Il prezzo base è stato fissato a 4 milioni ma «potranno essere presentate anche offerte di importo inferiore»
La Fondazione Banco di Napoli mette in vendita Palazzo de’ Mayo, lo storico edificio di Chieti – è un esempio significativo di architettura barocca – che aveva acquisito 5 anni fa, quando l’allora presidente Rossella Paliotto ed il Consiglio Generale deliberarono all’unanimità la fusione per incorporazione della Fondazione Chieti-Abruzzo e Molise (ex Carichieti), che aveva sede proprio a Palazzo de’ Mayo.
C’è una delibera del Consiglio Generale in carica, quello che fa riferimento al presidente Orazio Abbamonte, con la quale si avvia la procedura di alienazione dell’immobile, che andrà all’asta. Il prezzo base che è stato fissato è di 4 milioni ma, recita l’avviso, «potranno essere presentate anche offerte di importo inferiore». Se arriveranno, la Fondazione le valuterà. Il documento che dà notizia della vendita informa, inoltre, che chi acquisterà Palazzo de’ Mayo dovrà mettere in conto la necessità di effettuare lavori per circa 170.000 euro «indispensabili al ripristino, alla messa in sicurezza ed alla funzionalità degli impianti».
L’iniziativa della presidenza Abbamonte e del Consiglio Generale, che a Napoli è passata sotto silenzio, sta provocando non poche proteste in Abruzzo, così come, 5 anni fa, la scelta di Paliotto e dei suoi (tra essi il vicepresidente Vincenzo Di Baldassarre, che è abruzzese) di incorporare la Fondazione Chieti determinò non poche perplessità e proteste a Napoli da parte di chi riteneva che fosse un’operazione priva di logica e controproducente per le attività della Fondazione Banco di Napoli.
Il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, ha inviato una nota al Consiglio Generale, al Consiglio di Amministrazione e al direttore generale della Fondazione Banco di Napoli, nonché al presidente della giunta regionale campana, al sindaco di Napoli, al ministro ed al vice ministro dell’Economia e delle Finanze. In essa esprime «ferma opposizione alla recente decisione di procedere con la svendita di Palazzo de’ Majo». Scrive Marsilio che l’iniziativa adottata da Abbamonte e dal Consiglio Generale «arriva a pochi anni da un importante restauro che aveva richiesto ingenti risorse, per un investimento complessivo di milioni di euro e con risultati di elevato pregio».
Decisione disonorevole
Incalza: «La decisione dell’ente napoletano di alienare Palazzo de’ Majo a una cifra irrisoria appare disonorevole, soprattutto considerando che questo edificio fu acquisito con l’obiettivo di preservare la presenza di una fondazione bancaria di rilievo nella città di Chieti, in seguito a una difficile scelta dell’ex Fondazione Carichieti. Oggi, di fronte a questa notizia, proviamo un sentimento di profonda delusione e la spiacevole sensazione di essere stati strumentalmente sfruttati per fini ben diversi da quelli dichiarati».
Annuncia poi che non resterà a guardare e che la Regione Abruzzo «in qualità di ente designante dei membri dell’organo di indirizzo della Fondazione Banco di Napoli, è fermamente intenzionata a rappresentare presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze la necessità di avviare le opportune verifiche su questo percorso intrapreso dalla Fondazione». Il caso potrebbe approdare anche in Parlamento, perché sulla vicenda annuncia una interrogazione Etelwardo Sigismondi, senatore di Fratelli d’Italia.
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