Corruzione. Transparency: “Indebolisce l’azione per il clima. Per l’Italia prima inversione di tendenza dal 2012”

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I punteggi dell’Indice di percezione della corruzione rivelano un’Europa occidentale i cui sforzi anticorruzione sono fermi o in diminuzione, compromettendone la capacità di affrontare le sfide più urgenti, compresa quella ambientale, problema comune in tutto il mondo

Foto Calvarese/SIR

Non procede speditamente il cammino verso un mondo a “corruzione zero”. In Europa occidentale gli sforzi anticorruzione sono fermi o in diminuzione, compromettendone la capacità di affrontare le sfide più urgenti, quella climatica in primis. Ma anche l’Italia non va benissimo. Per la prima volta dal 2012 si registra un peggioramento. Anche a livello mondiale la situazione non è rosea: i livelli di corruzione globali rimangono allarmanti, con gli sforzi per ridurli che vacillano. È quanto emerge dall’edizione 2024 dell’Indice di percezione della corruzione (Cpi), pubblicato l’11 febbraio da Transparency International. L’Indice assegna un punteggio a 180 Paesi e territori di tutto il mondo in base alla percezione della corruzione nel settore pubblico, utilizzando dati provenienti da 13 fonti esterne. I punteggi riflettono le opinioni di esperti. Il punteggio finale è determinato in base ad una scala che va da 0 (alto livello di corruzione percepita) a 100 (basso livello di corruzione percepita).

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(Foto Transparency International)

Il Cpi 2024 si concentra su come la corruzione stia indebolendo l’azione per il clima in tutto il mondo. Il rapporto evidenzia gravi livelli di corruzione in tutto il mondo, con oltre due terzi dei Paesi che hanno ottenuto un punteggio inferiore a 50 su 100. La media globale dell’indice è rimasta invariata a 43, evidenziando la necessità di un’azione urgente contro la corruzione e mettendo in guardia da un ostacolo globale critico all’attuazione di un’azione climatica di successo. In uno scenario di riscaldamento globale da record e di eventi meteorologici estremi, erosione della democrazia e declino della leadership climatica globale, il mondo è alle strette nella sua lotta contro la crisi climatica.

La corruzione sta rendendo questa lotta molto più dura e la comunità internazionale deve affrontare il legame tra corruzione e crisi climatica.

Gli ultimi dati mostrano che molti dei Paesi più pesantemente coinvolti nell’azione internazionale per il clima hanno punteggi Cpi bassi e/o in calo. La corruzione sta ostacolando un’azione efficace per il clima, impedendo l’adozione di politiche ambiziose. Un recente rapporto di Transparency International ha evidenziato la significativa influenza dei lobbisti del petrolio e del gas in eventi come la Cop, un’attività che colpisce anche i centri politici in tutto il mondo.

“La corruzione è una minaccia globale in evoluzione che fa molto di più che minare lo sviluppo: è una causa chiave del declino della democrazia, dell’instabilità e delle violazioni dei diritti umani”, afferma François Valérian, presidente di Transparency International.

“La comunità internazionale e ogni nazione devono fare della lotta alla corruzione una priorità assoluta e a lungo termine. Ciò è fondamentale per respingere l’autoritarismo e garantire un mondo pacifico, libero e sostenibile. Le tendenze pericolose rivelate nell’Indice di percezione di corruzione di quest’anno evidenziano la necessità di proseguire con azioni concrete ora per affrontare la corruzione globale”, aggiunge il presidente di Transparency International. A livello globale al primo posto – cioè il Paese dove si percepisce meno la corruzione – è stabile la Danimarca con 90 punti, al secondo posto sale la Finlandia con 88 punti (+1), al terzo Singapore con 84 (+1). Peggiorano, secondo il Cpi, Nuova Zelanda con 83 punti (-2), Norvegia con 81 (-3), Svizzera con 81 (-1), Svezia con 80 punti (-2). Il Lussemburgo, invece, migliora da78 punti a 81 (+3), raggiungendo il punteggio di Norvegia e Svizzera. Sul fronte opposto, all’ultimo posto della classifica – quindi il Paese percepito come il più corrotto – si posiziona il Sud Sudan, con 8 punti, seguito dalla Somalia, con 9 punti, e dal Venezuela, con 10 punti.

