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Nel 2022 Michael Hartnett, strategist di Bank of America, ha coniato il termine “Magnificent 7”, riferito ai sette giganti tecnologici Amazon, Alphabet, Apple, Meta Platforms, Microsoft, Nvidia e Tesla, che dall’ottobre di quell’anno hanno effettivamente trainato i listini Usa, contribuendo al 70% del rally dell’indice S&P500. Nei giorni scorsi, lo stesso analista ha però suggerito una provocatoria variante di quella definizione, declinandola in “Lagnificent 7”, facendo riferimento al termine “lag”, che in inglese significa letteralmente “rallentamento”. Secondo Hartnett gli investitori sono sovraesposti su questi titoli, che dal canto loro ormai sono diventati troppo costosi.

Quanto successo nelle scorse settimane, quando si è affacciata sul mercato la start-up cinese DeepSeek, attiva nel campo dell’intelligenza artificiale, generando una sorta di terremoto sulle quotazioni dei colossi Usa, fortemente esposti sul settore, con investimenti enormi alle spalle e altrettanti già in programma per l’anno in corso, ha fornito inoltre un assaggio dell’estrema sensibilità e anche fragilità di quest’area di business, che sarà sempre più esposta a speculazioni e invasioni di campo, che imporranno un rischio operativo sempre più elevato. In quest’ottica, può essere utile fare il punto sul quadro tecnico dei sette titoli dei colossi Usa.

Amazon. Il titolo è sostenuto da un solido trend rialzista, che anche nelle ultime sedute ha permesso alle quotazioni di aggiornare i massimi storici, superando la soglia psicologica dei 240 dollari. Nel breve si è delineato un utile supporto attorno a quota 233-231, che può rappresentare un primo punto di controllo, anche se un primo concreto segnale di debolezza si avrebbe solo con una discesa sotto 217-215 dollari.

Alphabet. La pubblicazione della trimestrale a metà settimana ha imposto un primo pesante stop alle quotazioni, che anche in questo caso avevano appena aggiornato i massimi oltre 207 dollari, per poi scivolare bruscamente fino a quota 190-188: nel complesso il quadro tecnico è ancora solido, ma proprio una discesa sotto 188 dollari potrebbe aprire le porte a una fase correttiva di più ampio respiro, con obiettivi a 182 prima e 176-175 dollari successivamente.

Apple. Il titolo ha iniziato il nuovo anno con il freno a mano tirato: dai massimi toccati nel periodo natalizio a ridosso dei 260 dollari, è infatti scivolato fino a quota 220, dove ha trovato uno scomposto spazio di recupero, che non ha però saputo consolidare. Il supporto a 220 dollari rappresenta un vero spartiacque per le quotazioni e un suo eventuale cedimento potrà fornire un concreto segnale ribassista.

Meta Platforms. Solida tendenza rialzista per il colosso dei social, che ha recentemente forzato i massimi storici, superando ampiamente la doppia cifra come sedute consecutive al rialzo: il breakout della resistenza a 635-638 dollari ha spinto il titolo anche oltre la soglia psicologica a quota 700, delineando uno scenario di breve ancora saldamente costruttivo. In questo caso non emergono urgenti elementi di criticità, dal momento che i supporti principali sono ancora a debita distanza.

Microsoft. Da diversi mesi il titolo è ingabbiato all’interno di un’ampia tendenza laterale, compresa tra un supporto abbastanza ben delineato in area 410-405 dollari e una fascia di resistenza molto meno netta, individuabile tra 440 e 455: nelle ultime sedute il titolo è tornato a testare il bordo inferiore del trading range, fornendo pericolosi segnali di debolezza, che rischiano ora di tradursi in un breakout ribassista.

Nvidia. È stato uno dei titoli più colpiti dall’avvento di DeepSeek, che ha proiettato le quotazioni dai massimi di inizio anno attorno ai 153 dollari, fino ai minimi di lunedì scorso in area 115-113: il quadro tecnico è sotto pressione, anche se il recupero delle ultime sedute ha parzialmente allentato la pressione. Sarà però necessario uno stabile ritorno sopra 130 dollari per convalidare la reazione, allontanando lo spettro di una nuova brusca battuta d’arresto.

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Tesla. Da alcune settimane il quadro tecnico di Tesla è in costante deterioramento, con il titolo che proprio nelle ultime sedute ha ceduto il supporto di breve a 375-373 dollari, confermando la recente perdita di momentum. Un’ulteriore discesa sotto quota 360 potrebbe convalidare il segnale di debolezza, aprendo le porte a una possibile estensione dell’attuale fase correttiva verso 330 prima e 310-300 in seconda battuta. (riproduzione riservata)



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