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Una notte di musica, emozioni e primati: i Grammy Awards 2025 hanno consegnato statuette a star affermate e nuovi talenti, in un’edizione ricca di sorprese e momenti memorabili. Dalle previsioni della vigilia ai discorsi dal palco, ripercorriamo insieme i protagonisti e le vittorie in tutte le categorie, dalle principali a quelle più di nicchia. Vi raccontiamo come Beyoncé ha fatto la storia, come i giovani emergenti hanno brillato e perché questa è stata “la serata delle donne” che ha acceso i riflettori sul futuro della musica.

Contesto pre-Grammy: favoriti, previsioni e sorprese attese

La vigilia dei Grammy 2025 è stata carica di aspettative. Beyoncé guidava la corsa con ben 11 nomination, un record per un’artista femminile in un solo anno​. In molti scommettevano che sarebbe stata la volta buona per vederla trionfare nelle categorie regine – magari finalmente con l’Album dell’Anno – soprattutto grazie al suo audace progetto Cowboy Carter, un album dalle sonorità country che aveva incuriosito critica e pubblico. Ma la competizione era serrata: Taylor Swift (forte di un settimo Album of the Year in carriera, un primato tra le donne​ schierava The Tortured Poets Department, mentre nomi come Billie Eilish e Kendrick Lamar erano pronti a contendere i premi principali.

Accanto ai veterani, spiccavano giovani outsider pronti a ribaltare i pronostici. Sabrina Carpenter e Chappell Roan erano le rivelazioni dell’anno: entrambe nominate contemporaneamente nelle quattro categorie generali (un evento rarissimo nella storia dei Grammy​ dalla canzone all’album dell’anno, fino a Miglior Nuovo Artista. Questo “en plein” di candidature le inseriva di diritto tra le possibili sorprese della serata. C’era chi fantasticava su una vittoria clamorosa di Sabrina contro colleghe ben più note, o su Chappell capace di sbaragliare tutti come Best New Artist. Anche il mondo hip hop seguiva con interesse la sfida in famiglia tra Kendrick Lamar e sua cugina Baby Keem (in gara con un featuring di rilievo), mentre i fan dei Beatles speravano in un riconoscimento storico per Now and Then, il brano postumo realizzato con l’ausilio dell’AI e candidato come Registrazione dell’Anno – prima canzone “assistita” dall’intelligenza artificiale a concorrere ai Grammy.​

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Insomma, i pronostici della vigilia delineavano da un lato Beyoncé come favorita assoluta con il maggior numero di nomination, dall’altro un parterre di nuove leve pronte a dare filo da torcere alle superstar. E proprio questa tensione tra icone affermate e volti nuovi ha preparato il terreno a una cerimonia carica di aspettative, dove ci si attendevano anche colpi di scena: una possibile rivincita storica di Beyoncé, qualche upset nelle categorie pop, e magari il trionfo di giovani outsider capaci di prendersi la scena contro ogni previsione.

Tutti i vincitori dei Grammy 2025 (dalle categorie top alle nicchie)

La notte dei Grammy 2025 ha incoronato vincitori in ogni angolo della musica, celebrando sia le popstar planetarie sia gli artisti dei generi più specifici. Ecco un riepilogo completo, categoria per categoria, dei trionfatori e dei momenti salienti associati a ciascuna vittoria.

Le categorie “Big Four”: trionfi di Beyoncé e Kendrick Lamar

Come da pronostico, la regina della serata è stata Beyoncé. La star di Houston si è aggiudicata l’Album dell’Anno con Cowboy Carter, compiendo un’impresa storica: è la prima donna di colore a vincere questo premio dal 1999 (quando trionfò Lauryn Hill)​. Beyoncé ha realizzato così quel riconoscimento che le sfuggiva da tempo, e lo ha fatto con un album coraggioso in ambito country. Ma le soddisfazioni per lei non finiscono qui: Cowboy Carter ha vinto anche come Miglior Album Country, rendendo Beyoncé la prima artista nera di sempre a conquistare quella categoria​. La cantante, visibilmente emozionata sul palco, ha sottolineato il significato di questa vittoria oltre le barriere di genere musicale: “A volte i generi sono solo codici per tenerci al nostro posto come artisti… incoraggio tutti a seguire le proprie passioni e a perseverare”, ha dichiarato nel suo discorso di ringraziamento​, ringraziando poi “tutti gli incredibili artisti country che hanno accolto questo album”​. Un momento davvero epocale per Beyoncé, che con Cowboy Carter porta a casa in totale 3 Grammy Awards e scrive un nuovo capitolo di storia.

L’altro grande protagonista assoluto è Kendrick Lamar. Il rapper di Compton ha fatto incetta di premi nelle categorie generali dedicate ai singoli: la sua travolgente Not Like Us è stata eletta sia Registrazione dell’Anno che Canzone dell’Anno, una doppietta rarissima che finora nel rap era riuscita solo a “This Is America” di Childish Gambino​. Kendrick, con Not Like Us, ottiene dunque il riconoscimento per la migliore incisione (premiando la performance vocale e la produzione) e per il miglior brano a livello di scrittura. Questo successo incrociato ha reso Not Like Us la canzone più premiata della serata​ e ha confermato Kendrick Lamar come voce trascinante del panorama musicale attuale. Oltre ai due premi generali, Kendrick ha dominato anche nel suo genere: Not Like Us ha vinto come Miglior Brano Rap e Miglior Interpretazione Rap dell’anno​​, portando a casa in totale ben 5 Grammy, il bottino più ricco per un singolo artista quest’anno. Un trionfo meritato coronato da un discorso sentito in cui Kendrick ha dedicato i premi “a tutti i rapper che usano la musica per raccontare la verità”.

Nella categoria Song of the Year, assegnata agli autori, la vittoria di Not Like Us ha visto lo stesso Kendrick Lamar premiato anche come songwriter principale del brano​. Miglior Nuovo Artista, infine, è stata proclamata Chappell Roan: la giovane cantautrice indie-pop ha avuto la meglio sugli altri esordienti, coronando una stagione di debutto da sogno. Chappell (vero nome Kayleigh Amstutz) ha ritirato il premio tra le lacrime, incredula di fronte al suo nome accostato a quello di leggende che in passato hanno vinto in questa categoria. Emozionata e con la voce rotta, ha ringraziato “il pubblico che ha creduto in una ragazza con un sogno” e dedicato il Grammy alla comunità LGBTQ+ che l’ha ispirata. La sua vittoria conferma il trend di rinnovamento: il 2025 è davvero l’anno delle nuove voci, capaci di affermarsi anche sul palco più prestigioso.

Pop, dance e elettronica: Sabrina Carpenter superstar, Gaga e Bruno incantano

Il pop quest’anno parla al femminile e porta il nome di Sabrina Carpenter. L’ex stellina Disney si è trasformata in una popstar di successo e ai Grammy ha fatto faville: Miglior Performance Pop Solista e Miglior Album Pop Vocale portano entrambi il suo nome. La sua hit frizzante Espresso ha sbaragliato la concorrenza (inclusa una certa Beyoncé, candidata con Bodyguard) aggiudicandosi il premio per la miglior performance pop individuale​.

Ma soprattutto Sabrina ha trionfato con l’album Short n’ Sweet, eletto Best Pop Vocal Album dell’anno​: un riconoscimento enorme se si pensa che in quella categoria erano in lizza heavyweights come Taylor Swift, Billie Eilish, Ariana Grande e la collega emergente Chappell Roan. Vedere Sabrina, 24 anni, sul palco con in mano il Grammy di miglior album pop è stato uno dei momenti più belli per la “new generation” della musica. “Sto per mettermi a piangere – è il mio primo Grammy, è un sogno che si avvera!” ha detto Sabrina con voce tremante. Non ha trattenuto l’entusiasmo nemmeno di fronte alla platea mondiale in diretta TV, lasciandosi scappare un’esclamazione colorita (“Thank you, holy shit, bye!”, cioè “Grazie, santo cielo – anzi altra parola – ciao!”) che è stata censurata in diretta ma ha fatto sorridere tutti​. Con due premi su due nomination vinte, Sabrina Carpenter esce dai Grammy consacrata come nuova principessa del pop.

