Trump e Musk, la religione dei tecno-nichilisti

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Mentre Trump scatena una guerra commerciale mondiale, Musk intensifica il suo sostegno alle destre estreme, a partire dalla tedesca neonazista Afd fino alla proposta di dare vita a una formazione ultranazionalista europea.

Il duo Trump-Musk cela tante contraddizioni al proprio interno, su cui bisogna fare leva per farle esplodere ogni volta che si presenta l’occasione.

Come invita a fare la vicedirettrice del “Financial Times”, Rana Foroohar, autrice di La globalizzazione è finita (Fazi) – ma c’è qualcosa che cementa il loro connubio che va meglio decifrato.
Anche perché si tratta di un impasto posticcio ma non improvvisato, su cui da tempo lavorano gruppi di studiosi e centrali ideologiche di destra e su cui si incontrano il tecnoliberismo di Musk e il neotradizionalismo dei nuovi conservatori (che non sono i vecchi conservatori portati all’estremo, ma qualcosa di drasticamente nuovo), consentendo la scesa in campo di una nuova “oligarchia tecnologica” al fianco dei fondamentalisti evangelici. “Apocalittici” e “tecno-utopisti” stringono una sorta di alleanza tecno-integralista, i primi in nome di una dottrina che considera dovere cristiano uniformare le istituzioni laiche all’‘ordine biblico’, i secondi in nome dello spostamento della Silicon Valley su una generazione di disruptor in grado di scatenare un senso di onnipotenza infinito, finanziando perfino progetti per l’estensione della vita e la crioconservazione dei corpi.

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Il neo tradizionalismo dei nuovi conservatori si riassume nella combinazione in una fede focalizzata sulla virtù, la famiglia, la comunità: l’obiettivo della ricostruzione delle comunità (distrutte dallo off-shoring globalistico dei lavori manifatturieri) è alla base dello sposalizio tra politiche a sostegno del matrimonio e della famiglia tradizionali e politiche economiche protettive, come i dazi. Motivi (come il “destino manifesto”) tipici di alcune tradizioni religiose americane (ma non di tutte, si badi, sicché anche l’America First risulta una truffa) vengono ripresi e declinati a destra, in una congerie (in cui non si disdegna di utilizzare perfino Karl Marx) che si autodefinisce post liberale assumente che i problemi sociali e morali odierni siano il risultato inevitabile del regime costruito a partire dai Padri Fondatori, i quali avrebbero respinto l’idea di uno standard oggettivo per la felicità, la verità e la bellezza e dato la stura a un insano relativismo.

Si struttura un’operazione che parte dall’idea che «il liberalismo – il sistema progettato per proteggere i diritti individuali ed espandere le libertà fondamentali – crolla sotto il peso delle proprie contraddizioni», facendo riferimento a vari autori, per esempio a D.C. Schindler, che avevano teorizzato intorno a The Diabolical Character of Modern Liberty (il carattere diabolico della libertà consiste nell’essere, nella sostanza, un concetto vuoto, disponibile a farsi riempire da qualunque contenuto). Patrich Deneen – il professore di scienza politica che aveva influenzato Orbán nell’adottare mutui senza interessi per le coppie eterosessuali che pianificassero di avere figli – a cui fa diretto riferimento il nuovo vicepresidente americano Vance (a sua volta autore di Elegia americana), sostiene un’agenda populista che combina le limitazioni all’immigrazione e il contrasto al corporate power con forti limiti all’aborto, un ruolo preminente per la religione, lo sradicamento della cultura woke e, infine, con l’ostilità al pluralismo, alle élite liberali e all’antico governo limitato, con più di una venatura autoritaria inneggiante al tatticismo senza scrupoli di Machiavelli. Anche Deneen vuole che si costruisca un «arcipelago di comunità non liberali» per quello che chiama aristopopulism (un populismo che si rifà a un Aristotele inselvatichito), il «conservatorismo del bene comune» (un’alternativa al conservatorismo liberal che aveva dominato pure i repubblicani dagli anni ‘Cinquanta’ alla Guerra Fredda), un conservatorismo che respinge il fondamentalismo del mercato ma combatte le idee progressiste su razza, genere, sessualità, famiglia.

Post liberale è anche l’idolatria della tecnica e dei dati che devono soppiantare le regole (con cui anche soppiantare gli apparati pubblici e il perimetro della responsabilità collettiva) di Elon Musk, in realtà assai meno forte di quello che ostenta anche perché sempre più dipendente dalla politica. Il ricorrere della parola disruption nei discorsi del duo Donald Trump/Elon Musk serve alla costruzione di un duopolio politico-militare-digitale volto ad alimentare il nichilismo già presente nel mondo. Tutti coloro che vorranno opporsi senza mezzi termini a questo andazzo – a cominciare da noi europei – dovranno tenere presente che il nichilismo è una «deificazione del vuoto», con due dimensioni fondamentali: una pulsione alla distruzione di cose e persone; e una dimensione di natura concettuale che tende irresistibilmente a distruggere la nozione stessa di verità, a vietare qualsiasi descrizione ragionevole del mondo.



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