Ex ospedale impiastrato – Emanuele Usai, pubblicitario e content creator: “Ci sono anche errori di ortografia nelle traduzioni in inglese e spagnolo, un turista potrebbe pensare che il nostro è un territorio approssimativo. Ci sono diversi modi di protestare, questo preoccupa e spaventa perché è anarchia pura”
di Daniele Camilli
Viterbo – Il muro all’uscita dall’ascensore che porta al duomo pitturato in rosa con tanto di murali e un cartello pubblicitario – I loghi dei privati poi tolti da Giulio Della Rocca
Viterbo – “Era decisamente meglio lasciare tutto come prima, l’intervento di Giulio Della Rocca rischia di essere un danno di immagine per la città”. Emanuele Usai, pubblicitario e content creator. Usai, tra gli altri, ha creato contenuti per Amazon, Google, il gruppo l’Oreal, per Air B&b, per l’Unione europea, l’Oréal, Airbnb e l’Unione europea ed è conosciuto per aver coinvolto sua nonna Licia Fertz sui social, creandole un profilo Instagram che le ha permesso di trasformarsi in una star del web.
Emanuele Usai insegna inoltre Digital marketing allo Led, allo Iulm e al Gambero rosso.
“La campagna di Della Rocca – spiega Usai – non la trovo all’altezza del territorio e della comunicazione per diversi motivi tecnici. Ci sono anche errori di ortografia nelle traduzioni in inglese e spagnolo”.
Giulio Della Rocca è il responsabile della tinteggiatura in rosa del palazzo del colle del Duomo. Assieme a lui altre 5 persone. Il tutto accompagnato con cartelli di promozione turistica “scelti a caso”, come Della Rocca dichiara. Il palazzo fa parte del patrimonio della regione Lazio ed è un bene vincolato dalla soprintendenza.
“Un turista, vedendo quanto è stato fatto – aggiunge Usai -, potrebbe pensare che è un territorio approssimativo, che non dà valore alla comunicazione e che non ricorre a professionisti per comunicare la sua immagine. Non solo, ma in questo modo un turista, e chiunque altro, non percepirebbe nemmeno che Viterbo è una città che si vuole candidare a capitale europea della cultura”.
“Ci sono molti modi per manifestare e protestare – commenta infine Usai -: comunicati, conferenze, raccolte firme, flash mob, segnalazioni. Quello di Della Rocca è un modo di fare che non condivido anche perché a questo punto chiunque crede di essere nel giusto può fare ciò che vuole indipendentemente dalle regole che ci sono. Chiunque potrebbe sentirsi libero di compiere delle azioni seguendo il suo senso della bellezza e della giustizia. Qualcosa che potrebbe addirittura diventare un’abitudine. Una cosa che preoccupa e spaventa perché è anarchia pura e non va bene”.
Emanuele Usai
Lei e nonna Licia ultimamente avete sollevato la questione del malfunzionamento dell’ascensore che dal parcheggio del Sacrario porta a valle Faul. E lo avete fatto recandovi sul posto con dei cartelli e convocando la stampa. Cosa ne pensa dell’intervento di Giulio Della Rocca sul palazzo del colle del Duomo? Anche secondo lei è una “protesta civile”, così come l’ha definita Aronne e in qualche modo rivendicata il suo autore?
“Pur comprendendo la frustrazione che si può avere quando le istituzioni non rispondono e non collaborano e pur vedendo le buone intenzioni, non condivido affatto forme e modalità. Più che una protesta civica mi sembra un’azione anarchica. Civismo significa fare delle azioni all’interno della società coinvolgendo diverse parti. Andare a ritinteggiare quel muro, che oggettivamente poteva dare fastidio, è un’azione che va ad infrangere molte regole. E quando si violano così tante regole è difficile poi passare dalla parte del giusto. Ci sono molti modi per manifestare e protestare: comunicati, conferenze, raccolte firme, flash mob, segnalazioni. Quello di Della Rocca è un modo di fare che non condivido anche perché a questo punto chiunque crede di essere nel giusto può fare ciò che vuole indipendentemente dalle regole che ci sono. Chiunque potrebbe sentirsi libero di compiere delle azioni seguendo il suo senso della bellezza e della giustizia. Qualcosa che potrebbe addirittura diventare un’abitudine. Una cosa che preoccupa e spaventa perché è anarchia pura e non va bene”.
Della Rocca non si è limitato solo a ritinteggiare, ma ha installato anche dei pannelli turistici. Da pubblicitario, che ne pensa della campagna di promozione turistica che caratterizza adesso l’ingresso del colle del Duomo? Non solo, ma secondo lei, la loro realizzazione grafica segue i trend della comunicazione?
“Ecco, si tratta di una questione molto importante e interessante. Stiamo infatti parlando di una campagna pubblicitaria del territorio all’interno di una delle zone più turistiche, se non la più turistica, della città. Si tratta quindi di una campagna pubblicitaria che ha un certo peso. Quando si parla di comunicazioni turistica ci sono molte azioni strategiche che vengono fatte dietro alle quali ci sono molte competenze sviluppate in anni di studio e di esperienza. Purtroppo la campagna di Della Rocca non è all’altezza del territorio e della comunicazione per diversi motivi tecnici”.
