Il pianeta si sta scaldando e il livello del mare sta aumentando a una velocità allarmante, mentre le azioni dei governi restano drammaticamente inadeguate. A rivelarlo è l’ultimo studio del Climate Action Tracker (CAT), che sottolinea come, solo sei dei paesi analizzati abbiano presentato i nuovi obiettivi climatici al 2035 entro la scadenza del 10 febbraio 2025 prevista dall’Accordo di Parigi. Tra questi, solo il Regno Unito ha proposto misure realmente allineate al limite di 1,5°C di aumento della temperatura globale.
Mentre i disastri climatici si moltiplicano – dalle ondate di calore record alle inondazioni catastrofiche – la risposta politica resta insufficiente. L’incapacità di rafforzare gli obiettivi al 2030 mina la credibilità dei target al 2035, rendendo sempre più difficile evitare il superamento della soglia critica di 1,5°C. Il tempo stringe e il 2025 deve segnare un punto di svolta nelle politiche climatiche globali.
“Finora, i governi non hanno mantenuto le promesse fatte dieci anni fa: avvicinare il mondo a un percorso compatibile con il limite di 1,5°C alla velocità necessaria. La scadenza che loro stessi hanno fissato dieci anni fa deve segnare l’inizio di un anno di svolta nell’azione politica”, ha dichiarato Bill Hare, CEO di Climate Analytics, organizzazione partner del Climate Action Tracker
Target 2035 deboli e impegni traditi
Nonostante l’urgenza imposta dalla scienza, solo sei paesi analizzati dal Climate Action Tracker hanno rispettato la deadline del 10 febbraio 2025 presentando nuovi Contributi Determinati a livello Nazionale (NDCs). Tuttavia, solamente il Regno Unito ha delineato un percorso realmente compatibile con il mantenimento dell’aumento delle temperature entro 1,5°C.
Le altre nazioni che hanno presentato obiettivi al 2035—Emirati Arabi Uniti, Brasile, Stati Uniti, Svizzera e Nuova Zelanda—hanno invece avanzato piani insufficienti e ben lontani da ciò che servirebbe per contenere il riscaldamento globale entro 1,5°C. Gli altri grandi emettitori come UE, Cina e India non hanno ancora presentato i loro target, aggravando ulteriormente il deficit di ambizione climatica.
Secondo l’analisi del Climate Action Tracker, i target climatici presentati finora risultano troppo deboli, poco credibili e privi di trasparenza, poiché mancano di elementi essenziali per un’efficace azione contro il riscaldamento globale.
L’ambizione è il primo aspetto carente: gli impegni assunti non sono sufficientemente allineati alla scienza climatica e non rafforzano gli obiettivi al 2030, rendendo più difficile la riduzione delle emissioni nel breve termine. Anche l’equità è un punto critico, dal momento che non viene garantita una giusta distribuzione degli sforzi tra i paesi, con alcune nazioni che si assumono un carico maggiore rispetto ad altre. A questo si aggiunge la mancanza di credibilità, poiché molti dei target non sono supportati da politiche e azioni concrete che ne assicurino il raggiungimento. Infine, la trasparenza resta insufficiente: senza strumenti adeguati di verifica e monitoraggio, diventa impossibile valutare i reali progressi compiuti.
Uno degli aspetti più critici riguarda proprio il rafforzamento degli obiettivi al 2030, fondamentale per rendere credibili i target al 2035. Tuttavia, nessuno dei piani presentati ha incluso questo aggiornamento, compromettendo la reale possibilità di limitare il riscaldamento globale entro limiti di sicurezza.
Se i paesi rispettassero gli impegni attuali, le emissioni globali nel 2030 sarebbero del 70-85% superiori a quelle necessarie per restare sotto 1,5°C, una differenza che evidenzia l’enorme divario tra le promesse e la realtà dell’azione climatica.
La scienza è chiara: per mantenere il riscaldamento sotto 1,5°C, le emissioni globali dovrebbero raggiungere il picco entro quest’anno e dimezzarsi entro il 2030 rispetto ai livelli del 2019. A questa riduzione dovrebbe seguire un calo ancora più rapido, con l’azzeramento delle emissioni di CO₂ intorno alla metà del secolo e il raggiungimento del net-zero per tutti i gas serra poco dopo.
