Risparmiare o riscaldarsi? Il paradossale dilemma dei cittadini tedeschi

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Cominciamo dal titolo (tradotto) che è veramente tutto un programma: “I tedeschi preferiscono congelare piuttosto che pagare di più per il riscaldamento”. Un incipit paradossale che propizia la lettura di un interessante articolo, a firma di Jasper Steinlein, pubblicato sul sito di Euractiv.

Paragone fra Germania e Italia

Prima di entrare nel merito, è opportuno evidenziare che cosa significa l’inverno al di sopra delle Alpi. In Germania nel periodo dicembre-febbraio la temperatura media minima è intorno agli zero gradi mentre la massima non supera i 5/6 gradi. E per avere un’idea della rigidità del clima basta guardare all’Italia con i suoi 4 gradi di temperatura media minima e gli oltre 11 di massima nello stesso periodo dicembre-febbraio.

Insomma, tornando al titolo di cui sopra, se non accendere il riscaldamento nel nostro Paese durante il periodo invernale richiede comunque un certo coraggio, ovviamente in misura crescente risalendo dalla Sicilia alla Valle d’Aosta, non farlo in terra tedesca equivale ad un autentico atto di eroismo…

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La retorica della cautela

Eppure, nonostante siano passati tre anni “da quando i funzionari governativi tedeschi hanno incoraggiato i cittadini a ridurre il consumo di petrolio e gas in seguito alla guerra della Russia contro l’Ucraina”, l’autore dell’articolo spiega che “dal punto di vista dei consumi, la retorica della cautela ha funzionato fin troppo bene. Infatti, secondo un sondaggio commissionato dal gruppo energetico svedese Vattenfall, quasi il 60% dei tedeschi continua a risparmiare”.

Secondo i dati elaborati dall’autorità tedesca “Bundesnetzagentur” (Federal Network Agency), nel 2024, il consumo di gas da parte delle famiglie e dei piccoli negozi è rimasto al di sotto del livello medio degli anni pre-crisi 2018-2021, quest’ultimo un periodo nel quale il rischio di trovarsi in una situazione di povertà energetica era decisamente meno preoccupante per i tedeschi.

Più attenzione fra gli anziani

Nel dettaglio, in Germania quasi tre intervistati su quattro, nella fascia d’età superiore ai 65 anni, hanno dichiarato di essere diventati più attenti alle proprie abitudini di consumo energetico dal 2022 – in pratica a partire dal primo inverno successivo all’invasione dell’Ucraina –, mentre meno della metà del campione appartenente alla generazione più giovane, tra i 18 e i 35 anni, ha dichiarato lo stesso.

La scomposizione per fasce d’età non è certo casuale. Basti pensare che, rappresentando gli anziani attenti alle spese energetiche circa il 40% degli elettori in Germania, tutti i principali partiti politici hanno aggiunto nei loro programmi delle proposte migliorative in tema di consumi energetici in vista delle imminenti elezioni nazionali.

Socialdemocratici e Verdi

In particolare, ci sono i socialdemocratici che suggeriscono “il “leasing sociale” delle pompe di calore – cioè un modello di noleggio per le famiglie a basso reddito –, mentre il partito dei Verdi propone contributi statali fino al 70% per l’installazione di impianti di riscaldamento che non sono alimentati con i combustibili fossili.

Guardando all’altro fronte politico, quello del centrodestra, c’è il partito populista BSW di Sahra Wagenknecht che vorrebbe un cambio di rotta che porti la Germania a negoziare la riattivazione del gasdotto Nord Stream dalla Russia, mentre i liberaldemocratici dichiarano di voler eliminare del tutto le tasse sull’energia.

L’anno più caldo mai registrato in Germania

Nell’articolo si evidenzia che “la Germania ha appena vissuto l’anno più caldo mai registrato e questo, insieme alla riduzione dei prezzi del petrolio e del gas rispetto ai picchi della crisi energetica, ha aiutato le famiglie a ridurre le bollette energetiche. Secondo quanto rilevato dal portale tedesco di comparazione Verivox, i prezzi sono scesi del 12% per il gas e dell’8% per il gasolio da riscaldamento nel corso del 2024”.

Ma a mettere in allarme i molti tedeschi attenti ai consumi energetici c’è il timore che la discesa dei prezzi si interrompa presto. “È improbabile che i costi scendano ulteriormente – si legge – anche in considerazione della tassa sulle emissioni che la Germania impone ai proprietari di edifici con riscaldamento a combustibili fossili”.

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Costi scaricati sugli inquilini

Tassa sulle emissioni che finisce spesso per riversarsi su chi paga un canone di locazione, “sebbene esista una legislazione che impedisce ai proprietari di scaricare in toto questi costi sugli inquilini. E non si è finora concretizzato un bonus di compensazione sociale per i costi energetici sopportati dalle famiglie a basso reddito”.

Si tratta di un problema grave, tenuto conto che più della metà della popolazione tedesca vive in case prese in affitto e la maggior parte degli edifici non sono stati resi energicamente efficienti, il che significa utilizzare riscaldamenti a gasolio e gas con i relativi costi elevati in bolletta.

Preoccupazione dei cittadini tedeschi per la transizione

E così non sorprende il fatto che, nel sondaggio di Vattenfall, tre intervistati su quattro si dicono preoccupati di non essere in grado di sostenere gli alti costi di una Germania ecologica, perché comporterebbe il pagamento dell’installazione di pompe di calore o del teleriscaldamento, oppure tasse sempre più alte sul riscaldamento a combustibili fossili. “Molte persone nel Paese – è la conclusione – si rendono conto che la transizione energetica non è gratuita”.



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