Sono possibili nuove, avanzate, relazioni industriali? L’esempio virtuoso di Aspi

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Sono possibili nuove, avanzate, relazioni industriali? Non sono solo possibili, in molte circostanze sono già una realtà, dove c’è la volontà di cercarle e costruirle. Un esempio virtuoso lo raccontiamo su Il diario del lavoro con l’intervista che abbiamo fatto ad Antonio Cavallera, direttore Human Capital di Aspi, la società erede di Autostrade. In questi ultimi quattro anni sono state cambiate radicalmente le relazioni industriali del gruppo, in pieno accordo con le organizzazioni sindacali, mettendo sempre al centro di ogni azione la persona, il lavoratore.

Con il sindacato in Aspi è stato attuato un sistema partecipativo vero, non di apparenza, a tutti i livelli. Al più alto è stata costruita una cabina di regia nella quale prendere tutte le decisioni di fondo dell’azienda. Ne hanno fatto parte i segretari generali dei sindacati con cui Aspi ha interlocuzione, cioè edili e trasporti. Federazioni di categoria non facili da trattare, ma con un grande passato di abitudine al confronto, che non ha guastato, al contrario.

Ma è stata messa in piedi anche una ampia rete di comitati per affrontare i problemi correnti e discendenti dalle decisioni che venivano prese nella cabina di regia. Una rete capillare che ha interessato ogni settore e ogni realtà territoriale dell’azienda. Un sistema fittissimo di decine e centinaia di incontri continui a tutti i livelli che hanno portato a un sistema generalizzato di partecipazione effettiva. Una grande fatica, ma con esiti molto convincenti.

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L’altro filone che ha guidato l’azienda e i sindacati con cui si confrontava è stato quello dell’attenzione alla persona, con il lavoratore sempre al centro di ogni azione. Anche qui un lavoro capillare per verificare tutte le richieste e le possibilità di intervento che si intrecciavano nella realtà quotidiana dell’azienda. Per capire di cosa i lavoratori avevano bisogno sono state effettuate nel tempo una serie di survey. E già il riscontro ottenuto è stato significativo. Se all’inizio ai questionari dell’azienda rispondeva il 15% dei lavoratori, questa percentuale è cresciuta, fino al 70%, segno evidente del gradimento.

I lavoratori hanno capito e apprezzato, anche perché gli interventi diretti realizzati puntavano a risolvere problemi che loro sentivano fortemente. Forse il più importante è stato quello operato per combattere gli infortuni sul lavoro. Tra le altre cose è stato istituito il principio della stop work authority, ossia la possibilità per qualsiasi dipendente, dall’operaio ai dirigente, di bloccare una lavorazione se pensa che questo non sia in sicurezza. Una cosa molto interessante che ha dimezzato l’andamento dell’indice infortunistico. Ancora, questo indice è stato inserito nella procedura per il calcolo del premio di produzione e nessuno si è mai lamentato, anche perché l’indice è sceso, anche in maniera sensibile, appunto fino a dimezzarsi in poco tempo.

Tutta l’azione a favore del lavoratore, costruita anche attraverso una serie di bonus e di permessi, non è stata un atto di buonismo, ma è frutto di una considerazione semplice: e cioè che se una persona sta bene, ha un lavoro dignitoso, un ambiente di lavoro gradevole, non è oggetto di azioni negative, è sereno, lavora meglio, è più produttivo. E infatti i risultati in termini della crescita di produttività sono tangibili. I vertici dell’azienda affermano infatti che questo sistema ha portato valore aggiunto all’azienda, ma anche al lavoro.

Il sindacato stesso ne ha tratto vantaggio. All’inizio del processo di trasformazione la realtà del confronto era improntata alla contrapposizione, poi i rapporti sono via via migliorati, i comportamenti sono cambiati, si sono fatti distesi e collaborativi. Un vantaggio per tutti. Una realtà importante, che andrebbe studiata. Si parla tanto di best practices, dell’opportunità di seguirle e monitorarle, ecco questa è sicuramente una realtà da valutare. Se paragoniamo questa realtà con il rapporto aspro che oggi esiste tra i vertici delle confederazioni sindacali il confronto è stridente. Forse questo dovrebbe portare tutti a pensare che un’altra strada non è solo possibile, è già segnata.

Massimo Mascini



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