Uno dei principali ostacoli per le startup del comparto digital health è costituito dall’ingresso nel settore di grandi aziende tecnologiche. Colossi come Amazon e Google, grazie alle loro risorse finanziarie e operative, hanno rapidamente creato servizi più che competitivi (e di recente Amazon ha anche aperto una parafarmacia, segno dell’interesse per il settore).
Un esempio emblematico di questo trend è il calo del 15% delle azioni di Hims & Hers Health (una società statunitense di medicina digitale fondata nel 2017) subito dopo il lancio, da parte di Amazon, di un servizio di telemedicina con prezzi accessibili per i membri Prime.
Le big tech non stanno solo alzando il livello della competizione tra imprese, ma mettono anche a dura prova la capacità delle startup di sopravvivere e prosperare. In parallelo, il contesto economico globale ha contribuito ad accentuare le difficoltà : con l’aumento dei tassi di interesse, gli investitori sono diventati più cauti, riducendo la disponibilità di capitale per le startup. Secondo le analisi di CB Insights, gli investimenti nel settore della salute digitale nel 2024 sono scesi a poco più di un quarto del loro picco del 2021. Questo ha spinto gli investitori a focalizzarsi su startup con un percorso chiaro verso la redditività , penalizzando quelle senza un modello di business sostenibile. Inoltre, il calo dei finanziamenti ha portato molte aziende a ridimensionare le proprie ambizioni, tagliare i costi e cercare partnership strategiche per sopravvivere, magari proprio con le stesse big tech.
Il boom della salute digitale e le sue contraddizioni
Nonostante la pandemia di Covid-19 abbia portato un boom nella salute digitale, con oltre 100 miliardi di dollari investiti tra il 2020 e il 2022 e il lancio di 250 app al giorno nel 2020, la bassa barriera d’ingresso ha generato una competizione molto elevata, con molte realtà costrette poi a chiudere i battenti nel giro di poco tempo. Nel settore della telemedicina, per esempio, i pazienti possono facilmente passare da un’applicazione all’altra, complicando la fidelizzazione dei clienti e favorendo la sperimentazione di soluzioni sempre differenti.
Le aziende hanno speso (e continuano a spendere) moltissime risorse per acquisire nuovi utenti, spesso senza riuscire a costruire una base stabile. Un esempio è rappresentato dal calo di valore delle azioni di Teladoc, proprietaria della piattaforma BetterHelp, che ha subito un ridimensionamento drastico a causa dell’aumento dei costi operativi e della concorrenza. Un altro aspetto problematico è la difficoltà di integrazione nei sistemi sanitari tradizionali: la frammentazione delle piattaforme digitali rende difficile una connessione efficace tra ospedali, medici e pazienti, limitando il potenziale di queste tecnologie.
L’intelligenza artificiale e le prospettive future
Anche se tecnologie come l’intelligenza artificiale promettono miglioramenti negli esiti clinici e nell’efficienza dei costi, molte aziende faticano a integrare le loro innovazioni nei sistemi sanitari tradizionali. Secondo il rapporto Rock Health, un terzo degli investimenti globali in digital health nella prima metà del 2024 è stato destinato a startup che sviluppano soluzioni basate sull’Ai. Queste tecnologie hanno – almeno sulla carta – il potenziale di rivoluzionare il settore, migliorando la diagnosi precoce, personalizzando i trattamenti e automatizzando i processi amministrativi.
Il successo di queste iniziative dipende, però, dalla capacità delle aziende di affrontare le sfide strutturali del settore. Oltre a dati di alta qualità , servono team multidisciplinari con competenze sia tecniche che mediche per ottenere benefici clinici ed economici delle soluzioni proposte. Gli investitori, dal canto loro, sono chiamati a distinguere tra hype e realismo, finendo per privilegiare le aziende con una visione a lungo termine e basi solide. Un altro trend promettente è l’aumento delle collaborazioni tra startup e grandi aziende tecnologiche: queste partnership possono creare un vantaggio competitivo per entrambe le parti, e sono probabilmente una delle vie più promettenti per conciliare innovazione, sostenibilità economica e garanzie sugli investimenti.
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