Giornalisti e attivisti spiati su WhatsApp, il Guardian: «La Paragon Solutions ha rescisso il contratto con l’Italia»

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Dopo l’intervento di Palazzo Chigi che smentisce ogni coinvolgimento nell’attività di spionaggio che ha visto sottoposti a controllo tramite spyware i telefoni di 90 tra giornalisti e attivisti in diversi Paesi, il quotidiano inglese riferisce della decisione dell’azienda produttrice del software. Le opposizioni in Aula hanno chiesto un’informativa urgente al Governo

È una tecnologia di spionaggio definita «zero click»: la vittima dello spyware – come avevamo raccontato sabato scorso – non deve compiere alcuna azione per attivare l’installazione del software-spia. In questo caso parliamo di Graphite della Paragon Solutions e ne sono stati vittime almeno sette italiani (alcuni giornalisti), numero svelato mercoledì da Palazzo Chigi.

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Il governo italiano non ha chiarito però alcuni interrogativi che restano aperti, rilanciati da un’interrogazione del Pd e dalle proteste M5S. 




















































Nella giornata di mercoledì, dunque, il governo ha confermato che «finora» sette italiani sono stati vittime di un attacco hacker attraverso uno spyware diffuso via WhatsApp. Palazzo Chigi però smentisce ogni coinvolgimento ed «esclude che siano stati sottoposti a controllo da parte dell’intelligence, e quindi del Governo» i soggetti tutelati dalla legge sui servizi segreti, «compresi i giornalisti». «Trattandosi di una questione di particolare gravità — sottolinea una nota —, è stata attivata l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale, «che dipende dalla Presidenza del Consiglio». Non è stata comunicata ad Acn l’identità dei titolari di tali utenze, che sono stati informati direttamente dalla stessa società, a tutela della loro privacy». 

Le denunce del direttore di Fanpage e di Luca Casarini

Il caso è scoppiato dopo le denunce del direttore di Fanpage, Francesco Cancellato, e di Luca Casarini, fondatore di Mediterranea Saving Humans, l’ong impegnata nel soccorso dei migranti. 

Entrambi hanno rivelato di aver ricevuto un messaggio da Meta in cui venivano avvertiti della manomissione dei propri dispositivi. «A dicembre — recita il testo — WhatsApp ha interrotto le attività di una società di spyware che riteniamo abbia attaccato il tuo dispositivo. Potresti aver ricevuto un file dannoso». 

Casarini stesso è poi intervenuto, spiegando la propria posizione: «Il team legale di Mediterranea Saving Humans è al lavoro per presentare un esposto su questa vicenda. Chiederemo agli inquirenti di accertare cosa sia successo e chi ha ordinato di spiare il mio telefono attraverso il software Pargon». Casarini ha quindi approfondito la sua posizione in un’intervista al Corriere del Veneto.

Nel mirino dei cyberattacchi ci sarebbero almeno 90 persone

«Le utenze coinvolte appartengono oltre all’Italia, ai seguenti Paesi — rivela palazzo Chigi —: Belgio, Grecia, Lettonia, Lituania, Austria, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Germania, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna e Svezia». 

Il governo e il software di Paragon

Sotto accusa è Paragon Solutions, società israeliana produttrice dello spyware Graphite. E la domanda nell’interrogazione del Pd, rimasta inevasa, è se fra i governi che hanno acquistato lo spyware ci sia anche l’Italia

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Palazzo Chigi si è detto disposto a riferire al Copasir: «Per ogni altra questione di competenza dell’intelligence relativa all’uso degli strumenti in questione», si legge nella nota del governo, «la Presidenza del Consiglio conferma la sua disponibilità a riferire all’organismo parlamentare preposto al controllo dell’attività dei servizi».

Nella giornata di giovedì, il sito del Guardian, il primo a riferire – citando Meta, azienda proprietaria di WhatsApp – di questa operazione di spionaggio, ha aggiunto quelli che potrebbero essere nuovi dettagli sulla vicenda. 

La Paragon Solutions avrebbe confermato al quotidiano inglese di aver terminato ogni rapporto commerciale con l’Italia, – dopo aver sospeso il «contratto» già venerdì scorso all’uscita della notizia – senza peraltro specificare di che tipo di contratto si tratti né chi siamo gli interlocutori nel nostro Paese. 

Una notizia che è stata confermata anche da Ha’aretz: secondo il sito di notizie israeliano, Paragon aveva in Italia due clienti -«un’agenzia di polizia e un’organizzazione di intelligence» – e ha disconnesso a entrambe l’accesso a Graphite. 

Nell’articolo del Guardian inoltre si fa il nome di un secondo attivista, dopo Casarin, caduto nella rete delle intercettazioni: si tratta di Husam El Gomati, libico residente in Svezia e voce critica «della presunta complicità dell’Italia negli abusi subiti dai migranti in Libia».

Non ci sono notizie su chi siano gli altri 5 soggetti italiani soggetti a spionaggio.

La richiesta delle opposizioni e l’intervento della Ue

Avs, Pd ed M5s giovedì mattina hanno chiesto in apertura di seduta in Aula alla Camera un’informativa urgente del governo sul caso dei giornalisti e attivisti che sarebbero stati «spiati». A intervenire Marco Grimaldi (Avs), Federico Fornaro (Pd) e Marco Pellegrini (M5s). I gruppi hanno lanciato un allarme anche alla luce della notizia riportata dal Guardian.

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«Le indagini sono questione che spetta alle autorità nazionali e non alla
Commissione europea e ci aspettiamo che verifichino tali accuse. Quello che posso dire, in generale, è che qualsiasi tentativo di
accedere illegalmente ai dati dei cittadini, compresi giornalisti e oppositori politici, è inaccettabile, se provato naturalmente». Lo ha
detto interpellato sullo spyware Paragon il portavoce della Commissione europea, Markus Lammert, nel corso dell’incontro quotidiano con la stampa. «L’European Media Freedom Act», ha anche ricordato, prevede «garanzie specifiche per i giornalisti».

6 febbraio 2025 ( modifica il 6 febbraio 2025 | 16:11)

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