A condividere la gloria nel campo pop c’è anche una collaborazione d’eccezione: Lady Gaga e Bruno Mars. I due hanno conquistato il titolo di Miglior Performance di Duo/Gruppo Pop grazie al loro duetto Die with a Smile, un brano inedito dal sapore retro-soul che ha infiammato la platea​. Gaga e Bruno, entrambi veterani del palco Grammy, hanno mostrato una chimica straordinaria sia nella performance live (di cui diremo dopo) sia nel ritiro del premio, quando hanno scherzato abbracciati ringraziando “per aver creduto in questa strana coppia”. Hanno battuto avversari illustri come Ariana Grande (in trio con Brandy e Monica per una versione aggiornata di The Boy Is Mine) e la strana accoppiata Beyoncé/Post Malone. Un Grammy davvero meritato, che unisce due delle voci più potenti della musica pop attuale.

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Sul fronte dance/elettronica, a farla da padrone è stata Charli XCX. L’eclettica artista britannica, che oscilla tra pop e avanguardia elettronica, porta a casa tre Grammy Awards: ha vinto come Miglior Brano Dance/Pop con la scatenata Von Dutch​, come Miglior Album Dance/Elettronico con il suo progetto sperimentale Brat​ e perfino un premio “visivo”, il Best Recording Package, per l’artwork creativo dello stesso album Brat​. Charli XCX si conferma così una delle artiste più versatili in circolazione, capace di eccellere sia nella musica da club sia nell’estetica: il suo look e l’intero immaginario di Brat sono stati celebrati dai giurati per l’originalità grafica. Nella categoria dance recording, in verità, il Grammy è andato al sorprendente duo formato dai francesi Justice e dagli australiani Tame Impala, premiati per il brano elettronico-psichedelico Neverender​.

Ma Charli si è rifatta ampiamente dominando altrove. Nota di merito anche per il produttore Mark Ronson, vincitore del Best Remixed Recording grazie al remix di Espresso di Sabrina Carpenter (una collaborazione inedita Ronson+FnZ che ha dato nuova veste al brano di Sabrina)​. Insomma, la parte dance/elettronica dei Grammy 2025 ha visto convivere icone dell’EDM, popstar camaleontiche e produttori di razza, riflettendo la grande vivacità di questo genere.

Rock e alternative: ritorno dei giganti (Rolling Stones e Beatles) e tripletta di St. Vincent

Il rock ai Grammy 2025 celebra sia le leggende senza tempo sia le avanguardie moderne. A 60 anni dal loro debutto, The Rolling Stones aggiungono un altro riconoscimento alla loro collezione vincendo il Best Rock Album con Hackney Diamonds​. L’ultimo lavoro di Jagger e soci – pieno di energia e ospiti illustri – ha conquistato la giuria, regalando agli Stones il loro primo Grammy competitivo in una categoria importante da molti anni. “Il rock non muore mai!” ha scherzato Mick Jagger sul palco, mentre Keith Richards dedicava il premio a Charlie Watts, il batterista storico scomparso di recente. Nella stessa categoria erano nominati anche Pearl Jam, Green Day, Idles e Jack White, ma alla fine i “vecchi leoni” hanno avuto la meglio sui discepoli più giovani.

Un altro momento dal sapore storico è stato il Grammy ai Beatles: incredibile ma vero, Paul McCartney e Ringo Starr hanno vinto il Best Rock Performance grazie a Now and Then​, la commovente canzone ricavata da un demo di John Lennon e completata grazie all’intelligenza artificiale. Il brano, uscito a fine 2024, ha fatto impazzire i fan e non solo – e ai Grammy ha prevalso come miglior performance rock, battendo band come Green Day e Pearl Jam. Vedere i Beatles premiati nel 2025 è stato un momento quasi surreale e molto emozionante: Paul e Ringo, saliti sul palco insieme, hanno ringraziato “il caro amico John” e dedicato il premio a George Harrison, completando così la reunion almeno nello spirito. Now and Then diventa così non solo la prima canzone con AI ad essere nominata ma anche la prima a vincere un Grammy, a testimonianza di come innovazione tecnologica e nostalgia possano creare magia​.

Nel metal c’è spazio per la contaminazione: a sorpresa i francesi Gojira hanno vinto il Best Metal Performance con Mea Culpa (Ah! Ça ira!), una travolgente traccia realizzata in collaborazione con il mezzosoprano Marina Viotti e l’arrangiatore Victor Le Masne​. Questa inedita unione di metal estremo e lirica ha convinto i giurati, superando pesi massimi come Metallica e Judas Priest. Gojira, durante il ritiro del premio, hanno definito il brano “un esperimento folle, una rivoluzione in musica” – non a caso Revolución Diamantina è il titolo di un’opera contemporanea premiata in ambito classico, quasi un filo rosso tra generi (e infatti ne riparleremo più avanti). Un segnale che anche nel metal vince chi osa.

La categoria rock/alternative ha visto anche il dominio di St. Vincent. L’artista americana (alias Annie Clark) si è portata a casa tre Grammy in questo campo: Miglior Canzone Rock per Broken Man (un brano graffiante scritto e cantato da lei)​, Miglior Performance Alternative per Flea​ e Miglior Album Alternative per il suo visionario All Born Screaming​. In pratica St. Vincent ha fatto strike: miglior brano rock, miglior performance e album nell’alternative. Un risultato eccezionale, che la conferma come una delle voci più autorevoli del rock contemporaneo, capace di piacere tanto ai cultori dell’indie quanto ai palati dell’Academy. Annie Clark, elegantissima in un abito futurista, ha dedicato i premi “a tutte le ragazze che imparano la chitarra in garage sognando questo momento”. Sconfitti di lusso in queste categorie sono stati i Black Keys, Nick Cave, Fontaines D.C. e Kim Gordon, che nulla hanno potuto contro la poliedricità di St. Vincent.

Da segnalare infine che nella Miglior Canzone Rock la stessa St. Vincent ha avuto la meglio su leggende come i Pearl Jam (in gara con Dark Matter) e i Green Day (con The American Dream Is Killing Me)​, mentre in Best Alternative Album ha superato concorrenti del calibro di Nick Cave e della giovane cantautrice Clairo​. Insomma, quest’anno il rock ha parlato al femminile e in modo sperimentale, senza dimenticare di onorare i padri fondatori. Un perfetto equilibrio tra passato e futuro.

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R&B e rap: voci femminili sugli scudi, Doechii fa la storia hip hop

Le categorie R&B e rap dei Grammy 2025 hanno riservato momenti di grande soddisfazione soprattutto per le artiste donne, con alcuni risultati che entreranno negli annali.

Nel R&B, la serata è stata dolcissima per Muni Long: la cantante già nota per la hit Hrs & Hrs si è aggiudicata il Best R&B Performance con la versione live di Made for Me​, un’interpretazione vibrante registrata ai BET Awards che ha stregato la giuria. Muni (vero nome Priscilla Renea) era visibilmente commossa: “Questo brano dal vivo è stata una preghiera in musica, grazie per averla ascoltata” ha detto ricevendo il premio. A sorpresa ha avuto la meglio su colleghe come SZA (in gara con Saturn) e Jhené Aiko, segno che la sua voce soul ha lasciato il segno. Proprio SZA si consola però con il titolo di Miglior Canzone R&B: il premio per il brano R&B dell’anno va a Saturn​, una ballata eterea co-scritta dalla stessa Solána Rowe. SZA, che in passato ha spesso sfiorato il Grammy senza vincerlo, stavolta può festeggiare ringraziando gli autori e dedicando la vittoria “a chi ha il coraggio di esplorare nuovi pianeti emotivi in una relazione” (facendo un gioco di parole col titolo Saturn).

Tra le performance R&B tradizionali brilla Lucky Daye, che si porta a casa il Best Traditional R&B Performance con That’s You​ – un pezzo dal gusto vintage che l’ha visto sbaragliare grandi voci come Lalah Hathaway e Marsha Ambrosius. L’R&B contemporaneo premia anche Chris Brown: il controverso artista vince il Best R&B Album con 11:11 (Deluxe)​, superando album di Usher e Kacey Musgraves (che concorreva in una curiosa incursione country-R&B). Brown, sul palco, ha fatto un discorso conciso limitandosi ai ringraziamenti al team e ai fan. Non sono mancate però polemiche online per questo premio, data la storia dell’artista – ma la Recording Academy ha scelto di concentrarsi sul merito musicale del disco, ricco di collaborazioni e produzioni raffinate.

