Un momento della celebrazione del Giubileo delle Forze Armate in piazza San Pietro – ANSA
Il Giubileo delle Forze armate, celebrato ieri mattina dal Papa in piazza San Pietro, è stato l’occasione per un nuovo appello di pace e a difesa della vita. Francesco lo ha detto sia all’omelia (che ha letto solo in parte a causa della bronchite che lo affligge, lasciando il resto al maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie, l’arcivescovo Diego Ravelli), sia all’Angelus. Mai lasciarsi sedurre dallo spirito malvagio della guerra, ha ammonito. Ovunque ascoltare il grido di pace dei popoli.
Proprio al momento dell’Angelus, subito dopo la messa cui hanno partecipato migliaia di uomini e donne in divisa di diversi corpi armati, papa Bergoglio ha sottolineato: «Preghiamo per la pace, nella martoriata Ucraina, in Palestina, Israele, Myanmar, in tutto il Medio Oriente, nel Kivu, in Sudan. Tacciano ovunque le armi e si ascolti il grido dei popoli, che chiedono pace». In precedenza, concludendo la celebrazione eucaristica, Francesco aveva ancora una volta rivolto il suo appello, insieme con la sua gratitudine ai presenti. «Prima di concludere questa celebrazione desidero salutare tutti voi che avete dato vita a questo pellegrinaggio giubilare delle Forze armate, di Polizia e di Sicurezza». «Ringrazio per la loro presenza – aveva aggiunto – le distinte autorità civili e per il loro servizio pastorale gli ordinari militari e i cappellani». Quindi aveva esteso il saluto a tutti i militari del mondo. «Vorrei ricordare l’insegnamento della Chiesa a tale proposito – aveva proseguito -. Dice il Concilio Vaticano II (Gaudium et Spes, ndr): “Coloro che al servizio della patria esercitano la loro professione nelle file dell’Esercito si considerino anche essi come servitori della sicurezza e della libertà dei loro popoli. Questo servizio armato va esercitato solo per legittima difesa, mai per imporre il dominio sulle altre Nazioni, sempre osservando le convenzioni internazionali in materia di conflitti”. E prima ancora nel sacro rispetto della vita del creato». Per l’Italia erano presenti il ministro delle Difesa, Guido Crosetto, quello dell’Economia Giancarlo Giorgetti, i sottosegretari alla difesa Matteo Perego di Cremnago e Isabella Rauti, oltre al capo della Polizia Vittorio Pisani, il capo di Stato Maggiore della Difesa, il generale Luciano Portolano e il capo dei vigili del Fuoco Eros Mannino.
Anche nell’omelia della messa erano stati ribaditi gli stessi concetti. Come già ricordato, il Papa non l’ha letta tutta. «Adesso mi scuso un po’, e chiedo al maestro di continuare la lettura, per difficoltà nel respiro», ha spiegato passando il testo all’arcivescovo Ravelli, maestro delle Celebrazioni liturgiche pontificie. Da qualche giorno Francesco è sofferente per una bronchite: tuttavia non ha mai interrotto il programma delle udienze, limitandosi però a tenerle a Casa Santa Marta. Nell’omelia il Pontefice ricorda ai militari e alle forze dell’ordine: «A voi è affidata una grande missione, che abbraccia molteplici dimensioni della vita sociale e politica: la difesa dei nostri Paesi, l’impegno per la sicurezza, la custodia della legalità e della giustizia, la presenza nelle case di reclusione, la lotta alla criminalità e alle diverse forme di violenza che rischiano di turbare la pace sociale. E ricordo anche quanti offrono il loro importante servizio nelle calamità naturali, per la salvaguardia del creato, per il salvataggio delle vite in mare, per i più fragili, per la promozione della pace».
Riferendosi al Vangelo del giorno (la pesca miracolosa), il Papa prosegue: «Anche a voi il Signore chiede di fare come Lui: vedere, salire, sedersi. Vedere, perché siete chiamati ad avere uno sguardo attento, che sa cogliere le minacce al bene comune, i pericoli che incombono sulla vita dei cittadini, i rischi ambientali, sociali e politici cui siamo esposti. Salire, perché le vostre divise, la disciplina che vi ha forgiato, il coraggio che vi contraddistingue, il giuramento che avete fatto, sono tutte cose che vi ricordano quanto sia importante non soltanto vedere il male per denunciarlo, ma anche salire sulla barca in tempesta e impegnarsi perché non faccia naufragio, con una missione al servizio del bene, della libertà, e della giustizia. E infine sedervi, perché il vostro essere presenti nelle nostre città e nei nostri quartieri, il vostro stare sempre dalla parte della legalità e dalla parte dei più deboli, diventa per tutti noi un insegnamento: ci insegna che il bene può vincere nonostante tutto, ci insegna che la giustizia, la lealtà e la passione civile sono ancora oggi valori necessari, ci insegna che possiamo creare un mondo più umano, più giusto e più fraterno, nonostante le forze contrarie del male».
Un pensiero anche per i Cappellani, «una presenza sacerdotale importante in mezzo a voi. Essi non servono – come a volte è tristemente successo nella storia – a benedire perverse azioni di guerra. No. Essi sono in mezzo a voi come presenza di Cristo, che vuole accompagnarvi, offrirvi ascolto e vicinanza, incoraggiarvi a prendere il largo e sostenervi nella missione che portate avanti ogni giorno. Come sostegno morale e spirituale, essi fanno la strada con voi, aiutandovi a svolgere i vostri incarichi alla luce del Vangelo e al servizio del bene».
L’omelia si conclude con la gratitudine e una esortazione. «Vi siamo grati per quanto operate, a volte rischiando personalmente. Grazie perché salendo sulle nostre barche in pericolo, ci offrite la vostra protezione e ci incoraggiate a continuare la nostra traversata. Ma vorrei anche esortarvi – scrive il Pontefice – a non perdere di vista il fine del vostro servizio e delle vostre azioni: promuovere la vita, salvare la vita, difendere la vita sempre. Vi chiedo per favore di vigilare: vigilare contro la tentazione di coltivare uno spirito di guerra; vigilare per non essere sedotti dal mito della forza e dal rumore delle armi; vigilare per non essere mai contaminati dal veleno della propaganda dell’odio, che divide il mondo in amici da difendere e nemici da combattere. Siate invece testimoni coraggiosi dell’amore di Dio Padre, che ci vuole fratelli tutti. E, insieme, camminiamo per costruire una nuova era di pace, di giustizia e di fraternità».
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