- Ore 09:05 Ftse Mib in calo, Stm e Leonardo rimbalzano. Spread stabile a 110
- Ore 08:25 Europa attesa in leggero rialzo, Trump valuta dazi del 10% sulle importazioni Ue
Indici azionari europei misti (Dax -0,13%, Cac40 +0,13%, Ftse100 -0,28% e Ftse Mib -0,17% a 36.156 punti alle 11:05, trascinato al ribasso da Campari, Leonardo ed Eni che perdono oltre un punto percentuale; meglio Stm e Tim) dopo le ultime dichiarazioni di Donald Trump sul rinvio di un mese relativamente all’applicazione dei dazi verso il Canada e il Messico. Restano al 10% quelli sulla Cina che ha già risposto con una controffensiva. «Sembra, quindi, che possano esserci ancora colloqui tra i paesi, il che è positivo e denota, se non altro, la volontà di cercare delle soluzioni attraverso la diplomazia per giungere ad un risultato condiviso», sottolinea Saverio Berlinzani, analista senior di ActivTrades, che guarda alla possibile applicazione di una tariffa del 10% alla Ue, «il che forse farebbe tirare un sospiro di sollievo al Vecchio continente che si aspettava una percentuale più alta». L’euro recupera terreno nei confronti del dollaro, ora la moneta unica vale 1,034 dollari (+0,06%) in assenza di dati macro rilevanti. Lo spread Btp/Bund scende rispetto all’avvio a 111,28 punti base.
Ore 09:05 Ftse Mib in calo, Stm e Leonardo rimbalzano. Spread stabile a 110
Borse europee poco convincenti in avvio di seduta. Il Dax segna un +0,35%, il Cac40 un +0,06%, il Ftse100 un -0,37% e il Ftse Mib un -0,37% a 36.084 punti. Secondo gli economisti, il piano del presidente Donald Trump di imporre tariffe del 25% su Canada e Messico, sospese per un mese, e del 10% sulla Cina rallenterebbe la crescita globale e farebbe aumentare i prezzi per gli americani.
Deutsche Bank: colpo dello 0,5% al pil dell’area euro se Trump imponesse tariffe del 10%
Le tariffe paventate coprono quasi la metà di tutte le importazioni statunitensi e richiederebbero agli Stati Uniti di più che raddoppiare la propria produzione manifatturiera per coprire il divario, un compito irrealizzabile nel breve termine, secondo gli analisti di Ing. Mentre gli economisti di Deutsche Bank hanno ipotizzato un colpo dello 0,5% al pil dell’area euro nel caso in cui Trump imponesse tariffe del 10% al blocco. Secondo il ministro degli Esteri Antonio Tajani, intervistato da Il Corriere della sera, quanto avvenuto con Messico e Canada dimostra che è possibile negoziare, ad ogni modo se gli Usa dovessero procedere l’Europa non si farà trovare impreparata.
Il rendimento del Btp 10 anni sale al 3,52%
Il rendimento del Btp 10 anni sale al 3,52% con lo spread con il Bund stabile a 110,8 punti base in un mercato particolarmente nervoso e volatile che guarda alle scelte di Trump. I trader ponderano anche l’ultimo dato sull’inflazione dell’area dell’euro, che ha mostrato una leggera accelerazione dei prezzi pur rimanendo su una traiettoria che potrebbe consentire alla Bce di tagliare ulteriormente i tassi, forse già a marzo. Il mercato, segnala Reuters, sconta un tasso sui depositi all’1,85% a dicembre dall’1,95% prezzato alla fine della scorsa settimana, per un ammontare complessivo di allentamento da qui a fine anno pari a 90 punti base.
A Milano giù Generali, Stellantis, Erg, Intesa Sanpaolo, Ferrari e Ferragamo. Rimbalzano Stm e Leonardo
Sul listino milanese rimbalzano Stm (+2,08% a 21,6 euro) e Leonardo (+0,62% a 30,77 euro), viceversa Generali perde lo 0,10% a 30,7 euro dopo aver ribadito che la joint venture con Natixis Investment Managers e la sua controllante, Bpce, sarà controllata in modo condiviso dalle due istituzioni finanziarie – ciascuna con una quota del 50% – operando con una struttura di governance congiunta e secondo criteri paritetici di rappresentanza e controllo.