Una menzione d’onore nel campo R&B va inoltre ad AverySunshine, vincitrice del Best Progressive R&B Album per So Glad to Know You​. Questo album, che fonde gospel, soul e neo-soul, ha battuto in volata il progetto di NxWorries (il duo di Anderson Paak) e Crash di Kehlani, consegnando ad AverySunshine (pianista e vocalist indie) il suo primo Grammy. Un riconoscimento importante per la scena R&B indipendente.

Passando al rap, la notizia del giorno è il trionfo di Doechii e il potente messaggio che porta con sé. La rapper di Tampa ha vinto il Best Rap Album con il suo mixtape Alligator Bites Never Heal, diventando soltanto la terza donna nella storia a vincere questa categoria​. Prima di lei, solo Lauryn Hill (1999) e Cardi B (2019) c’erano riuscite – e proprio Cardi B è salita sul palco a consegnarle il Grammy, in un simbolico passaggio di testimone​. Doechii, visibilmente in lacrime e avvolta in un elegante abito Thom Browne, ha tenuto uno dei discorsi più emozionanti della serata: “So che là fuori c’è qualche ragazza nera – anzi, tante donne nere – che mi sta guardando. Voglio dirvi che potete farcela, ha proclamato tra gli applausi​. “Tutto è possibile. Non permettete a nessuno di appiccicarvi addosso stereotipi”​. Un momento da brividi, che suggella un premio meritatissimo: Doechii ha avuto la meglio su giganti come J. Cole, Eminem e Future, e con questo Grammy scrive una pagina di storia hip hop. Oltre all’album rap dell’anno, la giovane MC ha regalato sul palco una performance infuocata e ha mostrato quanto la scena femminile sia ormai centrale anche nel rap game.

Nel rap performance e nelle categorie canzone rap, come detto, ha dominato Kendrick Lamar con Not Like Us. Da segnalare però la vittoria di Rapsody nella categoria Miglior Performance Rap Melodica: la rapper e poetessa ha conquistato il premio con 3:AM, una traccia notturna impreziosita dal featuring soul di Erykah Badu​. Rapsody ha dedicato il riconoscimento “alle donne del rap che sanno essere forti e dolci insieme” e ricevuto una standing ovation da colleghi come Queen Latifah in platea.

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Tra gli altri premi rap spicca la Miglior Canzone Rap (songwriting) ancora appannaggio di Kendrick Lamar per Not Like Us, mentre nella Miglior Performance Rap classica (voce non cantata) Kendrick ha prevalso sulla concorrenza di Eminem, Common e della stessa Doechii (nominata con Nissan Altima)​. Infine, il Best Spoken Word Poetry Album – categoria introdotta di recente per gli album di poesia – è andato al gruppo Tank and the Bangas per The Heart, The Mind, The Soul​, battendo candidati come Malik Yusef e Omari Hardwick. Un segnale che il legame tra musica e poesia è vivo e viene celebrato anche in un contesto mainstream come i Grammy.

In sintesi, il blocco R&B/rap di questi Grammy 2025 ha visto un forte protagonismo delle donne e degli artisti black, con messaggi di empowerment e inclusione. Dal soul raffinato di Muni Long al rap incendiario di Doechii, passando per il R&B innovativo di SZA e l’hip hop conscious di Kendrick, la musica nera si è presa con merito la scena, lanciando un messaggio chiaro: “You can do it”, potete farcela – parola di Doechii.

Country e American Roots: Beyoncé regina country, la favola di Sierra Ferrell

Se c’era un premio che in pochi avrebbero pronosticato all’inizio dell’anno, era Beyoncé vincitrice in campo country. E invece è successo davvero: oltre al già citato Album of the Year, Cowboy Carter ha regalato a Queen B anche il titolo di Miglior Album Country​, sancendo una svolta epocale. Beyoncé è la prima artista di colore a vincere il Grammy per il Best Country Album​ e ha ringraziato commossa la comunità di Nashville per aver accolto la sua incursione nel genere. Nel suo speech per questo premio – meno teso rispetto a quello per l’AOTY – Beyoncé ha dichiarato: “Vorrei ringraziare tutti gli incredibili artisti country che hanno accettato questo album. Abbiamo lavorato così duramente… A volte il termine ‘genere’ è solo un codice per tenerci al nostro posto, ma seguite ciò che vi appassiona e siate persistenti”​. Parole forti, che hanno zittito le poche polemiche sollevate dai puristi nei mesi scorsi. Beyoncé nel country era la “straniera”, eppure è riuscita in un’impresa storica abbattendo barriere razziali e musicali.

Insieme a lei, sul podio country sale anche Miley Cyrus: il duetto Beyoncé–Miley II Most Wanted ha infatti vinto come Miglior Performance Country di Duo o Gruppo​. Un brano dal sapore outlaw interpretato magistralmente dalle due popstar, che ha surclassato collaborazioni più tradizionali (come quella di Kelsea Ballerini & Noah Kahan). Beyoncé quindi porta a casa pure questo Grammy condiviso con Miley – e fanno tre premi totali nella sua notte magica. La Miglior Performance Country Solista invece è andata a un nome classico: Chris Stapleton con la ballata It Takes a Woman​. La voce roca di Stapleton ha avuto la meglio su candidate insolite come la stessa Beyoncé (nominata qui con 16 Carriages, poi sconfitta) e sul fenomeno Jelly Roll. Stapleton, veterano dei Grammy country, ha dedicato il premio “a tutte le donne che ci ispirano canzoni” e si è detto onorato di condividerlo con colleghi di generi diversi, citando proprio Beyoncé come “fonte di ispirazione trasversale”.

Il premio per la Miglior Canzone Country (rivolto agli autori) ha visto trionfare Kacey Musgraves, cantautrice amatissima dalla comunità country-pop. La sua The Architect, scritta insieme ai fidati Shane McAnally e Josh Osborne, ha conquistato il Grammy come miglior brano country dell’anno​. Kacey si è detta sorpresa, essendo stata ferma discograficamente nel 2024 (il brano è parte di una colonna sonora), ma evidentemente la sua penna è ancora d’oro. Ha battuto persino Texas Hold ’Em di Beyoncé e I Am Not Okay di Jelly Roll: una vittoria che consolida Musgraves come una delle migliori songwriter della sua generazione.

Ma la favola più bella in ambito country/American roots è quella di Sierra Ferrell. Questa giovane artista originaria della West Virginia ha fatto incetta di premi nelle categorie roots, realizzando un en plein incredibile: quattro nomination e quattro vittorie​! Sierra ha vinto Miglior Performance American Roots con Lighthouse​, un’intima canzone folk dai profumi appalachiani; ha vinto Miglior Performance Americana (categoria nuova di zecca) con American Dreaming​; ha portato a casa anche Miglior Canzone American Roots con lo stesso brano American Dreaming, di cui è co-autrice​; e infine ha trionfato come Miglior Album Americana per Trail of Flowers​. Un vero dominio nella musica tradizionale americana. Vedere Sierra Ferrell – ancora poco conosciuta al grande pubblico – salire ripetutamente sul palco è stato sorprendente e rinfrancante: col suo stile vintage (indossava un abito retrò e su ogni premio posava un fiore) ha ringraziato più volte “la mia piccola band che suonava per strada” e dedicato i successi “a chi tiene viva la musica delle radici”.

Sierra ha letteralmente sbaragliato la concorrenza: ha avuto la meglio su veterani come Rhiannon Giddens e Taj Mahal (invitato su un brano dei Fabulous Thunderbirds), su colleghe emergenti come Allison Russell, e perfino su Beyoncé (anche lei nominata in Best Americana Performance con Ya Ya, senza vittoria)​. La sua è una vittoria che sa di fiaba: dalla carovana folk ai Grammy, quadruplo riconoscimento.

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In ambito bluegrass, il virtuoso Billy Strings si conferma una garanzia, vincendo il Best Bluegrass Album per il live Me and Dad (in realtà il titolo era Live Vol. 1​, registrato col padre – un progetto genuino che ha toccato il cuore dell’Academy). Nei blues, due leggende si dividono la posta: Taj Mahal con i suoi The Taj Mahal Sextet conquista il Best Traditional Blues Album grazie al live Swingin’ Live at The Church in Tulsa​, mentre Ruthie Foster vince il Best Contemporary Blues Album con Mileage​, superando nientemeno che Joe Bonamassa e Shemekia Copeland. E parlando di Copeland: pur non vincendo nei blues contemporanei, la sua Blame It On Eve era nominata sia lì sia tra le performance roots, segno dell’apprezzamento trasversale per la blueswoman di Harlem.

