25 Marzo 2025
La tassazione degli investimenti: guida completa


Scopri la tassazione di azioni, obbligazioni, titoli di Stato, ETF, fondi e criptovalute: aliquote d’imposta, regimi fiscali e strategie per ottimizzare le tasse sui tuoi investimenti.

Investire è una pratica sempre più diffusa tra i risparmiatori, sia per diversificare il proprio patrimonio (un’esigenza importante anche se è piccolo) sia per ottenere un rendimento nel tempo, proteggendosi dall’inflazione e magari ottenendo dei guadagni in conto capitale. Tuttavia ogni investimento è sottoposto a una tassazione specifica che dipende dallo strumento utilizzato. Spesso si sottovaluta l’impatto della tassazione sui rendimenti, quando invece il prelievo fiscale potrebbe erodere buona parte degli incrementi realizzati, rendendo così il bilancio finale molto magro per l’investitore. In questa guida completa alla tassazione degli investimenti ti spiegheremo come funziona l’imposizione fiscale sui vari strumenti, come azioni, obbligazioni, titoli di Stato, buoni postali fruttiferi, ETF, fondi comuni criptovalute e altri asset molto diffusi tra i risparmiatori, come i PIR (Piani Individuali di Risparmio) e le polizze vita.

Infine, vedremo i tre regimi fiscali disponibili in Italia: amministrato, gestito e dichiarativo. Scegliere il più adatto può aiutarti molto a ottimizzare le tasse e gli adempimenti tributari, dato che tutti i guadagni realizzati attraverso gli investimenti sono imponibili (come redditi di capitale o redditi diversi, a seconda dei casi) ma non sempre devono essere riportati nella dichiarazione dei redditi, e ciò dipende proprio dal regime fiscale scelto.

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 

Aliquote di tassazione sugli investimenti

La tassazione sugli investimenti in Italia varia in base allo strumento finanziario. Le principali aliquote di prelievo fiscale (cioè la percentuale che va versata allo Stato) sono due:

Aliquota del 26%

È quella generale, salvo che sia diversamente disposto. Si applica su:

  • Dividendi azionari;
  • Plusvalenze da vendita di azioni e titoli finanziari assimilati;
  • Interessi su obbligazioni private (corporate bond) come quelle emesse da banche e società;
  • Guadagni da ETF e fondi comuni di investimento;
  • Criptovalute (dal 2025 senza più soglia di esenzione; dal 2026 è previsto che l’aliquota salirà al 33%).

Aliquota del 12,5%

Questa aliquota ridotta e agevolata è prevista per:

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 

• Titoli di Stato italiani (BOT, BTP, CTZ, CCT, Buoni Postali Fruttiferi) ed europei, come quelli emessi dalla BCE (Banca Centrale Europea) e dagli Stati appartenenti all’Unione Europea;

• Titoli di Stato di Paesi appartenenti alla cosiddetta White List composta dagli Stati che intrattengono un adeguato scambio di informazioni con l’Italia (ad esempio: USA e Regno Unito), rispettando gli standard di trasparenza fiscale; l’elenco completo e aggiornato è pubblicato sul sito ufficiale del MEF (Ministero dell’Economia e delle Finanze);

• La componente di ETF e fondi comuni investita in titoli di Stato.

Eccezioni

Tutto ciò che non è espressamente compreso nell’aliquota ridotta al 12,5% subisce la tassazione al 26%. Ad esempio, mentre i Buoni Postali Fruttiferi godono dell’agevolazione, i depositi sui libretti postali no, e pertanto il prelievo fiscale su di essi ammonterà al 26%.

Oltre a queste due aliquote di base esistono altre imposte accessorie, come l’imposta di bollo dello 0,2% sul valore degli investimenti e la “Tobin Tax” sul trasferimento di proprietà di determinate azioni italiane (che tuttavia erode in maniera marginale i rendimenti, poiché l’aliquota massima è dello 0,2% sul valore delle transazioni, ridotta allo 0,1% per i trasferimenti che avvengono in mercati regolamentati; inoltre vi sono molteplici esenzioni, come tutte le operazioni che hanno controparte l’UE o la BCE).

Inoltre alcuni prodotti, come i Piani Individuali di Risparmio (PIR) e le polizze vita, hanno una tassazione diversa e ulteriormente agevolata e te ne parliamo nel prosieguo.