La nuova società unirà le attività di asset management facenti capo, rispettivamente, a Generali Investments Holding e a Nim portando alla creazione di un operatore globale da 1.900 miliardi di masse gestite, al nono posto a livello mondiale e leader nell’asset management in Europa con 4,1 miliardi di ricavi.
E sarà posizionata al meglio per espandere ulteriormente l’attività per clienti terzi, anche grazie all’impegno del Leone ad apportare, nel corso dei primi cinque anni, un totale di 15 miliardi di capitale di avviamento per nuove iniziative e strategie di investimento nel settore degli investimenti alternativi (e in particolare nei private markets). Un’opportunità di creazione di valore per il gruppo Generali, che non ha intenzione di ridurre la propria partecipazione nella joint venture, stimata in oltre 1 miliardo di euro.
Ancora vendite su Stellantis (-0,68% a 12,29 euro) dopo che a gennaio le immatricolazioni di auto del gruppo in Italia sono scese del 16% circa su anno, a fronte di un calo del mercato del 5,9%. La quota di mercato del costruttore automobilistico è salita al 31% da 23,2% di dicembre. Mentre Erg (-0,63% a 19,02 euro) ha raggiunto un accordo con Amazon per la fornitura di circa 2,5 terawattora di energia rinnovabile in Irlanda del Nord.
Leggi anche:
Inoltre si riuniscono i cda di Intesa Sanpaolo (-0,07% a 4,1685 euro) e di Ferrari (-1,11% a 410,7 euro) per analizzare il bilancio 2024. Infine, l’ad di Ferragamo (-2,88% a 7,43 euro), Marco Gobbetti, ha annunciato il 3 febbraio di aver raggiunto un accordo consensuale per l’uscita dalla società dopo l’approvazione del bilancio 2024, il prossimo 6 marzo.
Ore 08:25 Europa attesa in leggero rialzo, Trump valuta dazi del 10% sulle importazioni Ue
Borse europee attese in leggero rialzo in avvio di seduta (future sull’Eurostoxx50 +0,11%). Un mini rimbalzo dopo la seduta negativa del 3 febbraio. Donald Trump ha congelato i dazi al Messico e al Canada, lasciando al 10% quelli sulla Cina che ha già risposto imponendo dal 10 febbraio tariffe su alcuni prodotti statunitensi come petrolio, gas naturale liquefatto, attrezzature agricole e auto. Invece, il presidente americano sta prendendo in considerazione l’idea di imporre una tariffa del 10% all’Ue, anche se l’accordo non sarebbe ancora chiuso. I futures statunitensi sono deboli (-0,10% quello sul Dow Jones e -0,05% quello sull’S&P500).
Pochi i dati macro
Nessun dato macro rilevante per i mercati in uscita oggi. Solo l’indice settimanale Redbook degli Stati Uniti alle 14:55 (precedente: +4,9% anno su anno) e alle 16 gli ordini alle imprese a dicembre (precedente: -0,4% mese su mese). «Gli investitori aspettano di vedere i Pmi sul settore servizi e composito di Europa e Stati Uniti in uscita il 5 febbraio», afferma Antonio Tognoli di Cfo Sim. Intanto è risultato in crescita il Pmi manifatturiero dell’Europa di gennaio (46,6 punti contro 46,1 atteso e 45,1 di dicembre), anche se rimane sotto la soglia dei 50 punti che indica recessione. In crescita pure l’inflazione anno su anno di dicembre (+2,5% contro +2,4% attesa e di novembre). Anche quella dell’Italia è cresciuta anno su anno a gennaio (+1,5% contro +1,3% di dicembre). «Cresce stabilmente la manifattura americana che si allontana dalla zona che indica recessione», precisa Tognoli, ricordando il Pmi manifatturiero Usa di gennaio a 51,1 punti (50,1 atteso e 49,4 a dicembre). Stesso segnale dall’Ism manifatturiero di gennaio, pari a 50,9 punti (49,3 atteso e 49,2 di dicembre).