Chiudono il cerchio delle radici il Best Folk Album, andato a Gillian Welch & David Rawlings per Woodland – album di puro folk acustico, preferito a progetti di Adrianne Lenker (Big Thief) e Aoife O’Donovan – e il Best Regional Roots Album che premia la musica hawaiiana di Kalani Pe’a (Kuini​), a testimonianza della ricchezza culturale abbracciata dai Grammy. In definitiva, il settore country/Americana di questa edizione sarà ricordato come quello delle grandi prime volte (Beyoncé) e delle scoperte dal sottobosco folk (Sierra Ferrell), un mix di star power e autenticità rurale che ha reso la serata indimenticabile anche per gli appassionati delle sonorità tradizionali.

Latin, global e world music: Shakira e Residente protagonisti, world music in festa

Lo sguardo internazionale dei Grammy 2025 si è posato con attenzione sulla musica latina e mondiale, riflettendo la crescita esponenziale di questi generi nel mainstream.

Partiamo dal mondo latino. La regina assoluta qui è Shakira, che aggiunge un altro Grammy al suo palmarès vincendo il Best Latin Pop Album con Las Mujeres Ya No Lloran​. Il titolo – “Le donne non piangono più” – cita il celebre verso del suo tormentone con Bizarrap e in effetti Shakira quest’anno ha fatto piangere solo di gioia: l’album, intriso di empowerment e ritmi pop-urbani, ha convinto tutti. Shakira ha battuto rivali come Anitta (in lizza con l’EP Funk Generation) e Kali Uchis, confermando di essere ancora la numero uno del pop latino. Nel suo discorso, ha ringraziato in spagnolo le “mujeres fuertes” e ha fatto ballare la platea intonando a cappella un ritornello. Non contenta, la colombiana ha anche offerto una delle performance live più spettacolari della serata, di cui parleremo a breve.

Sul versante Música Urbana (reggaeton e affini) c’è stata una piccola sorpresa: ha vinto Residente (ex Calle 13) con il suo album concettuale Las Letras Ya No Importan​, superando il superfavorito Bad Bunny. Nadie Sabe Lo Que Va a Pasar Mañana di Bad Bunny, campione di vendite, era dato per vincitore sicuro, ma la giuria ha premiato l’originalità lirica e politica di Residente. “Le lettere non importano più” è un titolo ironico per un album che invece dà moltissima importanza ai testi: Residente nel suo speech ha lanciato stoccate (non troppo velate) all’industria, sottolineando come “non basta una base a fare una buona canzone”. La decisione ha fatto discutere i fan di Bunny, ma aggiunge pepe a una categoria dominata finora dal trap e che stavolta ha visto affermarsi un lavoro più alternativo. Da notare che tra i nominati c’erano anche J Balvin, Feid e la rivelazione Young Miko, segno di una scena urbana ricchissima.

Nella categoria Latin Rock o Alternative, vittoria a sorpresa per la band venezuelana Rawayana con l’album ¿Quién Trae las Cornetas?​, un mix di reggae, funk e rock tropicale che ha conquistato i votanti. Hanno avuto la meglio su nomi come Mon Laferte e Nathy Peluso. Il cantante di Rawayana, nel ritirare il premio, ha esclamato felice: “¡Viva Latinoamérica unida en la música!”. Per il Miglior Album di Música Mexicana (incl. Tejano), il vincitore è Carín León con Boca Chueca, Vol. 1​, ennesima conferma della popolarità travolgente delle nuove correnti regional mex (basti pensare che ha superato la stella Peso Pluma, nominato con Éxodo).

Il Best Tropical Latin Album vede trionfare un progetto familiare: Tony Succar & Mimy Succar vincono col live Alma, Corazón y Salsa​, registrato in Perù con un’orchestra spettacolare. Tony Succar (percussioni) e sua madre Mimy (cantante) hanno dedicato il premio “a la patria y la familia”, commuovendo tutti. Sconfitti eccellenti: Marc Anthony e Juan Luis Guerra, che si consolano con il successo popolare dei loro dischi.

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Nei premi global e world, l’edizione 2025 ha continuato sulla linea dell’inclusività introdotta di recente. Il Best Global Music Performance è stato vinto da una collaborazione tutta latina: Bemba Colorá, esibizione trascinante di Sheila E. con Gloria Estefan e la percussionista Mimy Succar, ha conquistato il Grammy come miglior performance globale​. Questo brano (un classico della salsa reso celebre da Celia Cruz) ha unito tre icone – la regina della timbales Sheila E., la leggenda pop cubana Gloria e la giovane Succar – ed è stato premiato per la sua energia transgenerazionale. Da brividi il momento in cui, dopo aver vinto, Gloria Estefan ha detto: “Questo Grammy lo dedichiamo a Celia, la cui bemba colora sorride con noi stanotte”. Nella stessa categoria erano nominati artisti da ogni dove: dall’afro-jazz di Angélique Kidjo al sitar di Anoushka Shankar con Jacob Collier, fino alla cantautrice pakistana Arooj Aftab – a testimonianza della varietà incredibile in gara.

Il neonato premio per la Miglior Performance di Musica Africana è andato alla nigeriana Tems per Love Me Jeje​, un pezzo afro-fusion romantico che ha superato la concorrenza di Burna Boy, Yemi Alade e di una collaborazione afrobeat USA/Nigeria (Chris Brown con Davido). Tems, già nota per le collaborazioni con Wizkid e Future, consolida così la sua posizione di nuova regina dell’Afrobeats. Emozionante il suo speech: “Questa vittoria è per l’Africa e per ogni ragazza che sogna con una canzone”.

Il Best Global Music Album ha premiato un progetto interessante: Alkebulan II del cantante Matt B con la Royal Philharmonic Orchestra​. Matt B, americano con cuore in Africa, ha voluto creare un ponte tra sonorità afro e orchestra sinfonica, e il risultato gli è valso il Grammy, prevalendo su un favorito come Rema (in gara con Heis) e sulla beniamina Tems (nominata anche per l’album Born in the Wild). “Questo Grammy è per il mondo intero, la nostra vera orchestra” ha detto Matt B, sollevando il trofeo.

In ambito Reggae, vittoria un po’ atipica: il Best Reggae Album va alla compilation Bob Marley: One Love – Music Inspired by the Film​. Si tratta della colonna sonora ispirata al film biografico su Marley, con vari artisti. Ha battuto album di Collie Buddz, Shenseea e perfino The Wailers (la storica band di Marley, nominata con Evolution). Un tributo che vince sul tributo: segno che il mito di Marley è vivo e continua a raccogliere riconoscimenti.

Chiudiamo con il Best New Age, Ambient or Chant Album, categoria che abbraccia le musiche di meditazione: a vincere sono stati il flautista sudafricano Wouter Kellerman, la violoncellista giapponese Eru Matsumoto e la cantante indo-americana Chandrika Tandon con il progetto Triveni​, un viaggio sonoro tra India e Africa. Sconfitti di lusso: il compianto Ryuichi Sakamoto (nominato postumo per Opus) e Anoushka Shankar con Chapter II. Un premio che testimonia la capacità dei Grammy di onorare anche le musiche spirituali e sperimentali.

In sintesi, il panorama “world” dei Grammy 2025 è stato ricchissimo e variegato. Shakira e Residente hanno portato alto il vessillo latino, mentre sul fronte globale nomi emergenti come Tems e progetti multiculturali innovativi sono stati consacrati. Una festa della musica senza confini, dove ritmi e melodie di tutto il mondo si sono dati appuntamento sotto lo stesso tetto.

Jazz e classica: tra nuove stelle e tributi d’autore

Anche i premi jazz e classica hanno avuto i loro momenti di gloria, sebbene lontano dai riflettori principali. Nel jazz, continua la favola di Samara Joy: la giovane vocalist che l’anno scorso era stata Miglior Nuova Artista, quest’anno fa doppietta vincendo sia Miglior Performance Jazz che Miglior Album Vocal Jazz. Samara ha trionfato con la sua interpretazione di Twinkle Twinkle Little Me (feat. Sullivan Fortner) come migliore performance jazz dell’anno​ e con l’album natalizio A Joyful Holiday come miglior disco vocale​. La sua voce calda e retrò conquista ancora – e divertente è stato vederla sul palco con in mano un Grammy per una canzone il cui titolo ricorda una filastrocca (Twinkle Twinkle). Samara Joy ha ringraziato “il nonno che le faceva ascoltare Ella Fitzgerald” e ha dedicato i premi alla memoria di Tony Bennett (commuovendo tutti, essendo Bennett scomparso proprio nel 2023).