(Foto Transparency International)

Il punteggio dell’Italia nel Cpi 2024 è di 54 e colloca il Paese al 52° posto nella classifica globale ed al 19° posto tra i 27 Paesi membri dell’Unione europea.

Nell’ambito di una tendenza alla crescita, con +14 punti dal 2012, il Cpi 2024 segna il primo calo dell’Italia (-2).

Le più recenti riforme ed alcune questioni irrisolte stanno indebolendo i progressi nel contrasto alla corruzione. Il sistema nazionale, negli ultimi tredici anni, evidenzia Transparency, ha innescato positivi cambiamenti in chiave anticorruzione: “Dalla legge anticorruzione 190/2012 alla legge 179/2017 per la tutela di coloro che segnalano reati o irregolarità (whistleblower) di cui siano venuti a conoscenza nell’ambito del rapporto di lavoro, fino alla trasposizione della Direttiva europea sul Whistleblowing con il decreto legislativo 23/2024. Ancora, il ruolo dell’Autorità nazionale anticorruzione che, negli ultimi anni, ha rafforzato la disciplina sugli appalti e creato un database pubblico che rappresenta un esempio regionale di rinnovata fiducia nei sistemi di trasparenza”. Tra i fattori che ancora incidono negativamente sulla capacità del sistema di prevenzione della corruzione nel settore pubblico, ci sono “la mancanza di una regolamentazione in tema di conflitto di interessi nei rapporti tra pubblico e privato, l’assenza di una disciplina in materia di lobbying e il perdurare del rinvio all’implementazione del registro dei titolari effettivi che potrebbe limitare l’efficacia delle misure antiriciclaggio”.

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Il Cpi 2024 fotografa nel complesso un’Europa occidentale in cui, pur rimanendo la regione con il punteggio più alto (64), gli sforzi per combattere la corruzione sono fermi o in diminuzione.

(Foto Transparency International)

Le maggiori economie della regione (Francia e Germania) registrano un calo e persino quelle tradizionalmente più forti (Norvegia e Svezia) ottengono i loro punteggi più bassi. “Questo stallo compromette la capacità di affrontare le sfide più urgenti: la crisi climatica, la questione dello Stato di diritto e l’efficienza dei servizi pubblici”, l’allarme lanciato da Transparency. Per far fronte all’indebolimento degli sforzi anticorruzione, nel 2023, la Commissione europea ha proposto alcune misure per rafforzare gli strumenti a disposizione degli Stati membri dell’Ue per combattere la corruzione. Prima fra tutte una Direttiva anticorruzione che consentirebbe all’Unione europea di consolidare il proprio ruolo nella lotta alla corruzione, armonizzando la legislazione anticorruzione degli Stati membri e rendendo obbligatoria nel diritto comunitario l’incriminazione per i reati previsti dalla Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione (Uncac).

“Prevenzione, regolamentazione e cooperazione sono le parole chiave per un’Europa e un’Italia che mettono al primo posto la lotta alla corruzione a tutti i livelli, a partire da quello culturale”, dichiara Michele Calleri, presidente di Transparency International Italia.

“In Europa, la Direttiva anticorruzione è un’opportunità che non dobbiamo lasciarci sfuggire per migliorare gli standard anticorruzione dell’intera regione, delle Istituzioni europee e di ogni Stato membro. In Italia, la regolamentazione di questioni chiave come il conflitto di interessi e il lobbying sono il primo obiettivo di questa nuova stagione di cambiamento”, conclude il presidente di Transparency International Italia.





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