Tassazione degli strumenti finanziari

Tassazione delle azioni

Le azioni rappresentano una quota del capitale di una società e possono generare redditi sotto forma di:

  • • Dividendi: sono tassati al 26% per società quotate in Borsa, mentre per le società non quotate l’imposta si applica solo sul 58,14% dell’importo (tassazione effettiva del 15,12%).
  • • Capital gain: il guadagno dalla vendita di un’azione è tassato al 26%.

Come vedremo meglio fra poco, chi investe tramite un intermediario italiano può operare in regime amministrato, evitando di dover dichiarare autonomamente i profitti.

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Tassazione delle obbligazioni

Le obbligazioni sono titoli di debito emessi da aziende o governi e talvolta anche da organismi internazionali, come la BCE (Banca Centrale Europea) o la BEI (Banca Europea per gli Investimenti). La tassazione dipende dall’emittente:

  • • Titoli di Stato italiani ed esteri White List: tassazione agevolata al 12,5%;
  • • Obbligazioni corporate e bancarie: tassate al 26% su interessi e plusvalenze.

Tassazione degli ETF 

Gli ETF (Exchange-Traded Funds) sono fondi quotati in Borsa che replicano indici di mercato. La loro tassazione è la seguente:

• ETF armonizzati (regolamentati in UE): tassazione al 26% su plusvalenze e dividendi;
• ETF obbligazionari con titoli di Stato: la parte investita in titoli di Stato è tassata al 12,5%, il resto al 26%;
• ETF non armonizzati: possono richiedere dichiarazioni fiscali aggiuntive (quadro RW).

Tassazione dei fondi comuni d’investimento

I fondi comuni sono strumenti gestiti da società di gestione del risparmio (SGR), ma vengono collocati al pubblico anche tramite le normali banche, le imprese assicurative e gli uffici postali. Possono essere azionari, obbligazionari o misti.

I guadagni generati dai fondi vengono tassati al 26%, tranne la quota investita in titoli di Stato, che gode dell’aliquota del 12,5%. I fondi non armonizzati (extra UE): richiedono obblighi dichiarativi nel quadro RW.

Tassazione dei PIR

I PIR (Piani Individuali di Risparmio) sono strumenti di investimento creati per incentivare il risparmio a medio-lungo termine in aziende italiane, offrendo vantaggi fiscali significativi se rispettate determinate condizioni.

I vantaggi fiscali dei PIR consistono nell’esenzione totale dall’imposta sulle plusvalenze e sui redditi di capitale (quella con aliquota ordinaria del 26%) e dall’imposta di successione. Per beneficiare dell’esenzione bisogna rispettare questi requisiti:

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  • Durata minima dell’investimento di 5 anni** (se vendi prima, perdi i benefici fiscali e paghi il 26% sulle plusvalenze);
  • Investimento massimo di 40.000 euro all’anno**, fino a un totale di **200.000 euro complessivi;
  • Vincolo di allocazione: almeno il 70% del portafoglio deve essere investito in azioni o obbligazioni di PMI italiane o europee con stabile organizzazione in Italia.

Attenzione: in caso di vendita anticipata, e cioè se il PIR viene disinvestito prima dei 5 anni, si perdono i benefici fiscali e si dovrà pagare l’imposta sostitutiva del 26% sulle plusvalenze maturate.

Tassazione delle polizze vita

Le polizze vita sono strumenti finanziari con finalità di risparmio, investimento o protezione (quando assicurano il rischio di morte, garantendo un capitale o una rendita ai beneficiari). Esistono diverse tipologie di polizze vita con trattamenti fiscali differenti:

le polizze vita “Ramo I” (tradizionali con gestione separata) sono polizze a capitale garantito, collegate a investimenti in titoli di Stato e obbligazioni. Godono di una tassazione agevolata al 12,5% per la parte di rendimento derivante da titoli di Stato o strumenti equiparati, mentre il resto è tassato al 26%;

le polizze vita “Ramo III” (unit-linked e index-linked) sono collegate a fondi di investimento o indici finanziari. Le plusvalenze sono tassate al 26%, ma con possibilità di differire il pagamento delle imposte fino al riscatto della polizza. Sono anche esenti dall’imposta di successione, se il beneficiario è una persona fisica.

