L’azienda agricola Fragole in Quota ad Amatrice

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Il cambiamento climatico vede nel bacino del Mediterraneo uno dei territori in cui i cambiamenti si succedono a ritmo più alto. Nel nostro Paese, in particolare, cambi di stagione repentini, eventi climatici estremi e temperature in aumento stanno rimodulando il panorama agricolo: nuove varietà di frutta tropicale al Sud e vigneti che si spostano sempre più su, tanto in latitudine quanto in quota. Ad Amatrice, cittadina in provincia di Rieti devastata dal terremoto del 2016, due giovani imprenditori hanno unito le forze per innovare la coltivazione di piccoli frutti, insistendo sulle potenzialità agricole di una zona ferita e ricorrendo a strumenti innovativi per sfruttare il microclima di alta montagna. Il progetto della giovane azienda Fragole in Quota, che tra pratiche sostenibili e tecnologie digitali punta a diventare il maggior produttore di fragole e lamponi del centro Italia.

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Antonio Sante Santarelli, Antonio Scialanga e il progetto agricolo ad Amatrice

Il 24enne Antonio Sante Santarelli fa parte della famiglia che possiede Casale del Giglio, grande azienda vitivinicola con sede nell’Agro Pontino, nonché Collegio Bistrot, nel centro di Roma. “Siamo però originari proprio di Amatrice, avevamo qui una casa che è stata distrutta ed è in via di ristrutturazione”, racconta a proposito dell’affezione per questi luoghi; “da queste parti abbiamo anche dei vitigni di Pecorino, un vitigno locale su cui investiamo molto”. Insieme a lui c’è il socio Antonio Scialanga, 40enne “che già aveva la sua piccola azienda di fragole e lamponi”. Dopo il disastro del sisma e lo spopolamento che ne è seguito, “erano rimaste poche persone ancora attive, non solo nella città martoriata ma anche in campagna”. I due però hanno gli stessi obiettivi, e conoscono bene le possibilità date dal clima di montagna

Dettaglio dei sistemi di coltivazione fuori suolo di Fragole in Quota

Valorizzare la montagna con i piccoli frutti: l’obiettivo di Fragole in Quota

All’iniziale mezzo ettaro di Scialanga se ne aggiungono altri due, base di partenza per l’avvio di Fragole in Quota nel 2022. Si trova a 1000 metri di altitudine, nella Conca Amatriciana dentro il Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga, dove i fondatori hanno scelto di restare (e tornare) “per essere anche di esempio per altre aziende che possono pensare a investimenti sostenibili e remunerativi per risollevare queste terre”. 

Il territorio in cui opera Fragole in Quota

Grandi escursioni termiche tra giorno e notte, insieme alla purezza delle acque dalle montagne circostanti, garantiscono condizioni simili alle zone del Trentino-Alto Adige storicamente votate alla coltivazione di queste varietà, “e contribuiscono a dare frutti di sapore e fragranza intensa”. La gestione in serra e con pratiche all’avanguardia — di cui diremo — permette poi una fornitura ininterrotta da maggio a fine novembre, prolungando notevolmente la stagionalità. Un percorso quindi radicato nella specificità di un’area rurale a rischio di abbandono, da rivitalizzare con attività agricole condotte in maniera aggiornata. Valori, questi, promossi anche dalla PAC, Politica Agricola Comune (ecco di cosa si tratta e perché è importante in Italia).

Cassette di frutta prodotte da Fragole in Quota

I metodi di coltivazione innovativi di Fragole in Quota

Santarelli e Scialanga coltivano lamponi rifiorenti della varietà Enrosadie, con piante che arrivano anche a 7 anni, sono radicate a terra e raggiungono altezze considerevoli. Le fragole rifiorenti Mirano, Vivara, Cabrillo, San Andreas e Portola hanno invece una vita più breve e si prestano a pratiche innovative, che passando anche dal digitale. Si trovano infatti in vasetti fuori suolo a un metro da terra, disposti in due file su bauli coperti e bagnati con punti goccia. Su porzioni minori di suolo — e con un impatto ambientale ridotto — riescono così a crescere diverse piantine, la cui fertirrigazione è controllata da una centralina digitale. Questo permette non solo risparmio idrico, ma anche di evitare erbicidi o disinfezioni del terreno e preferire metodi di difesa integrata dagli organismi dannosi. 

Gli impianti di Fragole in Quota circondati dal Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga

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È importante inoltre la collaborazione con altri agricoltori, o meglio, con gli insetti benefici: come quella con l’apicoltore Giorgio Poeta, che ha disposto le sue arnie nomadi nei pressi delle serre, appositamente modificate per garantire il benessere delle api e quindi favorire l’impollinazione. Da Fragole in Quota si prosegue però sulla strada dell’innovazione, uno dei veri nodi per le aziende agricole del futuro: “Abbiamo partecipato a un bando PNR con cui vorremmo implementare la pianificazione, grazie a una tecnologia basata su radio sensori che monitoreranno l’azienda e gestiranno il flusso di coltivazione e irrigazione”.

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