Parlano alcuni esponenti della Fed
Ma analisti e funzionari della Federal Reserve hanno avvertito che l’aumento dei dazi statunitensi, il cui costo sarà sostenuto dagli importatori americani, potrebbe comportare un incremento dell’inflazione e a una crescita economica più lenta nei prossimi mesi, uno scenario sfavorevole per il sentiment di rischio. Inoltre, la Fed potrebbe riconsiderare eventuali futuri tagli dei tassi di interesse a causa dell’inflazione persistente legata ai dazi e dell’incertezza sulle politiche economiche di Trump. Alle 17 è atteso il discorso del presidente della Fed di Atlanta, Raphael Bostic, e alle 20 quello del presidente della Fed di San Francisco, Mary Daly. In attesa, è sempre super dollaro con l’euro che vale 1,030 (-0,29%).
I prezzi del petrolio stornano
I prezzi del petrolio stornano (Wti -1,48% a 72,08 dollari al barile Brent -0,84% a 75,32 dollari al barile) in seguito all’impennata della sessione precedente, dopo che il presidente degli Stati Uniti ha annunciato un ritardo di un mese sui dazi sulle importazioni da Canada e Messico. Questa decisione ha alleviato le preoccupazioni immediate riguardo a potenziali interruzioni dell’approvvigionamento da parte dei due dei principali fornitori di petrolio degli Stati Uniti. Gli Stati Uniti importano circa 4 milioni di barili di petrolio canadese e quasi 500.000 barili di petrolio messicano al giorno.
I dazi previsti dovrebbero aumentare i costi per le raffinerie statunitensi, in particolare quelle nelle regioni del Midwest e della Costa del Golfo, potenzialmente portando a un aumento dei prezzi del carburante e a possibili tagli alla produzione. L’Opec+ nella riunione del 3 febbraio ha mantenuto il piano di aumentare la produzione da aprile. Una decisione che sottolinea l’impegno del gruppo per una graduale eliminazione dei tagli alla produzione, prevista a partire dal 1° aprile, a condizione di avere scorte basse e una domanda globale in aumento.
A Milano occhio a Generali, Stellantis, Intesa Sanpaolo, Ferrari, Ferragamo ed Erg
Sul listino milanese attenzione a Generali che ha ribadito che la joint venture con Natixis Investment Managers e la sua controllante, Bpce, sarà controllata in modo condiviso dalle due istituzioni finanziarie – ciascuna con una quota del 50% – operando con una struttura di governance congiunta e secondo criteri paritetici di rappresentanza e controllo.
La nuova società unirà le attività di asset management facenti capo, rispettivamente, a Generali Investments Holding e a Nim portando alla creazione di un operatore globale da 1.900 miliardi di masse gestite, al nono posto a livello mondiale e leader nell’asset management in Europa con 4,1 miliardi di ricavi.
E sarà posizionata al meglio per espandere ulteriormente l’attività per clienti terzi, anche grazie all’impegno del Leone ad apportare, nel corso dei primi cinque anni, un totale di 15 miliardi di capitale di avviamento per nuove iniziative e strategie di investimento nel settore degli investimenti alternativi (e in particolare nei private markets). Un’opportunità di creazione di valore per il gruppo Generali, che non ha intenzione di ridurre la propria partecipazione nella joint venture, stimata in oltre 1 miliardo di euro.
Da monitorare poi Stellantis dopo che a gennaio le immatricolazioni di auto del gruppo in Italia sono scese del 16% circa su anno, a fronte di un calo del mercato del 5,9%. La quota di mercato del costruttore automobilistico è salita al 31% da 23,2% di dicembre. Mentre Erg ha raggiunto un accordo con Amazon per la fornitura di circa 2,5 terawattora di energia rinnovabile in Irlanda del Nord.
Leggi anche:
Inoltre si riuniscono i cda di Intesa Sanpaolo e di Ferrari per analizzare il bilancio 2024. Infine, l’ad di Ferragamo, Marco Gobbetti, ha annunciato il 3 febbraio di aver raggiunto un accordo consensuale per l’uscita dalla società dopo l’approvazione del bilancio 2024, il prossimo 6 marzo.
(riproduzione riservata)
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link