Balzo in avanti, nei Comuni, delle disponibilità liquide di fine esercizio: ecco tutti i dettagli.
Secondo i dati resi noti da Efficientometro.com, il portale specializzato nell’analisi di bilancio dei municipi, le giacenze di cassa complessive di dicembre scorso ammontano a 41 miliardi di euro. Questo dato rappresenta un aumento notevole rispetto ai 22,1 miliardi registrati a dicembre 2019, poco prima dell’inizio della pandemia COVID-19.
La crescita costante negli ultimi anni (+139%)
La crescita progressiva del fondo di cassa è tendenza che si protrae da almeno sette anni. Rispetto alla giacenza dell’esercizio 2017 (€/mld 15,5), invero, le disponibilità liquide dell’intero 2024 registrano una maggiorazione media del +139%, avendo raggiunto i 37,1 miliardi di euro.
Il fondo cassa nelle grandi città
Questo aumento-record evidenzia un indubbio rafforzamento della finanza comunale, che, tuttavia, si manifesta in modo parecchio diseguale lungo tutto lo stivale. E di certo non cancella le criticità che riguardano il 15% degli ottomila Comuni, pari a circa 1200 Enti, tuttora a rischio dissesto. Con fondo cassa di 2,9 miliardi di euro, comunque, Milano è il Comune “più ricco” d’Italia. E non se la passano male, prendendo a esempio le altre cinque grandi città, Roma (1,6 miliardi) e Napoli (1,3 miliardi), mentre un passo indietro troviamo Palermo (430 milioni), Torino (313 milioni) e infine Genova (188 milioni).
L’aumento, nel post-Covid, dei finanziamenti centrali (+50%)
Tornando all’aggregato di cassa di 41 miliardi, il fattore cruciale che ha contribuito al suo incremento risulta essere l’aumento aggiuntivo dei trasferimenti correnti nel post-Covid, versati ai Comuni da Regioni e altre amministrazioni, ma principalmente da parte dello Stato: nel quinquennio 20-24, invero, il complessivo sostegno finanziario erogato a favore dei municipi è cresciuto di 4,8 miliardi di euro all’anno (+50%), rispetto alla media di 9,6 miliardi del periodo pre-Covid, 17-19.
I vincoli del PNRR per la fiscalizzazione dei trasferimenti
L’aumento dei trasferimenti in questione, tuttavia, è in contrasto con gli obiettivi del PNRR (riforma 1.14 della missione 1, componente 1), che puntano invece a ridurre la dipendenza dei Comuni dai trasferimenti dello Stato centrale. Sta di fatto, tuttavia, che, a cinque anni dalla pandemia, i finanziamenti statali per spese correnti, anche nel corso del 2024, continuano ad attestarsi sensibilmente al di sopra del periodo pre-Covid.
La prospettiva di finanziare “in toto” la spesa corrente con compartecipazioni e tributi propri
Si tratta, peraltro, di aspetti che andrebbero allineati con gli impegni che il Governo ha preso in passato sul fronte PNRR, e che sono in agenda proprio in questi giorni. Ciò per la prospettiva normativa, da attuare entro il primo trimestre 2026, di ridurre i trasferimenti dallo Stato, tramite una loro completa fiscalizzazione. Entro questa data, invero, il Governo dovrà completare l’attuazione del federalismo fiscale, come da ultimo disciplinato dall’articolo 14 della legge n. 111 del 2023: la disposizione in questione delega fra l’altro il Governo ad «assicurare l’integrale finanziamento delle funzioni fondamentali attribuite agli Enti locali», da realizzare “in toto” tramite compartecipazioni e tributi propri, piuttosto che tramite trasferimenti correnti.
Boom degli investimenti (+131%)
Parallelamente all’incremento delle disponibilità di cassa, comunque, si osserva anche un aumento significativo degli investimenti. I dati resi noti da Efficientometro.com indicano che le spese in c/capitale sono aumentate del +131% tra il 2017 e il 2024, passando da 9,4 miliardi di euro a 21,7 miliardi di euro. Questa crescita è segno di una forte accelerazione nella capacità di spesa.
Stabile la spesa corrente, almeno dal 2017
Anche i pagamenti per spese correnti hanno registrato un aumento, ma solo in termini nominali. Questo risulta pari al +16,5%, passando da 53,4 miliardi di euro nel 2017 a 62 miliardi di euro nel 2024. Tuttavia, l’aumento in questione non tiene il passo con l’incremento del costo della vita che nello stesso periodo (17-24) è stato superiore, ed esattamente pari al 19,8%, secondo i calcoli effettuati su inflation.eu.
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