“Sarà pure un figlio di puttana, ma è il nostro figlio di puttana”

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Il tribunale dell’Aia? Inaffidabile, il mandato di cattura contro Almasri era pieno di imprecisioni, date sbagliate e per di più “scritto in inglese”, accusa il ministro della giustizia Carlo Nordio che evidentemente l’avrebbe preferito in dialetto trevigiano, e sentenzia: “Non sono il passacarte della Corte internazionale”. Invece di Giorgia Meloni sì. Vuota la sedia della premier in fuga dalle sue gravi responsabilità, è toccato alle due guardie del corpo Nordio e Piantedosi raccontare le indecenti bugie sul caso Almasri. Nordio ha nascosto dietro quisquilie da azzeccagarbugli la scelta politica di Meloni di liberare e riportare a casa con un aereo di stato il generale torturatore. E ha aggiunto: le critiche dei magistrati italiani? Irricevibili, “neanche hanno letto le carte”, al pari delle opposizioni. Tutti nemici, tranne Almasri, visto il trattamento privilegiato che ha riservato al macellaio reso famoso nel mondo per essere mandante ed esecutore di torture, stupri e assassinii di migranti e oppositori. Sia chiaro, precisa il ministro degli interni Matteo Piantedosi, l’abbiamo espulso perché “rappresentava un pericolo per l’Italia, noi difendiamo la sicurezza degli italiani”. Che fosse un pericolo lo hanno scritto i giudici dell’Aia, per questo Piantedosi lo sapeva e così l’ha riportato a Tripoli perché potesse riprendere il suo lavoro criminale.

 

Straordinari, i paggetti di Giorgia Meloni costretti ad andare in Parlamento al suo posto a prendersi gli insulti delle opposizioni, perché potessero ripetere i concetti che lei affida ai social: i migranti sono nemici da fermare in Libia con ogni mezzo (dunque, onore ad Almasri), alla faccia dell’umanità e del mandato di cattura della Corte penale internazionale dell’Aia, al massimo da deportare in Albania, alla faccia della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo. Sulle deportazioni, Trump docet. Il messaggio che arriva da Washington contro le istituzioni internazionali è pienamente raccolto da Giorgia Meloni e dai suoi lacchè, tipo Salvini che vuole portare la Lombardia fuori dall’Organizzazione mondiale della sanità. L’elenco dei nemici del governo fascio-leghista-berlusconiano è comunque aperto dai giudici italiani e internazionali: pretendono di indagare sul governo liberatore di macellai e costretto a riportare dall’Albania in Italia i naufraghi; le opposizioni, poi, sono un cocktail di nemici.

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Mentre prima alla Camera e poi in Senato i due ministri snocciolano senza vergogna le loro bugie e le opposizioni alzano le foto dei torturati da Almasri – quelle di una bambina in particolare – le agenzie battono la notizia che Luca Casarini, noto attivista nella battaglia in difesa dei migranti e capomissione della nave della ONG Mediterranea, è stato vittima di spyware e il suo numero di telefono rubato dal suo profilo whatsapp e messo sotto controllo da una sofisticata attrezzatura militare israeliana, venduta al governo USA e da questo messo a disposizione dei governi amici degli USA. Casarini è stato informato addirittura da WhatsApp che il suo telefono, le informazioni e la memoria contenute erano state accalappiate e forse farebbe bene a cambiare telefono. Beh, che c’è di strano? Non sono forse nemici gli attivisti (e i giornalisti d’inchiesta, anch’essi spiati con le più sofisticate tecniche israeliane) che salvano i migranti nelle acque del Mediterraneo? Dovremo pur difenderci dalla minaccia della sostituzione etnica, per usare le parole del ministro fratello d’Italia Lollobrigida. Eia eia alalà. Meloni ha giurato di inseguire in tutto il globo terracqueo i trafficanti di esseri umani, peccato che il più pericoloso dei trafficanti sia proprio Almasri, ma come si dice dalle parti di Washington a proposito dei dittatorelli sostenuti dagli USA “sarà pure un figlio di puttana ma è il nostro figlio di puttana”. Nostro, perché ferma i migranti, li incatena nelle sue luride galere, li tortura finché non trovano i soldi per il riscatto e poi li butta in mare, che si provino a raggiungere le coste italiane. Se non avessimo restituito quel “figlio di puttana” i libici avrebbero spalancato le celle e organizzato il viaggio di massa dei “corpi estranei” verso l’Italia, dunque Giorgia Meloni è ricattata dai suoi alleati aguzzini e per questo ripete il mantra “io non sono ricattabile”. Durante l’audizione dei due ministri solo un esponente della maggioranza, il berlusconiano Giorgio Mulè ha avuto la dignità di ammettere, sia pure indirettamente, il ricatto: “Cosa sarebbe capitato ai 1.500 italiani che operano in Libia” se non avessimo restituito Almasri?

 

Un governo dalla parte dei torturatori

“Oggi è una giornata triste per la democrazia”, ha detto la segretaria PD Elly Schlein nel suo appassionato e convincente intervento alla Camera, accusando il governo di stare “non con i torturati ma con i torturatori”. Altrettanto dure e convincenti le parole di Giuseppe Conte, guida suprema dei 5 Stelle dopo l’inabissamento di Beppe Grillo, che ha definito Nordio non difensore ma addirittura “giudice assolutore di Almasri” per ragion di stato. E Nicola Fratoianni ha accompagnato le sue condivisibili critiche con l’esposizione della foto della bambina torturata dal generale libico. Persino Matteo Renzi sembrava un avversario di Giorgia Meloni. Opposizione unita, dunque. Ma con un tarlo che rosicchia la sua credibilità. L’accordo con la Libia che delega il lavoro sporco sui migranti agli aguzzini nella costa meridionale del Mediterraneo non è firmato dai Fratelli d’Italia, cioè da Meloni e Piantedosi, bensì dal PD per mano di Gentiloni e Minniti. E i successivi governi, da Renzi a Conte1, da Conte2 a Draghi fino a Meloni l’hanno riconfermato e tutti hanno continuato a dare soldi e copertura ai torturatori libici, Almasri in testa. Per giunta, un giorno prima delle (dis)informative di Nordio e Piantedosi in Parlamento, a Salerno veniva arrestato il tesoriere del PD per traffico di migranti, a cui forniva falsi documenti per avere il visto di soggiorno per lavoro in cambio di migliaia di euro. Un’altra carta consegnata alla destra per continuare a nascondersi dietro bugie indecenti, altro ossigeno ai qualunquisti, ai delusi, ai disperati: “Tanto sono tutti uguali, la politica è una cosa sporca”.

 

Mercoledì è stata una giornata triste per l’Italia, ha ragione Elly Schlein.



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