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Il Best Jazz Instrumental Album è andato a due giganti, Chick Corea & Béla Fleck, per Remembrance​. Un lavoro postumo (Corea ci ha lasciati nel 2021) che unisce piano jazz e banjo bluegrass in modo sublime. Corea e Fleck avevano già collaborato in passato, e questo album-tributo ha prevalso su progetti di Ambrose Akinmusire e Lakecia Benjamin. Béla Fleck, presente per ritirare il premio, l’ha dedicato “all’amico Chick, che suona tra le stelle stasera”.

La scena big band ha visto la vittoria della Dan Pugach Big Band (già nominata in passato) col progetto Bianca Reimagined come Best Large Jazz Ensemble Album​. Nel Latin Jazz, il Grammy va a Cubop Lives! – un album collettivo di musicisti come i fratelli Curtis – che ha celebrato la fusione di jazz e ritmi cubani​. E il nuovo premio Best Alternative Jazz Album (dedicato a sonorità jazz d’avanguardia) ha incoronato la bassista/cantautrice Meshell Ndegeocello per il suo concept album No More Water: The Gospel of James Baldwin​, preferito persino all’esperimento ambient di André 3000 (New Blue Sun, rimasto a bocca asciutta dopo tante nomination). Meshell, iconica figura queer black, ha dedicato la vittoria “allo spirito di James Baldwin” e ricordato come jazz e impegno sociale siano storicamente legati.

Nel campo classico, protagonista assoluto è stato Gustavo Dudamel: il carismatico direttore d’orchestra venezuelano ha vinto sia il Best Orchestral Performance con Revolución Diamantina di Gabriela Ortiz​ (un’opera sinfonica contemporanea eseguita dalla Los Angeles Philharmonic), sia il Best Classical Compendium – di fatto un secondo premio per lo stesso progetto discografico – condiviso con la compositrice Gabriela Ortiz​. Dudamel, che ha condotto magistralmente questa suite che fonde classica e richiami latini, ha ringraziato in spagnolo e abbracciato la compositrice sul palco. Ortiz a sua volta ha vinto anche il Best Contemporary Classical Composition proprio per Revolución Diamantina​, completando così un clamoroso triplete (opera, album compendium e composizione dell’anno). Un trionfo per la musica classica contemporanea ispirata dal Messico.

Tra gli altri premi classici: il Best Opera Recording è andato all’innovativo allestimento di Adriana Mater di Kaija Saariaho (diretto da Esa-Pekka Salonen)​, un premio postumo e affettuoso dato che la compositrice finlandese è scomparsa nel 2023. Donald Nally & The Crossing hanno vinto il Best Choral Performance con Ochre​, un lavoro corale sperimentale. Caroline Shaw & Sō Percussion si sono aggiudicati il Best Chamber/Small Ensemble Performance per Rectangles and Circumstance​. Il Best Classical Instrumental Solo ha premiato il pianista islandese Víkingur Ólafsson per la sua interpretazione delle Variazioni Goldberg di Bach​ (incisione straordinaria che ha prevalso su progetti di musica contemporanea).

Il Best Classical Vocal Solo Album è andato al soprano Karen Slack per Beyond The Years: Unpublished Songs of Florence Price​ – un omaggio a Florence Price, prima compositrice afroamericana di successo, scopertasi un vero gioiello. Infine, una chicca: il Producer of the Year, Classical è stato assegnato a Elaine Martone, mentre il Producer of the Year, Non-Classical al pop mastermind Dan Nigro​ (che ha lavorato ai successi di Olivia Rodrigo e Sabrina Carpenter) e il Songwriter of the Year, Non-Classical alla talentuosa Amy Allen, co-autrice di Espresso e di brani per Justin Timberlake e altri​.

Pur essendo categorie meno seguite dal grande pubblico, i premi jazz e classica hanno raccontato un anno di grande fermento: nuove composizioni, talenti emergenti e tributi a giganti scomparsi. E soprattutto hanno sottolineato come la musica sia un continuum dove il passato ispira il presente (si pensi all’omaggio a Price o alla vittoria di Saariaho) e dove culture diverse si incontrano (Dudamel e Ortiz uniscono Los Angeles e Città del Messico in un solo abbraccio sinfonico). Un bel segnale di vitalità anche nei generi più “colti”.

Performance memorabili della serata

Oltre ai premi, i Grammy sono uno show spettacolare, e l’edizione 2025 non ha fatto eccezione, regalando esibizioni destinate a rimanere negli annali – alcune per la qualità artistica, altre per l’alto tasso di intrattenimento e di emozione. Eccone alcune che noi, insieme a voi, ricorderemo a lungo.

Beyoncé non si esibisce… ma Shakira la fa ballare! – Uno dei momenti più chiacchierati è stato quando Shakira, durante la sua performance, è scesa dal palco per abbracciare Beyoncé tra il pubblico. La popstar colombiana stava infiammando l’arena con un medley mozzafiato: prima l’iconica Ojos Así, poi – a sorpresa – un frammento della Music Session Vol. 53 (il famoso brano in cui “le donne non piangono più, fatturano”). Proprio a metà di quest’ultimo, Shakira ha individuato Beyoncé in prima fila, si è avvicinata e le due si sono strette in un abbraccio sorpreso e sorridente​. Un gesto spontaneo che ha mandato in visibilio il pubblico. Beyoncé, sulle note del ritornello “las mujeres ya no lloran…”, ha accennato qualche passo con Shakira, in una scena di sorellanza latina-pop destinata a diventare virale. È stato bello vedere una superstar del calibro di Bey divertirsi come una fan qualunque: in quel momento, sul palco come in platea, c’era l’essenza della festa della musica. Shakira ha poi ripreso lo show con agilità, dimostrando perché rimane una performer di serie A: voce, danza del ventre e band al top. Ma quell’abbraccio improvvisato è stato forse il frame più condiviso della serata sui social.

L’omaggio a Los Angeles con super band di leggende – Per celebrare la città che ospitava l’evento, i Grammy hanno messo in piedi un tributo a Los Angeles che ha riunito sul palco artisti di epoche e generi diversi. La performance collettiva ha visto esibirsi, tra gli altri, Bruno Mars e Lady Gaga in un duetto sognante di California Dreamin’​​, seguito da una sequenza di classici guidata dall’inarrestabile Stevie Wonder. In un medley dedicato al produttore Quincy Jones e alla città degli angeli, Stevie (al pianoforte e all’armonica) ha trascinato con sé Herbie Hancock al piano jazz, Cynthia Erivo e Lainey Wilson alla voce, Janelle Monáe al microfono e persino il giovane polistrumentista Jacob Collier​.

Hanno spaziato da Fly Me to the Moon a We Are the World, fino a un coinvolgente finale con Don’t Stop ’Til You Get Enough​ di Michael Jackson che ha fatto alzare in piedi tutto il pubblico. Una “All-Star band” generazionale come raramente se ne vedono: c’era il funk, il soul, il country e il pop uniti in un unico inno alla Città delle Stelle. Il momento clou? Probabilmente quando Stevie Wonder ha iniziato Let the Good Times Roll e ha passato il microfono a Janelle Monáe: le telecamere hanno inquadrato Alicia Keys e Taylor Swift tra il pubblico cantare a squarciagola e muoversi a ritmo, segno che la jam session ha contagiato proprio tutti​. Questo tributo a L.A. è stato un segmento di spettacolo puro, dall’aria quasi improvvisata e gioiosa – il genere di momento che rende i Grammy uno show unico.

Il ritorno a sorpresa di The Weeknd (con Playboi Carti) – Uno degli eventi più inattesi è stato il ritorno sul palco dei Grammy di The Weeknd, che dal 2021 boicottava la manifestazione per dissapori legati alle nomination mancate. Nessuno si aspettava di vederlo, e invece nel bel mezzo della serata, dopo un’introduzione a sorpresa del CEO della Recording Academy, ecco apparire The Weeknd in tenuta total black, affiancato dal rapper Playboi Carti. I due hanno regalato un’esibizione inedita, presentata come “Surprise Performance”: hanno cantato a sorpresa Cry for Me e Timeless, due brani misteriosi non presenti in nessun album (forse anticipazioni di un progetto futuro)​.