In caso di decesso dell’assicurato, il capitale versato ai beneficiari è esente da imposta di successione. Se la polizza è di Ramo I, non si applica alcuna tassazione sulle somme erogate; se appartiene al Ramo III, la tassazione del 26% si applica solo sulla parte di rendimento maturato, e quindi sulle plusvalenze dell’investimento (non sul capitale consistente nei premi versati).

Tassazione delle criptovalute

Le criptovalute come Bitcoin ed Ethereum sono considerate strumenti finanziari e hanno subito importanti modifiche fiscali: dal 2025: tutte le plusvalenze sono tassate al 26% senza soglia di esenzione (prima era di 2.000). Dal 2026 l’aliquota aumenterà al 33%.

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C’è, inoltre, un’imposta patrimoniale dello 0,2% sul valore delle criptovalute detenute al 31 dicembre di ogni anno.

Per le attività di mining e staking i proventi sono soggetti a tassazione come «redditi diversi» ai sensi dell’art. 67 del TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi).

Per la rivalutazione del valore di acquisto è possibile adeguare il valore fiscale pagando un’imposta sostitutiva del 18%. Infatti, per attenuare l’impatto dell’aumento dell’aliquota fiscale (dato che dal 1° gennaio 2025 la soglia di esenzione è stata eliminata, rendendo tassabili tutte le plusvalenze, indipendentemente dall’importo realizzato), è stata introdotta la possibilità di rivalutare il costo di acquisto delle criptovalute detenute al 1° gennaio 2025. Questo consente di considerare il valore di mercato a tale data indicata come nuovo costo di acquisto, pagando un’imposta sostitutiva del 18% sul valore rivalutato. Il versamento può essere effettuato in un’unica soluzione entro il 30 novembre 2025 o in tre rate annuali di pari importo, con interessi del 3% annuo sulle rate successive alla prima.

Per tutti i dettagli consulta la nostra guida specifica “Criptovalute: quando vanno dichiarate e come sono tassate“.

Regimi fiscali per gli investimenti

Passiamo ora all’aspetto dichiarativo. In Italia, gli investitori possono scegliere tra tre regimi fiscali, che determinano le modalità di pagamento delle imposte sugli investimenti.

Regime amministrato

La banca o il broker (cioè l’intermediario, come una piattaforma di trading online) agisce come sostituto d’imposta per conto dello Stato, e trattiene automaticamente le imposte su dividendi, interessi e plusvalenze. Così l’investitore riceve già il rendimento netto e non deve dichiarare nulla nel Modello Redditi PF (Persone Fisiche) o nel 730.

Questo regime è l’deale per chi vuole una gestione semplificata della fiscalità, senza alcun adempimento da porre in essere.

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Regime gestito

Qui il broker o la banca non tassa ogni singola operazione, ma calcola l’imposta in base al rendimento complessivo del portafoglio a fine anno (o prima, in caso di chiusura del rapporto).

Questo permette, attraverso la deduzione delle minusvalenze (che è possibile per i 4 anni successivi a quello in cui sono state riportate) di compensare eventuali perdite con i guadagni, riducendo l’impatto fiscale.

Questo regime è adatto a chi ha un portafoglio ampio e diversificato.

Regime dichiarativo

In questo caso l’intermediario non pone in essere alcun adempimento fiscale: è l’investitore che deve dichiarare autonomamente plusvalenze, dividendi e altri redditi finanziari nel Modello Redditi PF.

Il regime dichiarativo è necessario per chi utilizza broker esteri, che non applicano la tassazione alla fonte. Richiede la massima attenzione nella gestione fiscale, soprattutto nella compilazione del quadro RW relativo al monitoraggio degli investimenti.

Conclusioni

La tassazione degli investimenti in Italia segue un sistema articolato, con aliquote differenziate tra il 26% e il 12,5% a seconda dello strumento finanziario. Inoltre, la scelta tra i regimi fiscali amministrato, gestito o dichiarativo può influire significativamente sulla gestione della tassazione e sugli obblighi dichiarativi.

Con le nuove regole fiscali sulle criptovalute (dal 2025) e l’aumento dell’aliquota al 33% dal 2026, è fondamentale per gli investitori restare aggiornati e valutare strategie fiscali efficienti. In caso di dubbi, consultare un esperto fiscale può aiutare a ottimizzare il rendimento netto del proprio portafoglio.

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