«Siamo abituati da sempre ai turisti della domenica, anche perché siamo ad appena un paio d’ore di auto da Napoli e a tre ore da Roma ed è facile raggiungerci per una gita fuori porta, ma quello che abbiamo visto domenica scorsa è stato davvero troppo», dice una commerciante. Roccaraso è una delle più note località sciistiche del centro-sud. Si trova a quasi 1.300 metri di altitudine e ha 14 impianti e 80 piste da sci a 2.200 metri di altitudine. Per una notte in albergo si spendono anche 450 euro e per una cena al ristorante non meno di 60 euro a persona, cifre che a volte non sono alla portata dei vacanzieri che prenotano una gita in giornata per 20 euro, pranzo compreso.

Una veduta di Roccaraso (Angelo Mastrandrea/Il Post)

Una veduta di Roccaraso (Angelo Mastrandrea/Il Post)

L’associazione albergatori ha dichiarato che a gennaio c’è stato un aumento del 60 per cento dei turisti rispetto al 2023. Nei fine settimana gli impianti hanno registrato complessivamente tra i 15mila e i 20mila accessi al giorno e tutti gli alberghi sono pieni fino a marzo. Ora si teme che possano esserci disdette per la pubblicità negativa dovuta proprio agli avvenimenti dell’ultima settimana, e che l’immagine del paese finora meta di un turismo piuttosto tranquillo sia offuscata dal turismo di massa. Ci sono state molte discussioni sull’immaginario della montagna, che è «di tutti ma non per tutti», e su come quello di Roccaraso sia un esempio estremo dei danni provocati dal cosiddetto “overtourism”, il sovraffollamento turistico di cui ci si lamenta ormai in molte città.

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Il sindaco Francesco Di Donato spiega che «eravamo abituati ad avere al massimo tra i 40 e i 50 pullman al giorno, ora sono quadruplicati e non siamo in grado di gestirli perché il nostro è un comune molto piccolo». Roccaraso ha appena 1.500 residenti, ci sono un parco ben curato con i giochi per i bambini, un corso con i negozi, una piazza, una piccola stazione ferroviaria, una seggiovia che non porta alle piste da sci ma su un monte vicino a 1.500 metri di altitudine, e poche strade attorno.

«Non voglio che diventi il paese dei Sebach», dice, riferendosi alla marca dei bagni chimici che è stato costretto a mettere in giro per i turisti giornalieri. Ne ha fatti installare sette vicino alla fermata dei bus, ma domenica scorsa non sono stati sufficienti per 15mila persone, che hanno fatto la fila per ore per andare in bagno.

Antony Sansone, tiktoker napoletano, domenica 2 febbraio ha avuto una discussione con il sindaco di Roccaraso davanti alle telecamere e ai giornalisti: «Ci stai cacciando?», gli ha chiesto a un certo punto (ANSA/EMANUELE VALERI)

Per limitare gli accessi il comune ha introdotto un sistema di prenotazioni per le agenzie di viaggi e ha imposto un limite al numero di bus, consentendo l’accesso solo ai primi 100. Il sistema ha funzionato. Molte agenzie di viaggi hanno deciso di annullare le gite già organizzate e non hanno nemmeno compilato la domanda di accesso. Sulla piattaforma comunale sono arrivate solo 80 richieste, un terzo della domenica precedente. Ne sono state autorizzate 60 perché le altre, spiegano dal comune, non sono state ritenute regolari.

A metà mattina si capisce che l’«invasione» temuta non c’è stata. Nelle strade di Roccaraso ci sono quasi solo i turisti dei viaggi “low cost”, ma sono molti meno della domenica precedente e quanto meno ci si muove senza pestarsi i piedi a vicenda. In totale, in tutto il fine settimana sono arrivate poco più di 3mila persone. Il paese però è piccolo e non c’è molto da fare se non si è disposti a spendere un po’ di soldi. Passeggiano su via Roma, cercano gli angoli dov’è accumulata un po’ di neve ghiacciata, visitano la chiesetta in fondo al corso. Alcuni gruppi arrivano fino al Palaghiaccio, che si trova a qualche centinaio di metri di distanza, per pattinare, ma non tutti sono disponibili a pagare l’ingresso.

Gli altri invece, quelli che arrivano per il weekend perché hanno le seconde case o affollano gli alberghi spendendo mille euro per un fine settimana, sono saliti alle piste di prima mattina con le loro auto o con le navette private. Quando ritornano in paese per l’aperitivo in uno dei locali del centro, nel tardo pomeriggio, i vacanzieri da una sola giornata sono già andati via senza vedere la neve.

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