A meno di un anno dalla scadenza dei tempi previsti (tra la fine del 2025 e il primo semestre del 2026) per utilizzare i fondi messi a disposizione dal Next Generation Eu e normati dal Pnrr, qual è la situazione dei tanti progetti avviati nel settore life science? Quali sono state le opportunità e quali le difficoltà?
Se ne è parlato al Meet in Italy for Life Sciences 2025, evento organizzato a Milano a Palazzo Lombardia dal Cluster Nazionale Scienze della Vita ALISEI, e di cui INNLIFES è media partner.
“Dalla ricerca all’impresa” (componente 2 della Missione 4): 9 miliardi di euro stanziati, più del 50% spesi
Con 194,4 miliardi di euro assegnati, l’Italia è lo stato membro che ha ricevuto l’importo maggiore. I soldi sono stati suddivisi in sette missioni, di cui due sono quelle che toccano il settore life science: la missione 6, dedicata alla salute, con 15 miliardi di euro, e la Componente 2 della Missione 4, “Dalla ricerca all’impresa”: 9 miliardi di euro per sostenere gli investimenti in ricerca e sviluppo e rafforzare le competenze.
«Con i 9 miliardi di questa Componente sono stati creati cinque centri nazionali di ricerca (i cosiddetti “campioni di ricerca”) che possono competere a livello internazionale (terapie geniche, supercalcolo e big data, agritech, biodiversità e mobilità sostenibile), 11 ecosistemi dell’innovazione per promuovere innovazione e trasferimento tecnologico a livello regionale, che agiscono quindi a livello territoriale, 14 partenariati di ricerca a livello nazionale. E una serie di infrastrutture di ricerca e tecnologiche» ha spiegato Paola Testori Coggi, Ambassador Future of health, Federated Innovation @MIND. Sono stati reclutati circa 6.500 ricercatori di tipo A (9mila se si includono gli assegni di ricerca).
Un enorme laboratorio che mette insieme pubblico e privato
Marcella Panucci, consigliera del ministro dell’università e ricerca Bernini, ha sottolineato i tanti aspetti positivi. «Questi progetti hanno consentito di avvicinare competenze scientifiche e manageriali-gestionali anche nella stessa persona. I ricercatori hanno cominciato a imparare come si gestiscono i progetti e intraprendere relazioni con il mondo privato delle imprese. Hanno anche imparato all’interno degli stessi progetti a mettere insieme discipline e settori diversi (per esempio life science e intelligenza artificiale). E abbiamo tutti dato valore al fattore tempo: per la prima volta sono state impegnate e spese più del 50% delle risorse stanziate in poco meno di due anni».
Un enorme laboratorio che mette insieme pubblico e privato, come definito da Maria Pia Abbracchio, Consigliera del cluster lombardo scienze della vita.
La “follia” della rendicontazione in Italia
«Una sfida che abbiamo affrontato con tutte le difficoltà che l’Italia ha a pensare in termini di sistema» ha sottolineato Giulio Pompilio, Direttore Scientifico del Centro Cardiologico Monzino IRCCS e responsabile scientifico del progetto PerfeTTO, che ha costituito una rete tra gli Uffici di Trasferimento Tecnologico italiani ed è uno degli 11 ecosistemi dell’innovazione. «A queste difficoltà se ne sono unite altre di tipo operativo. In termini di rendicontazione, abbiamo cominciato a giocare la partita con delle regole che sono state cambiate in corso d’opera. Le linee guida sono arrivate mesi dopo l’inizio dei progetti».
Difficoltà confermate da Lorenzo Chiari, presidente della Fondazione DARE (DigitAl lifelong pRevEntion), altro ecosistema dell’innovazione che ha come obiettivo il potenziamento degli strumenti e delle competenze necessarie a valorizzare il vasto potenziale dei dati. «Per il PNRR la rendicontazione si fa con una struttura, per il Pnc (Piano Nazionale Complementare) un’altra».
Stefano Paleari, Presidente della Fondazione Anthem (Advanced Technology for Human Centered Medicine) pur non smentendo difficoltà affrontate, ha voluto dare un messaggio positivo: «Oggi abbiamo assistito a bellissime presentazioni degli ecosistemi dell’innovazione: dimostrano che il Pnrr era un’opportunità che andava colta. Siamo passati attraverso tre governi con tre maggioranze politiche diverse. Concentriamoci su quello che abbiamo imparato a fare».
Il post-Pnrr: in arrivo risorse aggiuntive sulla base di “indicatori chiave di prestazione”
Centri nazionali, partenariati estesi e le iniziative finanziate dal Piano complementare riceveranno risorse aggiuntive (cofinanziamento di 300 milioni di euro, 150 per il 2027 e altrettanti per il 2028, ndr) previste dalla legge di Bilancio 2025 a condizione che si realizzino gli obiettivi stabiliti dai cosiddetti “indicatori chiave di prestazione” (key performance indicator).
«Nello specifico, affidabilità, impatto economico dell’iniziativa e sua sostenibilità, impatto sulla comunità scientifica e sul contesto socioeconomico di riferimento, impatto sulle politiche e sulla capacità di creare infrastrutture e laboratori» ha spiegato Marcella Panucci. «Il ministero dovrà adottare un provvedimento attuativo per vedere chi avrà diritto a queste ulteriori risorse pubbliche. Il Pnrr è come la diavolina per accendere il fuoco: una volta avviate, le iniziative dovranno poi camminare sulle loro gambe, accedere a bandi, attrarre finanziatori».
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