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ROMA\ aise\ – Un 2025 “avaro” per i pensionati italiani residenti all’estero. È quanto spiegato da Fabio Porta, deputato del Pd eletto in Sud America, in cui ha spiegato le notizie, poco confortanti o addirittura “odiose”, concernenti le pensioni degli italiani all’estero.
Tra queste notizie, la notizia più clamorosa (e odiosa), secondo Porta è “ovviamente” il blocco della rivalutazione automatica per le pensioni superiori al trattamento minimo erogate dall’Inps ai nostri connazionali residenti all’estero: “sono stati colpiti e penalizzati circa 60.000 pensionati i quali non usufruiranno dell’adeguamento (comunque insignificante – dello 0,8% – ma pur sempre un aumento) delle loro pensioni all’aumento del costo della vita”. Questo, secondo il deputato dem è “un atto insensato e illegittimo che cercheremo di contrastare in tutti i modi nel prosieguo dell’anno in corso”.
“L’esclusione dalla rivalutazione è operata in via eccezionale per il solo 2025”, spiega ancora Porta riportando ciò che “ci hanno detto”. “Fermo restando tuttavia l’effetto negativo dell’esclusione anche sui ratei di trattamento corrisposti negli anni successivi al 2025”.
Tale misura, “comporterà un risparmio per le casse dello Stato (sulle spalle dei nostri connazionali emigrati) di 8,6 milioni di euro per ciascun anno del periodo 2025-2028; negli anni successivi, l’effetto previsto di minore spesa si riduce progressivamente, in ragione della previsione di una riduzione progressiva del numero di soggetti interessati. Le restanti 290.000 pensioni in pagamento all’estero pari o inferiori al trattamento minimo saranno invece incrementate del 2,2% per il 2025 (per il 2026 si prevede invece un aumento dell’1,3%). Infatti la Legge di Bilancio 2025 ha prorogato fino al 2026 l’incremento sulle pensioni di importo pari o inferiore al trattamento minimo, introdotto inizialmente dalla Legge n. 197/2022 (articolo 1, comma 310). L’incremento riconosciuto porterà il trattamento minimo a un massimo di 616,67 euro (senza contare ovviamente le eventuali maggiorazioni sociali dovute). Un importo comunque irrisorio a fronte dell’aumento persistente del livello generale del costo della vita e della conseguente diminuzione del potere d’acquisto della moneta, che penalizzano soprattutto i pensionati”.
Per le pensioni in convenzione internazionale, invece, “l’incremento è calcolato non sull’importo complessivo in pagamento inclusivo del pro-rata estero ma solo sul pro-rata italiano”. E infine, ha ricordato anche che “per la corresponsione dell’incremento non rilevano i redditi posseduti dal pensionato”.
“È stato confermato che anche per il 2025 l’età minima per accedere alla pensione di vecchiaia con 20 anni di contributi versati e all’assegno sociale (non erogabile o esportabile all’estero) rimane fissata a 67 anni – ha proseguito nella sua disamina il deputato Pd -. Mentre invece la pensione anticipata ordinaria è maturabile per gli uomini con 42 anni e 10 mesi di contributi e per le donne con 41 anni e 10 mesi di contributi. Sia la pensione di vecchiaia che quelle anticipate possono essere perfezionate con il meccanismo della totalizzazione in regime internazionale”.
“Quota 103”, altra pensione anticipata, che è stata prorogata per il 2025, “richiede invece 62 anni di età e 41 anni di contributi, totalizzabili in regime internazionale, ma anche la cessazione dell’attività lavorativa”.
“Opzione donna”, pensione anticipata per le donne ma che è riservata solo ad alcune lavoratrici che possono soddisfare requisiti difficilmente documentabili all’estero, “si perfeziona invece con 61 anni di età entro il 31 dicembre 2024 (ma anche prima se si hanno figli) e viene calcolata nel sistema interamente contributivo, meno conveniente”.
“Purtroppo la pensione anticipata ordinaria, “Quota 103” e “Opzione donna” prevedono le cosiddette finestre mobili, introdotte per contenere la spesa pensionistica, che posticipano la decorrenza dai 3 ai 12 mesi dal momento del perfezionamento del diritto anche per gli eventuali aventi diritto residenti all’estero” ha aggiunto infine Porta prima di constatare che “nonostante le nostre pressanti richieste a questo Governo (ma ad onor del vero anche ai Governi precedenti), tramite interventi politici, mozioni ed interrogazioni, non si muove nulla nel campo della stipula o del rinnovo delle convenzioni bilaterali di sicurezza sociale – cito per esempio quelle con il Cile, il Perù, l’Ecuador, la Colombia, il Brasile, etc. – escludendo così decine di migliaia di nostri connazionali dalla tutela previdenziale in regime di convenzione internazionale”. (aise) 





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