Mario Oliverio e il caso San Luca: “Calabria. Terra di infiltrazioni, paradossi e passerelle”



di Gerardo Mario Oliverio

Fonte: Il Riformista

Nei giorni scorsi è stato sottoposto agli arresti domiciliari l’ex Sindaco di S. Luca, in provincia di Reggio Calabria. Gli sono stati contestati alcuni reati che avrebbe commesso nell’assegnazione degli spazi destinati al mercatino nei pressi del Santuario di Polsi e per la concessione “irregolare” dello stadio comunale “Corrado Alvaro” alla società calcistica Asd San Luca.
Con lui sono stati coinvolti anche l’ex assessore ai lavori pubblici e urbanistica Francesco Cosmo ed alcuni componenti della società sportiva.
Ho conosciuto Bruno Bartolo personalmente da Presidente della Regione e lo ho incoraggiato a candidarsi a Sindaco di S. Luca.
Infatti da oltre venticinque anni quel Comune dell’Aspromonte rimaneva commissariato a seguito di scioglimenti per “infiltrazioni mafiose”.

Dopo alcuni tentativi iniziali, negli anni ‘90, di candidature per ripristinare la democrazia, puntualmente cancellati da provvedimenti prefettizi consumati come un rito dovuto, é prevalsa nella comunità sfiducia nello Stato ed una forma di rassegnazione per cui nessuno era più disposto ad “immolarsi” per assumere il ruolo di primo cittadino.
Così la democrazia a San Luca, come in altri Comuni della Locride, è rimasta soffocata sotto il marchio infamante di mafiosità, indelebilmente impresso ad un’intera comunità. Prigioniera di una legislazione illiberale ed anacronistica.
San Luca, infatti, rappresenta ciò che non si vuol vedere o si fa finta di non vedere se è vero, come è vero, che la ‘ndrangheta é una potenza criminale che, ormai da tempo, ha assunto una dimensione globale.

Mentre la potente organizzazione criminale consuma i propri affari nei luoghi dell’alta finanza internazionale, San Luca, simbolo dell’intera Locride, vive lo spopolamento, la marginalità e la desolazione purtroppo rimaste uniche bandiere a sventolare sul Municipio.
Guardare a chi sostiene la squadra del San Luca mettendo a disposizione il campetto sportivo del paese, come se in ballo ci fosse la gestione dello stadio di una squadra di serie A come la Juve, l’Inter o il Milan, beh… lascio a voi immaginare gli interessi e il giro affari che favorisce!


E si tratta dello stesso campo sportivo dove nell’aprile del 2017, quando il Comune era sotto la guida di un Commissario Prefettizio, si è svolta in pompa magna una storica partita tra la Nazionale magistrati e la Nazionale cantanti, capitanate rispettivamente da Luca Palamara e da Paolo Belli.

L’evento era stato presentato addirittura a Palazzo Chigi e allora nessuno si pose il problema della mancanza di agibilità di quel campetto di provincia, che oggi viene contestata all’ex sindaco Bartolo.

Per non parlare delle bancarelle al Santuario di Polsi dove due/tre giorni all’anno in occasione della festa della Madonna, gli ambulanti, come in tutte le fiere popolari, fanno panini, vendono gadget e prodotti locali ai fedeli.

Lo stesso gip del Tribunale di Locri a distanza di qualche giorno a seguito dell’interrogatorio di garanzia ha dovuto riconoscere l’abnormità del provvedimento assunto con gli arresti domiciliari di Bruno Bartolo, commutandolo in una misura meno afflittiva, ma altrettanto grave, dell’obbligo di dimora.

Non ci sono parole per descrivere questo paradosso che ormai è divenuto il simbolo di una antimafia oggettivamente funzionale alla impunità dei grandi e giganteschi affari, plurimiliardari interessi delle organizzazioni criminali, ndrangheta in testa, che operano liberamente a livello globale e locale, che controllano il traffico di droga e di armi, che investono nella finanza, che controllano il business della economia florida ed appetibile nelle realtà più sviluppate del pianeta.

Gli stessi che magari sfilano in smoking nei gala della grande Finanza internazionale, che determinano e condizionano gli assetti di potere nazionale e locale, mentre Bruno Bartolo afflitto da provvedimenti cautelari è costretto a subire l’umiliazione con accuse pesanti.
È davvero un paradosso!
Il simbolo di ciò che si verifica in questo mondo nel quale la giustizia funziona in modo rovesciato. C’è davvero da far riflettere!

Di fronte a tutto ciò l’animo delle persone oneste non può che rivoltarsi.
Tacere o rimanere indifferenti è questa la più grave delle omertà.
Ma mantenere S. Luca come set per passerelle di falsi eroi è funzionale a conservare lo status quo : una Calabria incapace di liberarsi dalle catene del ritardato sviluppo, proiettata come una terra di scorribande mafiose. Una terra dalla quale è meglio stare lontani.
Una condizione che giustifica il permanere di una legislazione emergenziale che dura da circa 30 anni e che certamente non ha prodotto i risultati che l’avevano giustificata. Anzi! È stata spesso utilizzata per la scalata di carriere, elargire prebende ed affermare status e condizioni di privilegio nell’ambito degli apparati dello Stato.

Basti pensare a settori fondamentali per l’economia e la società calabrese come quello della Sanità, dei rifiuti, dell’assetto idrogeologico, commissariati per decenni dal potere centrale con risultati disastrosi. Operazioni giustificate dalla narrazione di una emergenza senza fine nella quale hanno sguazzato e continuano a sguazzare interessi ed affaristi di ogni sorta e senza scrupoli sulla pelle dei calabresi.
In Calabria in nome dell’emergenza assistiamo a prevaricazioni e a violazioni dello stato di diritto altrove inimmaginabili. San Luca rappresenta il paradigma applicato all’Intera Calabria.
Una narrazione che taglia le gambe allo sviluppo, che alimenta lo stereotipo negativo di una regione canaglia. Un formidabile disincentivo agli investimenti e di converso un incentivo alla fuga e all’abbandono, in particolare dei giovani.
Una regione che, non a caso, sta subendo un processo di spopolamento molto più marcato delle altre regioni del sud. Dove non sono garantiti i diritti costituzionali, in primis il diritto alla tutela della salute.
Ma tant’è, vi sono altre priorità come dimostra la vicenda dell’ex Sindaco di S. Luca.



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