Ad esempio?
“Ad esempio dal punto di vista tecnico non sono stati applicati i trend grafici e visivi. Parliamo dell’utilizzo dei colori e della gerarchia delle immagini. Parametri che non sono stati rispettati. Se quella comunicazione deve rappresentare il territorio l’immagine che viene data non è quella di un territorio che guarda al futuro e un territorio attuale, ma di un territorio provinciale. Una visione decisamente provinciale. Ci sono poi degli errori di ortografia”.
Quali?
“Nel pannello You are in Tuscia, la frase ‘La primavera arriva presto!’ è stata tradotta male sia in inglese che in spagnolo. In inglese non si scrive, come c’è scritto ‘Spring come soon!’, ma ‘Spring is coming soon!’. Così come in spagnolo non si scrive ‘Llega pronto la primavera!’, ma ‘¡La primavera llega pronto!’. Quindi che senso ha fare una campagna pubblicitaria perché se ne sente la mancanza e si dice che là attorno regna il brutto, quando poi questa campagna rischia di ottenere l’effetto contrario. Se un turista arriva e vede quella campagna lì, anche con gli errori di ortografia, che cosa deve pensare del territorio?”.
Viterbo – Il muro all’uscita dall’ascensore che porta al duomo pitturato in rosa con tanto di murali e un cartello pubblicitario
Che cosa potrebbe pensare del territorio un turista che vede quel lavoro?
“Un turista, vedendo quanto è stato fatto, potrebbe pensare che è un territorio approssimativo, che non dà valore alla comunicazione e che non ricorre a professionisti per comunicare la sua immagine. Non solo, ma in questo modo un turista, e chiunque altro, non percepirebbe nemmeno che Viterbo è una città che si vuole candidare a capitale europea della cultura”.
Dal suo punto di vista l’intervento fatto potrebbe rappresentare un danno per l’immagine di una città che si vuole candidare a capitale europea della cultura?
“Purtroppo sì, l’intervento di Della Rocca potrebbe rappresentare un danno di immagine per la città. Ci sono infatti degli elementi che non fanno minimamente reggere il confronto a Viterbo sia con le altre città candidate a capitale europea della cultura sia nei confronti di altre città che investono in comunicazione. E nel caso del palazzo del colle del Duomo non vale neanche il detto ‘piuttosto che niente meglio piuttosto’, così come sembrerebbe far capire Della Rocca nella sua intervista. In questo caso meglio invece assolutamente il nulla. E tengo a precisare che non stiamo parlando di bello o brutto, perché altrimenti potremmo discuterne per ore. Il bello o brutto è un qualcosa di soggettivo. Qui parliamo del rispetto di regole di comunicazione e di un’oggettiva mancanza di requisiti per definire quanto fatto una comunicazione di qualità”.
Della Rocca ammette anche di non essere un esperto di marketing ma, come lui stesso si definisce, “un sanguigno” cui interessava sollevare la questione del degrado della facciata di quel palazzo.
“Se Della Rocca è un ‘sanguigno’… che doni sangue all’Avis e non vada a fare cose di comunicazione. Va benissimo la voglia di cambiare le cose. Ma le cose vanno fatte sempre nel rispetto delle regole, delle competenze e delle professionalità. Le istituzioni ci sono per questo. Per coordinare, dare un’impronta chiara e fare in modo che venga seguita. Altrimenti si rischia l’anarchia, la giungla e il Far West”.
Viterbo – Il muro all’uscita dall’ascensore che porta al duomo pitturato in rosa con tanto di murali e un cartello pubblicitario
Questo tipo di interventi spesso sono accompagnati dalla critica all’eccessiva lentezza burocratica nel prendere le decisioni da parte delle istituzioni…
“Su questo siamo tutti d’accordo, ma ci sono dei modi diversi per ottenere delle risposte concrete in merito a problematiche reali. Anche io, in questo modo, sulla questione dell’ascensore di Valle Faul sono molto frustrato perché non ho ottenuto risposte alle Pec inviate a Francigena oppure le ho ricevute senza firma. Non per questo vado però ad imbrattare l’ascensore. Faccio invece delle segnalazioni alle autorità competenti o pressione sull’opinione pubblica con i media e le raccolte di firme. Siamo tutti d’accordo, ripeto, sulla lentezza della burocrazia. Ma non si può passare da un’estrema all’altro. La visione soggettiva di bello e brutto non giustifica un intervento del genere”.
Giulio Della Rocca
Valeva la pena fare un intervento del genere imponendo una propria visione della città oppure era meglio lasciare tutto come prima?
“Era decisamente meglio lasciare tutto come prima. Senza andare a mettere mano sul patrimonio culturale della città”.
Daniele Camilli
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Presunzione di innocenza
Nel sistema penale italiano vige la presunzione di innocenza fino alla sentenza definitiva. Presunzione di innocenza che si basa sull’articolo 27 della costituzione italiana secondo il quale una persona “non è considerata colpevole sino alla condanna definitiva”.
3 gennaio, 2025
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