L’atmosfera è diventata subito elettrica: Weeknd ha dominato il palco con la sua voce struggente tra falsetti e melismi, mentre Playboi Carti ha aggiunto la sua carica trap-punk in contrasto. La presenza di Weeknd, che fino a pochi mesi fa dichiarava che non avrebbe più permesso alla sua musica di essere candidata, è stata accolta con un boato dal pubblico e ha segnato una riconciliazione simbolica. Sui social, la clip della sua apparizione inattesa è esplosa: “He’s back!”. Al termine dell’esibizione, The Weeknd ha semplicemente sorriso e alzato un pollice, mentre Carti esultava. Un ritorno in grande stile, il suo, che ha aggiunto pepe alla serata e – chissà – forse anticipa una nuova era di collaborazione con i Grammy.

Le giovani stelle mostrano il loro talento live – A rubare la scena ci hanno pensato anche i volti nuovi, determinati a dimostrare di meritare i riflettori. Sabrina Carpenter ha messo in piedi un numero da musical di Broadway: la cantante si è esibita in un medley di Espresso e Please Please Please con una scenografia da coffee-shop parigino, ballerini e persino un breve intermezzo recitato. Con piglio da “theater kid” (come l’ha definita Teen Vogue), Sabrina ha cantato e ballato energicamente, concludendo tra gli applausi e – come ha ammesso lei stessa – “con il fiatone” tanto da arrivare senza fiato al momento del suo premio poco dopo​.

Anche Chappell Roan ha avuto un momento di gloria live, eseguendo la sua Pink Pony Club in un’ambientazione degna di un night club anni ’80: sullo sfondo luci al neon rosa e un palo da pole dance (su cui si è esibita una ballerina), mentre Chappell cantava con voce potente questo inno liberatorio. In platea, come raccontato, c’era Alicia Keys che cantava ogni parola – e su Twitter Lady Gaga ha definito la performance “iconica e libera”. Doechii, dal canto suo, ha portato sul palco tutta la sua grinta rap: la sua performance di What It Is (che pur non avendo vinto premi era stata una delle hit urban dell’anno) si è trasformata in un’esibizione corale quando, al termine, decine di ballerine – tutte donne di colore di diverse forme e taglie – si sono unite a lei ballando sulle note finali, ricevendo una standing ovation. Un modo per ribadire visivamente il messaggio del suo discorso: “siamo qui, noi donne, e spacchiamo”.

Il medley delle Nomination Miglior Artista Esordiente – Un segmento ormai tradizionale, ma sempre apprezzato, è stato il medley dedicato ai candidati come Best New Artist. Quest’anno è stato particolarmente vario e avvincente: sul palco si sono alternati RAYE (dalla Gran Bretagna) con la sua soul ballad Oscar Winning Tears, Shaboozey (rapper emergente) con l’irriverente A Bar Song (Tipsy), Doechii con uno snippet di Catfish, Benson Boone con la pop ballad Beautiful Things, Teddy Swims con la funky Lose Control e Madison Beer (anche se non era nominata BNA, ha partecipato al medley come guest) con la dolce Good News.

Il tutto mixato abilmente dalla DJ Miss Milan​ che in console cuciva un pezzo all’altro. Un’esibizione collettiva che ha messo in luce la prossima generazione di stelle: generi diversi, stili diversi ma tutti uniti dall’entusiasmo del debutto. E poco dopo, la vincitrice Chappell Roan è stata annunciata: in quel momento tutti i partecipanti al medley sono tornati sul palco per abbracciarla, in una scena di genuina camaraderie che ha scaldato i cuori.

L’omaggio In Memoriam e il ricordo di Liam Payne – Il segmento In Memoriam è stato particolarmente toccante quest’anno. Ad aprirlo, un emozionato Chris Martin dei Coldplay al pianoforte, che ha eseguito All My Love in una luce soffusa​. Mentre scorrevano sullo schermo i volti degli artisti scomparsi nell’ultimo anno, il tributo si è aperto con la foto di Liam Payne: l’ex membro degli One Direction, la cui morte improvvisa a fine 2024 ha sconvolto il mondo pop, è stato ricordato per primo. Chris Martin gli ha dedicato le prime strofe, visibilmente commosso, dando il via a un silenzio solenne nell’arena​. A seguire, la cantautrice Brandi Carlile si è unita alla band di Martin per cantare Don’t Give Up in duo, rendendo omaggio anche a musicisti come Sinéad O’Connor, Burt Bacharach e Tony Bennett.

Il segmento si è chiuso con un coro gospel che ha intonato Forever Young mentre scorrevano gli ultimi nomi. È stato uno dei momenti più commoventi della serata, culminato con la platea in piedi e un lungo applauso per chi non c’è più. Molti occhi lucidi tra il pubblico – vedere anche artisti apparentemente “duri” come Eminem asciugarsi una lacrima durante la foto di Coolio, o Taylor Swift sussurrare “we love you” guardando l’immagine di Sinéad, ha fatto capire quanto questi tributi vadano oltre i generi e tocchino l’umanità condivisa degli artisti.

Altre performance degne di nota: impossibile citarle tutte ma non possiamo dimenticare Billie Eilish che, accompagnata dal fratello Finneas, ha presentato il nuovo singolo Birds of a Feather in un’ambientazione onirica con gabbie illuminate sullo sfondo​; l’esibizione travolgente di Jon Batiste tratta dal documentario American Symphony – un mix di classica e jazz con orchestra – poco prima che vincesse il Grammy per il Miglior Film Musicale; e ancora Anitta che ha portato un pezzo di carnevale brasiliano sul palco duettando a sorpresa con Karol G in un mashup funk carioca/reggaeton che ha fatto saltare tutti. Da segnalare anche un momento divertente: Trevor Noah, presentatore della serata, in un intermezzo ha duettato ironicamente con Cynthia Erivo su un breve pezzo rap scritto da lui dal titolo Crypto Arena Blues, scatenando le risate. In definitiva, le performance dei Grammy 2025 sono state all’altezza della fama dello show: memorabili, spettacolari e capaci di toccare tutte le corde emotive, dalla gioia sfrenata al ricordo commosso.

Discorsi dei vincitori: citazioni e momenti da brividi

I discorsi di accettazione dei premi ai Grammy spesso regalano perle di spontaneità, emozione e – talvolta – messaggi potenti. L’edizione 2025 ci ha offerto un ventaglio di speech memorabili, dai ringraziamenti più teneri alle dichiarazioni dal forte impatto sociale. Ecco alcuni estratti e momenti top dai microfoni dei vincitori.

Beyoncé (“genre is a code word”) – Il discorso di Beyoncé per il Best Country Album è già entrato negli annali per la sua importanza. La diva, con in mano il suo Grammy country, ha scelto di lanciare un messaggio al di là dei ringraziamenti di rito: “Credo che a volte il termine ‘genere’ sia un codice per tenerci al nostro posto come artisti” ha affermato decisa, guardando la platea dei colleghi​. Parole forti, pronunciate da una donna nera che ha appena vinto in un genere storicamente dominato da bianchi: la sala è scoppiata in un applauso fragoroso.

Beyoncé ha poi incoraggiato tutti gli artisti a “fare ciò per cui si sentono portati, con passione e perseveranza”, perché – ha sottolineato – seguire l’ispirazione può portare a risultati inattesi come quello. Ha quindi ringraziato i “meravigliosi artisti country che l’hanno accolta”, la sua famiglia e Dio, concludendo di essere ancora sotto shock per l’onore ricevuto​. Questo discorso, applaudito in piedi da molti (si è vista Kelsea Ballerini asciugarsi una lacrima), è stato celebrato sui social come manifesto contro le barriere di genere musicale e in generale contro le etichette limitanti. “Genre is a code word…” è già diventato un quote iconico attribuito a Beyoncé​. Indubbiamente uno dei momenti chiave della serata.