La crisi climatica accelera mentre gli impegni restano fermi
Mentre i governi tardano ad agire, il clima continua a peggiorare con una rapidità allarmante. Il 2024 è stato l’anno più caldo di sempre e il primo anno in cui la temperatura media globale ha superato per 12 mesi consecutivi la soglia di 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali.
Il tutto mentre le proiezioni di riscaldamento del CAT restano invariate dal 2021, segnalando un pericoloso immobilismo politico.
Nel frattempo, il mondo è stato colpito da una serie di eventi climatici estremi senza precedenti come le ondate di calore record negli Stati Uniti e in Europa, con temperature sopra i 50°C in alcune regioni; gli incendi devastanti in Canada e Australia, con milioni di ettari di foresta distrutti e le alluvioni catastrofiche in Brasile e India, che hanno provocato migliaia di vittime e miliardi di danni economici.
Eppure, nonostante la crescente evidenza dell’emergenza climatica, la maggior parte dei governi non ha ancora aggiornato i propri target al 2035.
Niklas Höhne, del NewClimate Institute, ha dichiarato: “Molti dei paesi che non hanno ancora presentato i loro nuovi obiettivi sono stati colpiti da disastri climatici negli ultimi mesi. Ci aspettiamo che utilizzino il tempo rimanente per sviluppare impegni climatici ambiziosi, allineati all’obiettivo di 1,5°C”.
La verità è che ogni decimo di grado conta. Ogni ritardo nelle politiche climatiche aumenta il rischio di superare soglie di pericolosità irreversibili. Se i governi non alzano il livello di ambizione, il pianeta rischia di entrare in una spirale di impatti climatici sempre più distruttivi, con conseguenze economiche, sociali e ambientali devastanti.
L’appello degli scienziati è chiaro: è il momento di agire, e di farlo in fretta.
Le NDCs non devono essere solo dichiarazioni di intenti, ma piani d’azione concreti, sostenuti da misure reali come:
- Riduzione drastica dei sussidi ai combustibili fossili
- Accelerazione della transizione alle energie rinnovabili
- Maggiori investimenti in efficienza energetica
- Piani di decarbonizzazione per industria e trasporti
Regno Unito: un obiettivo ambizioso per il 2035, ma servono azioni concrete
Il Regno Unito ha fissato un obiettivo climatico al 2035 ambizioso e allineato con i percorsi modellati per limitare il riscaldamento a 1,5°C, ma restano alcuni punti di debolezza.
Il target al 2035, presentato ufficialmente il 30 gennaio 2025, prevede una riduzione dell’81% delle emissioni rispetto ai livelli del 1990 e copre tutti i settori e tutti i gas serra. Con un obiettivo di 153 MtCO₂e, il Regno Unito ha colmato il divario con i percorsi compatibili con 1,5°C, scendendo sotto la soglia di 167 MtCO₂e.
Il target al 2030 dovrebbe essere ulteriormente rafforzato per essere pienamente compatibile con i percorsi di riduzione delle emissioni richiesti per 1,5°C. Attualmente, l’obiettivo di ridurre le emissioni del 68% rispetto ai livelli del 1990 è vicino al necessario 70%, ma un aggiornamento potrebbe incentivare altri paesi a rivedere i loro impegni.
Inoltre, il Regno Unito dovrebbe superare i target minimi previsti e aumentare il supporto finanziario ai paesi in via di sviluppo per accelerare la riduzione globale delle emissioni.
Un aspetto critico riguarda il divario tra le ambizioni e le politiche concrete: attualmente, solo il 24% delle riduzioni di emissioni necessarie per raggiungere l’obiettivo al 2035 è coperto da misure già in atto. Il nuovo governo dovrà quindi rafforzare rapidamente le politiche per trasformare questi impegni in azioni reali.
Infine, il Regno Unito deve accelerare l’eliminazione dei combustibili fossili, evitando nuovi investimenti in petrolio e gas.
Consiglia questa notizia ai tuoi amici
Commenta questa notizia
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link