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Cresce il contributo dell’agricoltura in Italia nella produzione di energia rinnovabile. Oggi, grazie a oltre 48.000 impianti e una capacità installata di 5 GW, il comparto agricolo contribuisce all’11% della produzione elettrica rinnovabile nazionale, con 13 TWh generati.
Ma il potenziale è molto più elevato: secondo il primo rapporto dell’Osservatorio sulle Agroenergie di Confagricoltura, realizzato con il supporto di Enel, il contributo dell’agricoltura potrebbe salire al 22% entro il 2030, includendo anche i terreni non direttamente gestiti dalle aziende agricole.
L’analisi, presentata a Roma a Palazzo della Valle, si basa su dati raccolti da EY attraverso database pubblici, report di mercato e un sondaggio su 400 aziende agricole di medie-grandi dimensioni. Il documento fotografa lo stato attuale del settore, evidenziando come le aziende che investono in agroenergie abbiano già migliorato le proprie performance produttive, riducendo le emissioni e diversificando le fonti di reddito.
Le potenzialità dell’agricoltura per la transizione energetica
Attualmente, le fonti rinnovabili più diffuse nel settore agricolo sono le bioenergie, l’idroelettrico e il fotovoltaico, con una capacità installata che supera i 57 GW a livello nazionale (su una capacità installata complessiva da fonti rinnovabili superiore ai 66,8 GW). La distribuzione geografica mostra una concentrazione significativa nella Pianura Padana, in particolare in Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto e Piemonte.
Il Rapporto stima una significativa possibilità di crescita per il comparto agricolo che oggi rappresenta l’11% della produzione elettrica rinnovabile.
L’analisi al 2030 stima che l’energia rinnovabile prodotta in agricoltura sarà circa il 10% del totale ma, con un utilizzo più intensivo dei terreni disponibili e l’adozione di nuove tecnologie, il contributo potrebbe salire al 22%, raddoppiando quello attuale.
Questa crescita sarà trainata da politiche di incentivo e dall’evoluzione tecnologica. Tra i principali strumenti a disposizione delle aziende agricole ci sono il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che prevede finanziamenti per il Parco Agrisolare e l’agrivoltaico, e i nuovi decreti FER 2 e FERX, mirati a sostenere la produzione energetica da fonti rinnovabili.
“Le imprese agricole che investono in agroenergie hanno migliorato le performance nella produzione primaria. La produzione di energia si conferma un’opportunità per le nostre aziende, sia perché dà la possibilità di diversificare le fonti di reddito sia perché consente di aderire alla transizione ambientale, abbattendo le emissioni e contribuendo attivamente alla produzione di energia verde”, ha dichiarato Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura.
Il quadro normativo e le evoluzioni attese
Un aspetto fondamentale per la crescita delle agroenergie è il contesto normativo, che gioca un ruolo determinante nell’incentivare la transizione energetica del settore agricolo.
In particolare i decreti FER X e FER 2, insieme agli investimenti previsti dal PNRR, sono strumenti chiave per il futuro delle rinnovabili in agricoltura.
Il DM FER X mira a sostenere la produzione di energia da fonti rinnovabili il cui costo di generazione è vicino alla competitività di mercato. Il decreto introduce un meccanismo di supporto pensato per migliorare l’efficacia, l’efficienza e la sostenibilità degli impianti FER, contribuendo così al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione fissati per il 2030.
Il DM FER 2, invece, si concentra sugli impianti alimentati da fonti rinnovabili innovative o caratterizzati da costi di generazione elevati e basso impatto ambientale. Il decreto prevede specifici incentivi per agevolare lo sviluppo di tecnologie avanzate, come il fotovoltaico flottante e le biomasse con criteri di sostenibilità elevati.
Il Decreto Aree Idonee contiene disposizioni volte a limitare l’uso del suolo agricolo fissando chiari criteri per la localizzazione degli impianti.
Il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) rappresenta un altro tassello fondamentale per la transizione energetica del settore agricolo, con quattro aree di intervento principali:
- Sviluppo del biometano (Missione 2, Componente 2, Investimento 1.4), per potenziare la produzione di gas rinnovabile da residui agricoli e agroindustriali.
- Agrivoltaico (Missione 2, Componente 2, Investimento 1.1), per favorire l’integrazione tra produzione agricola ed energia solare, senza sottrarre superfici coltivabili.
- Parco Agrisolare (Missione 2, Componente 1, Investimento 2.2), destinato all’installazione di impianti fotovoltaici sui tetti di aziende agricole e agroindustriali.
- Comunità Energetiche Rinnovabili (Missione 2, Componente 2, Investimento 1.2), per incentivare la produzione e la condivisione di energia pulita tra imprese agricole e territori rurali.
Grazie a questi strumenti normativi e finanziari, il settore agricolo ha ora la possibilità di diventare un protagonista della transizione energetica, contribuendo in modo significativo alla riduzione delle emissioni e all’indipendenza energetica del Paese.
Il ruolo strategico dell’agrivoltaico e delle comunità energetiche
Tra le innovazioni più promettenti per il futuro dell’agroenergia spiccano l’agrivoltaico e le comunità energetiche rinnovabili (CER).
L’agrivoltaico rappresenta una soluzione ottimale per integrare la produzione agricola con quella energetica, consentendo di installare pannelli solari sui terreni senza comprometterne l’utilizzo agricolo. Secondo i dati dell’Osservatorio, il DM Agrivoltaico prevede un contingente di oltre 1 GW di capacità incentivabile, ma il potenziale è molto più elevato: si stimano almeno 29 GW di capacità in attesa di valutazione a livello nazionale.
Le comunità energetiche rinnovabili, invece, offrono una nuova opportunità per le aziende agricole di diventare prosumer, cioè produttori e consumatori di energia. Grazie a queste iniziative, le aziende possono aggregarsi per condividere energia pulita, riducendo i costi operativi e migliorando l’efficienza del sistema energetico.
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