Doechii (“You can do it – anything is possible”) – Se c’è un discorso che ha strappato lacrime e applausi unanimi, è stato quello di Doechii per il Best Rap Album. La rapper, come raccontato, ha fatto notare con orgoglio di essere solo la terza donna a vincere quel premio in oltre 30 anni​. “Questo premio fu introdotto nel 1989 e solo due donne lo avevano vinto… Lauryn Hill – anzi, aspetta, tre donne: Lauryn Hill, Cardi B e ora Doechii!” ha esclamato all’inizio del suo speech, quasi incredula lei stessa​. La platea è esplosa in un “yeah!” liberatorio. Doechii ha poi condiviso parte del suo percorso personale: “Ho messo il cuore e l’anima in questo mixtape… Ho attraversato così tanto e mi sono dedicata alla sobrietà, e Dio mi aveva detto che sarei stata ricompensata, facendomi vedere quanto in alto potevo arrivare”.

La voce di Doechii si è rotta più volte mentre parlava, ma il momento più potente è giunto verso la fine, quando ha guardato la telecamera e ha lanciato un messaggio diretto: “So che c’è qualche ragazza nera – anzi tante donne nere – che mi guarda in questo momento. Voglio dirvi che potete farcela. Tutto è possibile. Non permettete a nessuno di imporvi stereotipi”​. La commozione era tangibile: Doechii piangeva, Cardi B dietro di lei piangeva, Lizzo in platea piangeva. Le sue parole di empowerment, “you can do it, anything is possible”, sono state condivise milioni di volte online e acclamate come uno dei discorsi più ispirazionali visti ai Grammy negli ultimi anni​. La rapper ha concluso con un semplice “grazie di cuore, sto vivendo un sogno”. Un sogno che lei stessa ha trasformato in una testimonianza di forza per altre giovani come lei.

Sabrina Carpenter (“Thank you, holy sh—, bye!”) – Sul versante opposto in termini di tono, ma ugualmente memorabile, c’è il discorso di Sabrina Carpenter per il Best Pop Vocal Album. Sabrina è salita sul palco ancora ansimante per la performance appena conclusa e ha iniziato in modo adorabilmente scomposto: “Hello! Sto ancora senza fiato dall’esibizione, quindi davvero non mi aspettavo questo…” ha detto ridendo e cercando di ricomporsi​. Ha poi guardato il monitor con i nomi delle altre nominate e ha confessato candidamente: “Tutte quelle nominate sullo schermo sono tra le mie artiste preferite al mondo, non posso credere di essere nella stessa categoria”​. Già qui molti in sala (inclusa Taylor Swift) hanno fatto un applauso affettuoso alla giovane collega.

Sabrina ha continuato dicendo che era il suo primo Grammy e che “si era scritta i nomi su un tovagliolo per non dimenticare nessuno, ma adesso è tutto sudato e illeggibile”, suscitando risate generali​. Ha ringraziato l’Academy “per averci riuniti tutti stasera a celebrare la musica”​ e i suoi fan “che hanno fatto sì che la mia musica fosse ascoltata”. Poi, ringraziando il suo team e la famiglia, Sabrina si è lasciata scappare: “…ringrazio Island Records e—what the hell? Non so se posso dire ‘hell’ in diretta, ma ormai l’ho detto tre volte, quindi grazie lo stesso!”​. La sala è scoppiata a ridere: questa spontaneità così fresca è stata davvero divertente.

E il finale, come già menzionato, è stato del tutto fuori copione: dopo aver elencato velocemente produttori e autori (“Jack, John, Amy, Julian, Ian… vi amo, non avete idea di quanto amo voi e quanto significhi questo album per me”​), Sabrina ha salutato esclamando: “Grazie, holy shit, ciao!”​. Naturalmente l’ultima parolina – un’imprecazione affettuosa intraducibile se non con “caspita” – è stata censurata in TV, ma tutti l’hanno letta sulle labbra. Sabrina stessa se n’è andata scoppiando a ridere e coprendosi la bocca, consapevole della gaffe. Un momento di spontanea autenticità che ha reso il suo discorso uno dei più amati dai fan sui social, memato e celebrato con affetto: “Sabrina che bestemmia teneramente ringraziando, mood 2025”. Persino la Recording Academy ha poi twittato ironicamente: “Tranquilla Sabrina, ai Grammy hell si può dire 😄”. Un discorso magari non solenne ma genuino, perfetto specchio dell’emozione sincera di una giovane alla sua prima grande vittoria.

Altri momenti notevoli dai discorsi: da citare anche Lizzo, che ritirando (a sorpresa) il premio di Registrazione dell’Anno al fianco di Kendrick Lamar (che l’ha voluta condividere con lei, essendo lei co-autrice di Not Like Us) ha detto scherzando “Kendrick, sei sicuro? Ti presto volentieri il Grammy nel weekend”, facendo ridere tutti – un siparietto nato dal fatto che Not Like Us contiene un sample vocale di Lizzo e l’artista ha partecipato al processo creativo. Jimmy Carter, vincitore a 100 anni del Best Audio Book, non era ovviamente presente (il premio è stato ritirato dal figlio) ma la sala gli ha tributato una standing ovation straordinaria quando è stata annunciata la vittoria postuma – un momento toccante di unità e rispetto per un uomo che ha vinto 4 volte in quella categoria​.

Charli XCX, vincendo Best Dance/Electronic Album, è saltata letteralmente di gioia gridando “I didn’t expect this, let’s rage!” e poi ha ringraziato i fan della comunità LGBTQ+ che la sostengono da sempre. Jon Batiste, premiato per il suo documentario musicale, ha parlato con la solita grazia del “potere curativo della musica” citando una frase di Quincy Jones: “Love is love is love”, dedicando il premio a chi lotta per esprimere se stesso. E commovente è stato anche il ringraziamento di Meshell Ndegeocello, che vincendo per l’album ispirato a James Baldwin ha citato proprio lo scrittore: “Come disse Baldwin, la musica è il luogo in cui incontriamo Dio. Grazie per aver incontrato me attraverso la mia musica”, suscitando un lungo applauso dagli addetti ai lavori presenti.

Insomma, dai discorsi di questa edizione sono venute fuori lacrime, risate e messaggi importanti. Tra una Beyoncé che rompe gli schemi, una Doechii che ispira una generazione, e una Sabrina che impreca per la felicità, possiamo dire che i Grammy 2025 hanno mostrato il lato più umano e spontaneo degli artisti, avvicinandoli un po’ di più a tutti noi. Ed è forse questo l’aspetto più bello: dietro ai premi luccicanti, abbiamo visto persone con emozioni vere, valori, paure e sogni – proprio come i fan che li guardano da casa.

Momenti salienti, curiosità e imprevisti dell’evento

Oltre alle esibizioni e ai discorsi, i Grammy ogni anno regalano una serie di “momenti di contorno” – alcune piccole curiosità, sketch, episodi imprevisti o persino polemiche – che contribuiscono a dare sapore all’evento. Ecco alcuni highlight extra che hanno segnato l’edizione 2025:

