quando l’ansia per il futuro si tramuta in acquisti compulsivi

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Il doom spending, o “spesa da catastrofe imminente” come la tradurremmo in italiano, è un fenomeno psicologico e comportamentale che consiste nel fare acquisti compulsivi come risposta allo stress, all’incertezza che si prova riguardo al futuro sempre più incerto che si profila all’orizzonte. Una sorta di consolazione, di fatto, che per un po’ di tempo allontana le ansie del domani. A livello pratico, il doom spending non è diverso dallo shopping compulsivo che si fa quando si è molto tristi, ma in questo specifico caso a muoverci è il pessimismo verso un mondo in profonda crisi.

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Cosa è il doom spending, la “spesa da catastrofe imminente”

Il termine, nato sulle piattaforme social, è stato ufficializzato da un recente sondaggio condotto dalla società americana Credit Karma, che analizza dati relativi al credito. Deriva dall’unione di doom (“rovina”, “catastrofe”) e spending, e si riferisce all’abitudine di spendere soldi in modo compulsivo quando ci si sente sopraffatti dalle notizie negative e dalle crisi globali (il COVID-19 ha influito particolarmente sulla diffusione del fenomeno). In questo caso l’acquisto diventa un meccanismo di coping, ossia un modo per alleviare le emozioni negative almeno temporaneamente. Così l’incertezza per il domani si tramuta in acquisti spesso e volentieri a portata di clic (ma valgono anche gli acquisti fisici in negozio).

Le fasce di popolazione maggiormente coinvolte sono quelle dei Millennial (43%) e della Generazione Z (35%), che stanno vivendo la loro gioventù in un presente che offre visioni di un futuro incerto. Per un’ampia fetta di queste fasce generazionali il doom spending è diventato una forma di consolazione: comprare qualcosa infatti dà l’illusione di fare qualcosa per il proprio benessere fisico e mentale, e aiuta a farci sentire più in controllo, anche se solo temporaneamente, come affermato dalla psicologa Kristina Durante a The Cut, che ha aggiunto:

Avere un cervello umano nel mondo di oggi significa essere cronicamente stressati. La maggior parte dei problemi che vediamo ogni giorno sono cose per cui non possiamo fare molto. Al contrario, acquistare cose è un’azione che puoi completare e che risolve immediatamente un problema percepito.

L’ansia per il futuro e il sentirsi impotenti verso le tante ingiustizie che si leggono via media, però, non è l’unico fattore, perché spesso si aggiungono anche le preoccupazioni personali al fenomeno del doom spending: del resto, perché mai dovremmo risparmiare per il futuro se in quel futuro non riusciamo a percepire prospettive significative? Ecco allora che nella testa scatta un’esigenza, il “trattarci bene”. Anche se intimamente sappiamo che ordinare sushi d’asporto non farà bene al nostro portafoglio, d’altro canto può capitare di sentire che bisogna godere del tempo che abbiamo ora per cacciare via i brutti pensieri. Questo vale per una cenetta a base di comfort food, ma anche per quel bel paio di sneakers che abbiamo visto ai piedi di un cantante, quel nuovo tipo di borsa che va così di moda sui social, la T-shirt di quella marca o dell’irresistibile colore di stagione, il nuovo modello di iPhone e così via.

Per non parlare poi di tutti quei negozi progettati ad hoc proprio con specifiche strategie di design, estetica e marketing per attrarre Millennials e Gen Z. Lì, assieme alle piattaforme online a basso costo, si consuma un doom spending più silenzioso e apparentemente contenuto, perché tutti quegli oggetti dai colori e dalle forme irresistibili costano poco, ma se a fine anno sommassimo tutte queste mini-spese ci renderemmo conto di quanto avremmo potuto risparmiare.

Il lato negativo del boom spending: le conseguenze

Oltre a diventare una possibile dipendenza dallo shopping che finisce per occupare una bella fetta di pensieri allontanandoci dalla realtà, il doom spending è un bel problema perché non fa altro che peggiorare le finanze.

Le vecchie generazioni, osservando il fenomeno, potrebbero pensare che forse ai giovani che fanno doom spending manchi una visione per il futuro e che non sappiano cosa sia il sacrificio, ma non è così. In un video diventato virale su TikTok, la content creator Maria Melchor ha risposto così a chi pensa che le nuove generazioni scialacquino i loro soldi senza pensare:

Quando le persone più anziane mi chiedono come fanno i giovani a permettersi di comprare tutte quelle cose belle che loro non comprerebbero, rispondo che è perché non possiamo permetterci nient’altro. La proprietà di una casa o la creazione di una famiglia sono così fuori dalla nostra portata che usiamo i risparmi o le paghette per qualsiasi cosa ci porti una parvenza dell’idea di età adulta che ci è stata promessa.

Melchor mette il punto sulla questione senza mezzi termini: ai giovani i sacrifici sembrano fini a se stessi, e con la sfiducia più totale nel futuro non resta che fare una cosa: vivere nel presente.

Come evitare le spese compulsive

Arrivati a questo punto, se siete “vittime” di questo fenomeno vi starete chiedendo: ma non c’è un modo per interrompere questo ciclo di doom spending? Se è vero che i rivenditori hanno ottimizzato al massimo i sistemi di pagamento (online con pochi clic o in negozio appoggiando la carta sul lettore) e spendere è sempre più semplice, è anche vero che non tutto è perduto, e con un pizzico di consapevolezza e volontà ci si può imporre un freno.

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La prima cosa che possiamo fare per uscire dal doom shopping è cambiare le nostre abitudini sui social media e online, disiscrivendoci dalle newsletters, smettendo di seguire gli/le influencer che consigliano acquisti, o – più semplicemente – scrollando di meno. I social infatti ormai sono diventate enormi vetrine luccicanti dove tutto sembra desiderabile, e da cui è difficile fuggire, ma è importante giungere a una consapevolezza: stare al passo con le mode è finanziariamente impossibile per una fetta consistente della popolazione.

Se però avete visto qualcosa che vi interessa e state pensando di comprarla, fermatevi. Fate una pausa di (almeno) 24 ore prima di cliccare su “conferma acquisto”. Darsi il tempo di riflettere sugli acquisti potrebbe farci scoprire che forse non abbiamo davvero così tanto bisogno di quella cosa… e che forse non ci piace nemmeno così tanto. Per gli acquisti in negozio invece, potrebbe essere utile passare ai contanti, che offrono un’idea visiva della spesa e che proprio per questo possono porre un freno maggiore allo shopping.

Se siete dei doom spenders, privarvi improvvisamente di tutte queste spese potrebbe non essere una buona idea: per uscire da questo circolo vizioso, potrebbe essere d’aiuto imporsi un budget mensile e rispettarlo, facendo sì che cali man mano.

Infine, teniamo sempre a mence che concedersi dei piccoli regali materiali è un piacere, ma non dev’essere un piacere quasi quotidiano: ci sono tante altre cose che si possono fare senza spendere un euro e che regalano comunque un momento di felicità, lontani dalle ansie del domani.





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