Unicredit-Bpm, l’Ops all’esame golden power. I dubbi di Giorgetti e il jolly in mano a Orcel

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Entra nel vivo la partita avviata da Unicredit per la conquista di Banco Bpm. Ieri pomeriggio Unicredit ha notificato al governo l’offerta pubblica di scambio su Banco Bpm ai sensi delle procedure previste dal golden power. Adesso Palazzo Chigi e il ministero dell’Economia avranno 45 giorni per dare un parere, anche se la normativa prevede la possibilità di allungare i tempi di 15 giorni se il governo dovesse ritenere opportuno chiedere ulteriori chiarimenti.

Cosa prevede il golden power

Il golden power consente al governo italiano di monitorare e, se necessario, bloccare investimenti che potrebbero compromettere la sicurezza economica e industriale del Paese. L’esecutivo può intervenire attraverso il golden power su operazioni societarie in settori considerati strategici, come difesa, energia e telecomunicazioni. Dal 2020 il governo Conte ha esteso l’utilizzo di questo strumento anche a banche e assicurazioni.

Il governo ha il potere di bloccare, modificare o condizionare l’operazione. Nello specifico i poteri speciali del golden power danno la facoltà all’esecutivo di intervenire in più modi. Possono essere poste condizioni o limitazioni, ma in casi particolari si può anche arrivare a un vero o proprio veto sull’operazione.

I tempi per il via effettivo dell’Ops

Calendario alla mano la risposta del governo dovrebbe arrivare tra metà e fine di marzo, in congruo anticipo rispetto all’assemblea del 10 aprile di piazza Gae Aulenti, chiamata a dare il via libera all’aumento al servizio dell’Ops. Prima dell’assemblea sono attesi anche il semaforo verde di Consob e Bce. Unicredit dovrà incassare anche il via libera dell’antitrust. Orientativamente da metà aprile in avanti ogni momento sarà buono per il via effettivo dell’offerta.

I dubbi di Giorgetti

Subito dopo l’annuncio dell’Ops lo scorso novembre, il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, si fece sentire facendo intendere che il governo avrebbe “fatto le sue valutazioni” e sventolando il possibile utilizzo del golden Power.

“Citando von Clausewitz, il modo più sicuro per perdere la guerra è impegnarsi su due fronti, poi chissà che magari questa volta questa regola non sarà vera”, erano state le parole sibilline del ministro in riferimento all’impegno di Unicredit anche nell’operazione Commerzbank.

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Orcel adesso ha una carta in più per convincere Roma

Ma cosa potrebbe nel concreto obiettare il governo? Tra le possibili richieste, come rimarca oggi il Corriere, c’è sicuramente quella di garanzie sul credito a famiglie e aziende oppure sul mantenimento della rete territoriale (sulla quale però si dovrà esprimere l’Antitrust) e dell’occupazione.

Dal canto suo il ceo di Unicredit Andrea Orcel non è stata con le mani in mano nel frattempo. A fare molto discutere è stata la mossa che ha portato Unicredit a detenere il 4,1% di Generali, a cui si aggiunge circa lo 0,6% detenuto come sottostante dell’ordinaria attività per i clienti e relative coperture. Quello che Gae Aulenti ha derubricato in semplice “investimento finanziario” senza nessun interesse strategico in Generali, può rivelarsi un pezzo importante del puzzle delle aggregazioni in atto.

Sul Leone di Trieste si sta infatti giocando una partita importante in vista dell’assemblea dei soci dell’8 maggio, chiamata a rinnovare il cda e che potrebbe ridisegnare e forze in campo dopo che tre anni fa “il vecchio corso” la spuntò con la lista sostenuta da Mediobanca (socio al 13,1%), oggi sotto Ops di Mps. La quota delle Generali acquisita da Unicredit può rappresentare l’ago della bilancia in vista dell’8 maggio e Orcel da banchiere navigato non si lascerà scappare l’occasione per legare la partita Generali con quelle a lui più care, in primis Bpm.

Delfin e Caltagirone, i due maggiori soci di Generali ostili all’attuale corso, così come il governo – intervenuto a più riprese sull’affaire Natixis criticando l’accordo sull’asse Trieste-Parigi nel risparmio gestito – appaiono fortemente interessati a prevalere nella scelta del prossimo cda di Generali e la quota di Orcel può diventare determinante. Una chiave di lettura può essere quella che il banchiere romano contratti al contempo in atteggiamento più morbido sul fronte Bpm.

Intanto l’istituto guidato da Giuseppe Castagna ha affilato le armi per bloccare l’avanzata di Unicredit. L’11 febbraio arriveranno conti 2024 e nuovo piano di Bpm, con probabile ritocco al rialzo della voce dividendi. Al contempo Castagna a fine mese potrebbe convocare l’assemblea per apportare una revisione del prezzo dell’opa su Anima holding.



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