  • La “reunion” di famiglia Carter sul palco: quando Beyoncé è stata chiamata per l’Album dell’Anno, a consegnarle il Grammy sono stati invitati nientemeno che il capo dei pompieri di Los Angeles, Anthony Marrone e una squadra di vigili del fuoco in uniforme​. Questa scelta insolita – dei pompieri sul palco dei Grammy! – è stata un omaggio della produzione a tutti i first responder che hanno affrontato i gravi incendi che hanno colpito la California nei mesi scorsi. Beyoncé, sorpresa, ha abbracciato ciascun pompiere mentre riceveva il trofeo e ha speso parole di elogio: “Voglio ringraziare e lodare tutti i vigili del fuoco per tenerci al sicuro”, ha detto nel suo speech, menzionando proprio i pompieri sul palco​. Un bel momento di congiunzione tra spettacolo e vita reale, con l’arte che rende onore all’eroismo quotidiano.
  • La gag di Trevor Noah e il “quasi incidente” Kanye-Taylor: il presentatore Trevor Noah ha condotto con la consueta verve, infilando battute sui temi caldi della musica. Una delle gag più riuscite è stata quando, scherzando su passate controversie ai Grammy, ha detto: “Tranquilli, quest’anno non ci saranno slap improvvisi” (allusione allo schiaffo di Will Smith agli Oscar) e poi ha aggiunto “Abbiamo Kanye West qui in prima fila e Taylor Swift seduta proprio dietro… cosa mai potrebbe andare storto?”. La regia a quel punto ha inquadrato Kanye West e Taylor Swift separati da poche poltrone, con espressioni divertite e imbarazzate. Taylor ha fatto finta di guardare altrove ridendo, Kanye ha alzato le mani come a dire “non farò nulla, giuro”. Il pubblico ha colto l’ironia e applaudito – era la prima volta che i due si trovavano nella stessa stanza ai Grammy dopo anni. Non c’è stato alcun incidente ovviamente, anzi a fine serata pare (secondo video rubati) che Taylor e Ye si siano salutati brevemente dietro le quinte. Una piccola curiosità che i media hanno rilanciato come “Peace at last?”. Sicuramente Trevor Noah ha saputo sdrammatizzare antiche tensioni con intelligenza.
  • Il “bleep” a Sabrina Carpenter: ne abbiamo parlato, ma vale la pena inserirlo tra gli imprevisti divertenti. Il finale di discorso di Sabrina (“thank you, holy sh—, bye!”) è stato completamente silenziato in diretta TV​. In sala naturalmente si è sentito tutto e c’è stata una risata generale. Su Twitter, #HolyShitBye è diventato trend immediatamente, con la stessa Sabrina che ha twittato scherzando “oops 😇 #IDidntKnowICouldntSayThat”. Un piccolo incidente di censura che però ha fatto aumentare la simpatia del pubblico verso la giovane cantante.
  • La standing ovation a Jimmy Carter: va segnalato ancora l’ovazione spontanea dedicata all’ex Presidente Carter, vincitore postumo a 100 anni. Quando il figlio ha ritirato il premio per il miglior audiolibro narrato, tutta la Crypto.com Arena si è alzata in piedi – un momento davvero insolito per una categoria tecnica, segno dell’affetto verso Carter. Molti inquadrati avevano la mano sul cuore. Un tributo genuino che ha unito tutti in sala, a prescindere dalla generazione o dal genere musicale.
  • Gli abbracci euforici nel backstage: a fine serata, i social dei Grammy hanno diffuso clip dal backstage mostrando scene di giubilo tra artisti. Bellissimo il video in cui Lizzo salta letteralmente al collo di Doechii urlando “You did it girl!” subito dopo il suo premio. O quello di Charli XCX che balla con Raye brandendo i propri Grammy come fossero maracas. Anche Beyoncé e Taylor Swift si sono incrociate dietro le quinte e si sono abbracciate calorosamente – un momento colto dalle telecamere interne e che ha mandato i fan in visibilio (Queen B e TayTay non si vedevano insieme in pubblico da molto tempo). Insomma, tanta camerateria e complimenti sinceri tra colleghi, a riprova del clima positivo respirato quest’anno.
  • Le polemiche mancate: stranamente, questa edizione non ha visto grosse polemiche. Qualche commentatore ha sollevato perplessità sul fatto che Beyoncé, con 11 nomination, abbia vinto “solo” 3 premi, insinuando che l’Academy continui a riservarle un trattamento non all’altezza (una vecchia storia, considerando le passate sconfitte di Beyoncé per Album of the Year). Ma in realtà stavolta Queen B ha preso proprio l’Album dell’Anno, quindi i critici hanno avuto poco da dire. Altri avrebbero voluto vedere premiata Taylor Swift almeno in una categoria (Taylor è tornata a casa a mani vuote nonostante 6 nomination), ma la stessa Swift si è mostrata serena e sorridente tutta la sera, sostenendo i colleghi. Forse l’unico appunto diffusosi sui social riguarda Bad Bunny: alcuni fan hanno definito “snobbata” la sua sconfitta nella categoria urbana, parlando di una possibile sottovalutazione del reggaeton mainstream da parte dell’Academy. Tuttavia, Bad Bunny aveva già vinto molto negli scorsi anni e lui stesso è stato visto ridere e scherzare con Residente dopo la premiazione. Dunque poche ombre e tante luci, segno che la cerimonia è stata gestita al meglio, senza gaffe organizzative né momenti di tensione.

I Grammy 2025 hanno saputo intrattenere anche oltre la musica, con piccole grandi storie nei corridoi, sul palco e dietro le quinte. Dall’abbraccio Shakira-Beyoncé alla gag Kanye-Taylor, dai bleep sfuggiti ai fan in lacrime per Carter, è stata una serata ricca di umanità e leggerezza. E forse è proprio questo che ha reso l’evento così riuscito: oltre alla competizione artistica, c’è stato spazio per celebrare la comunità musicale e i suoi legami, in modo spontaneo e divertito.

Nuove leve ed eredità storiche: un equilibrio perfetto

Volendo tirare le somme finali, i Grammy Awards 2025 si possono definire come l’edizione dell’equilibrio tra il nuovo e il “classico”. Abbiamo assistito all’incoronazione di giovani artisti emergenti – Sabrina Carpenter, Doechii, Chappell Roan, Raye, Meshell Ndegeocello – che simboleggiano il futuro della musica, portando freschezza e messaggi di cambiamento. Allo stesso tempo, figure leggendarie – dai Rolling Stones ai Beatles, da Beyoncé a Stevie Wonder – hanno ottenuto il giusto riconoscimento e hanno mostrato che la loro eredità è più viva che mai.

È stata la notte in cui Beyoncé ha finalmente ottenuto quel Grammy all’altezza del suo status (Album dell’Anno), infrangendo barriere di genere sia musicali che sociali. La notte in cui Kendrick Lamar ha rafforzato il suo ruolo di voce della coscienza rap e Doechii ha aperto la strada a tante ragazze che sognano di fare hip hop. Ma anche la notte in cui le icone del passato come i Beatles hanno potuto brillare ancora una volta con l’aiuto della tecnologia, creando un ponte tra epoche.

Altrettanto importante, questa edizione ha evidenziato un cambio di paradigma: la centralità delle donne e delle diversità. Le donne dominano molte categorie – pop, R&B, rap, country – non solo con il talento ma anche con narrative forti di emancipazione (si pensi ai discorsi di Beyoncé e Doechii). Artisti di background diversi (per provenienza geografica, etnica, culturale) sono stati celebrati: dall’afrobeat di Tems al folk dei Monti Appalachi di Sierra Ferrell, fino all’elettronica queer di Charli XCX. I Grammy 2025 hanno davvero rappresentato uno specchio fedele della musica globale contemporanea, inclusiva e molteplice.

Dal punto di vista spettacolare, lo show è stato avvincente e fluido, segno di un formato che sta trovando nuova linfa. Merito anche di una “nuova guardia” di star che hanno saputo animare il palco: Sabrina, Doechii, Karol G, Olivia Rodrigo (che ha presentato un premio ed era nominata per una canzone da film), e così via. Come ha scritto Harper’s Bazaar, “le dive pop hanno salvato i Grammy”, riferendosi proprio alla ventata di entusiasmo portata da queste giovani donne sul palco​​. E contemporaneamente, le grandi reunion (Beatles, Run-DMC nel documentario premiato, la celebrazione di Los Angeles) hanno soddisfatto i nostalgici.

In conclusione, l’edizione 2025 può ben dirsi una delle più complete e riuscite degli ultimi anni. Ha incoronato i vincitori più meritevoli in tutte le categorie – e noi li abbiamo elencati tutti, dalle superstar del pop alle categorie più di nicchia e tecniche – evitando clamorose ingiustizie. Ha offerto momenti di spettacolo puro, ma anche riflessioni e messaggi di spessore. Ha saputo emozionare, divertire e far discutere nelle giuste dosi.

In questo articolo abbiamo esplorato tutti i vincitori, categoria per categoria – ma anche l’anima di una serata che è stata, a detta di molti, “la migliore degli ultimi anni”. Noi ve l’abbiamo raccontata così, con passione e dovizia di particolari, sperando di avervi fatto rivivere quelle ore di musica e magia. E se c’è un’immagine con cui congedarci, scegliamo quella forse più simbolica: Beyoncé che alza il Grammy al cielo mentre dietro di lei una fila di vigili del fuoco applaude e in prima fila, Sabrina Carpenter e Doechii saltano e gridano di gioia come fossero sue sorelle minori. È la fotografia perfetta di questi Grammy: tradizione e novità che si abbracciano, in un unico, emozionante evento che guarda al futuro senza dimenticare da dove viene. Alla prossima edizione, con la musica che evolve ma resta sempre la nostra compagna più fedele!



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