Papa Francesco ai partecipanti al pellegrinaggio della Conferenza episcopale scandinava – Fari di accoglienza e di solidarietà

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«Continuate ad essere fari di accoglienza e di solidarietà fraterna!»: è questa la consegna affidata da Papa Francesco ai circa 1.200 partecipanti al pellegrinaggio promosso dalla Conferenza episcopale della Scandinavia, in occasione del Giubileo della speranza. Francesco li ha ricevuti in udienza stamane, lunedì 3 febbraio, memoria liturgica di sant’Ansgario (Oscar), apostolo della Scandinavia, nell’Aula Paolo vi, incoraggiando i fedeli provenienti da Svezia, Norvegia, Danimarca, Finlandia e Islanda a «cooperare con gli altri fratelli cristiani» per offrire «una una testimonianza unitaria», soprattutto «in questi tempi difficili, segnati dalla guerra in Europa e nel mondo». Ecco il discorso del Santo Padre.

Eminenza,
cari Fratelli Vescovi,
cari amici!

Sono lieto di salutare tutti voi, provenienti da Svezia, Norvegia, Danimarca, Finlandia e Islanda, in occasione del vostro pellegrinaggio a Roma, organizzato dalla Conferenza Episcopale dei Paesi Nordici.

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Prego affinché, attraverso questa esperienza del camminare insieme come fratelli e sorelle in Cristo, i vostri cuori si rafforzino nella fede, nella speranza e nell’amore, perché questi sono tre elementi essenziali della vita cristiana, tre modi in cui lo Spirito Santo ci guida nel nostro cammino, nel nostro pellegrinaggio, perché noi siamo dei pellegrini (cfr. Catechesi, 24 aprile 2024).

Il motto di questo Giubileo, come ben sapete, è “Pellegrini di speranza”. Prego perciò che la vostra speranza si rafforzi durante questi giorni. Sicuramente siete già consapevoli dei segni di speranza presenti nei vostri Paesi d’origine, perché la Chiesa, nelle vostre terre, sebbene piccola, cresce in numero. Cresce sempre. Possiamo ringraziare Dio Onnipotente, perché i semi di fede, piantati e irrigati lì da generazioni di pastori e persone perseveranti, stanno dando i loro frutti. Né questo deve sorprenderci, perché il Signore è sempre fedele alle sue promesse!

Mentre visitate i vari luoghi santi della Città Eterna, in particolare le tombe dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, prego anche che la vostra fede nel Signore Gesù e la vostra consapevolezza di appartenere a Lui e gli uni agli altri nella comunione della Chiesa, sia nutrita e approfondita. In questo modo, con la mente e il cuore più pienamente in sintonia con la grazia trasformante di Cristo, potrete tornare nei vostri Paesi pieni del gioioso entusiasmo di condividere il grande dono che avete ricevuto, perché, come dice San Paolo, siamo stati creati in Cristo per compiere opere buone (cfr. Ef 2, 8-10).

Di fatto non c’è “opera” più grande che trasmettere agli altri il messaggio di salvezza del Vangelo, e noi siamo chiamati a farlo soprattutto per quelli che si trovano ai margini. Pensiamo ad esempio a chi è solo e isolato — tanta gente è isolata, sola —, nel cuore e nelle periferie delle vostre comunità e nei territori più remoti. Peraltro, questo compito è affidato a ciascuno di voi, qualunque sia la vostra età, stato di vita o capacità. Anche quelli che tra voi sono anziani, malati o in qualche modo in difficoltà hanno la nobile vocazione di testimoniare l’amore compassionevole del Padre.

Tornando a casa, dunque, ricordate che il pellegrinaggio non si conclude, ma sposta il suo obiettivo sul quotidiano cammino del discepolato e sulla chiamata a perseverare nel compito dell’evangelizzazione. In proposito, vorrei incoraggiare le vostre vivaci comunità cattoliche a cooperare con gli altri fratelli cristiani, perché in questi tempi difficili, segnati dalla guerra in Europa e nel mondo, la nostra famiglia umana ha tanto bisogno di una testimonianza unitaria di quella riconciliazione, guarigione e pace che può venire solo da Dio.

Allo stesso modo, nei vostri contesti multiculturali, siete chiamati a dialogare e lavorare insieme agli appartenenti ad altre religioni, molti dei quali migranti, che avete accolto così bene nelle vostre società. Ricordo, infatti, di averlo visto in prima persona durante la mia visita in Svezia nel 2016. E per noi Paesi latinoamericani, nei tempi delle dittature — Brasile, Uruguay, Cile, Argentina —: sono andati lì i nostri fratelli e sorelle che fuggivano dalle dittature. Continuate ad essere fari di accoglienza e di solidarietà fraterna!

Infine, una parola ai pellegrini più giovani tra voi. Nell’ambito degli eventi di quest’anno, il 27 aprile celebreremo la Canonizzazione del Beato Carlo Acutis. Questo giovane santo dei nostri tempi e per i nostri tempi mostra a voi, e a tutti noi, quanto sia possibile nel mondo d’oggi per i giovani seguire Gesù, condividere i suoi insegnamenti con gli altri e così trovare la pienezza della vita nella gioia, nella libertà e nella santità. Permettetemi allora di ripetervi, e per favore condividete con i vostri giovani amici a casa queste parole del Papa: «Lo Spirito Santo vi spinga […]. La Chiesa ha bisogno del vostro slancio, delle vostre intuizioni, della vostra fede. Ne abbiamo bisogno!» (Esort. Ap. Christus vivit, 299).

Cari amici, con queste brevi riflessioni vi auguro ogni bene per il vostro pellegrinaggio e per la vostra vita, e vi affido all’intercessione di Maria, Madre della Chiesa. Vi benedico di cuore. E, per favore, non dimenticatevi di pregare per me.

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