Dati Eurostat Campania, innovazione e talenti: la spinta della crescita

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Non nascono per caso i dati di Eurostat a proposito del Mezzogiorno e della Campania, in particolare. E, come ormai hanno capito anche i più scettici, non sono frutto di circostanze congiunturali fortunate, di exploits o di performances episodiche. La quantità di elementi, non solo statistici, raccontati dal Mattino in questi mesi con cadenza pressoché quotidiana, disegnano una dimensione di crescita del Sud che ha fatto bene all’economia del Paese, sostenendone lo sforzo nel dopo Covid meglio di altre aree e mantenendo su Pil, export e occupazione andamenti superiori alla media nazionale.

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 

Non si trattava di fuochi di paglia ma di una capacità competitiva che con la Zes unica e con il Pnrr sembra in grado di compiere un ulteriore salto di qualità. Lo dicono sempre più indicatori economici, tutte le analisi dei centri di ricerca che si occupano stabilmente di Mezzogiorno, le associazioni di categoria: c’è decisamente del nuovo nel Sud del Paese, senza dimenticarne i ritardi, le contraddizioni, le distorsioni di un certo sviluppo andate troppo spesso a braccetto con rassegnazione e sfiducia.

Nuove imprese

La spinta delle imprese, ad esempio. La Campania è la prima regione del Mezzogiorno per saldo attivo tra le aziende di nuova costituzione e quelle cessate, con un tasso di crescita dell’1,02% nel 2024 (pressoché stabile sul 2023) inferiore solo a quelli di Lazio (1,63%) e Lombardia (1,12%). Sono state oltre 31mila le nuove imprese iscritte nel 2024 ai registri camerali della regione contro 25mila cessazioni, per una differenza in positivo di 6.197 unità che portano il totale delle imprese campane a oltre 595mila. Ce ne sono di più in Italia solo in Lombardia (943mila). Tra le province, Napoli è al quarto posto per tasso di crescita (1,58%), dietro Milano (2,02%), Rieti (+1,87% ma con poche centinaia di imprese) e Roma (1,80%): nel 2024 tra capoluogo e area metropolitana ci sono state 17mila nuove nascite di imprese a fronte di 12mila cessazioni.

Il Sud globale e la partita italiana

Il futuro

Non sono poche, inoltre, le imprese che guardano al futuro. Uno studio MECSPE dello scorso novembre, ad esempio, ha spiegato che anche le aziende campane puntano sull’Intelligenza Artificiale e sul reclutamento di giovani talenti per lo sviluppo nei prossimi anni: il 41% delle imprese del settore manifatturiero investe fino al 10% del proprio fatturato in Ricerca e Sviluppo, mentre un ulteriore 36% destina a tali attività oltre l’11% del proprio budget. Deloitte ha calcolato che in un anno, tra il 2022 e il 2023, le imprese campane con un livello base di digitalizzazione sono cresciute del 24,2% contro una media nazionale del 15,8%.

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 

In cinque anni, dal 2019 al 2023, il valore della produzione delle imprese campane classificate dalla società di consulenza PWC nell’annuale “Top 500”, è salito di oltre il 50% e del 7% tra lo 2023 e il 2022. In crescita anche l’utile aggregato mentre aumenta il numero di quelle che restituiscono parte dei finanziamenti ricevuti durante gli anni difficili dell’emergenza Covid, quando il sistema delle garanzie pubbliche, deciso dal Governo e sostenuto dall’Abi, evitò un impatto altrimenti tremendo. Inoltre, il 90% delle imprese in classifica fanno utili, e non è affatto un dato ordinario.

Economia del mare 180 miliardi di valore grazie al traino del Sud

Cresce anche il numero di aziende campane che affidano alla Borsa l’opportunità di rastrellare risorse sul mercato dei capitali per i loro progetti di sviluppo. Secondo i dati elaborati da Irtop Consulting, la Campania è la seconda regione per numero di nuove imprese quotate nell’anno appena passato, a pari merito con la Toscana (14% sul totale) e alle spalle della sola Lombardia (24% del totale) ma è la prima per raccolta di capitali ((38%), davanti a Friuli Venezia-Giulia (17%) e Lombardia (13%). Bankitalia, dal canto suo, sottolinea anche, a proposito della Campania, che “oltre i tre quarti delle imprese industriali e dei servizi valutano di avere realizzato nell’anno investimenti prossimi a quelli programmati, comunque attesi su livelli più contenuti di quelli realizzati nel 2023. Per il 2025 le attese di ampliamento della spesa per investimenti sono più diffuse tra le imprese dei servizi”.

Ricerca e sviluppo

Non più, dunque, solo i dati del primato tra le pmi innovative del Mezzogiorno, il terzo posto tra le regioni italiane per numero di start up, la crescita degli investimenti in Ricerca e Sviluppo. I numeri che corroborano il cambio di passo della regione e più in generale del Mezzogiorno sul piano economico si ampliano e resistono nella loro certezza anche in una fase di frenata come quella che sta attraversando la produzione industriale del Paese e l’Europa più in generale, come nel caso dell’automotive. Prendete i dati della Zes unica che dall’inizio dell’anno ha visto arricchire di altre 70 autorizzazioni uniche il già ricco carniere di investimenti del 2024 (7 miliardi complessivamente). In un anno, da quando è entrata in vigore la Zona economica speciale unica, c’è stato un aumento del 50,5% nelle Autorizzazioni Uniche (AU) rilasciate e del 21,2% negli investimenti derivanti dalle stesse; ad un incremento del +71,8% nell’avanzamento della spesa infrastrutturale di competenza della struttura di missione ZES Unica, che ha raggiunto i 23,9 milioni di euro. A fine anno, tra agosto e dicembre, c’è stata un’accelerazione tale da garantire il 77,7% degli investimenti autorizzati, il 75,3% delle ricadute occupazionali attivate e l’85,8% dell’avanzamento della spesa infrastrutturale, con tempi medi di rilascio delle Autorizzazioni uniche pari a poco più d 30 giorni. Sud attrattivo, Campania più delle altre regioni: e non è finita qui.





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