Gli “adulti” USA e Russia definiscono i futuri assetti geopolitici. I “bambini” europei giocano da soli in cortile. Gli “statisti” padani dormono

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di Cuore Verde – La situazione attuale nel conflitto tra Ucraina e Russia evidenzia un significativo cambiamento di paradigma, con la diplomazia come un elemento emergente cruciale rispetto a un’ulteriore escalation militare.

L’Unione Europea, iniziando a rendersi conto della necessità di un coinvolgimento attivo nei processi decisionali, corre il rischio di rimanere marginalizzata mentre le potenze globali, come Stati Uniti e Russia, manovrano per garantirsi il controllo sulle risorse strategiche ucraine.

Sebbene l’UE stia tentando di ritagliarsi un ruolo nella ricostruzione post-bellica, il suo limitato potere negoziale e una limitata visione strategica rischiano di farla apparire una potenza secondaria. Questa nuova definizione degli assetti geopolitici in Europa si potrebbe tradurre non solo in una revisione dei confini territoriali dell’Ucraina, ma anche nella rivalutazione e nell’accesso a risorse minerarie critiche per l’industria tecnologica, come il litio, il cobalto e altre terre rare.  

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L’Europa, nel corso del conflitto, ha aderito incondizionatamente ad un politica di sostegno militare all’Ucraina senza considerare in alcun modo la via diplomatica.

L’illusione che ora un “pontiere” europeo possa mediare tra le due superpotenze si scontra con la realtà del sovranismo, che, per sua natura, tende a mettere in primo piano gli interessi nazionali a scapito di qualsiasi mediazione con poteri percepiti come inferiori.

Gli effetti del sovranismo americano, portato alle estreme conseguenze, si manifesteranno attraverso una crescente attenzione alla protezione economica nazionale, a scapito della cooperazione internazionale, con l’imposizione di dazi e l’aumento delle spese militari, oltre ai rincari nel settore energetico. Un conto molto pesante che alla fine dovranno pagare i cittadini europei anche in termini di possibile riduzione della spesa pubblica per la sanità e le pensioni.  

Anche se la visione di un mondo suddiviso secondo schemi novecenteschi appare anacronistica e, nel lungo termine, irrealistica, le potenze mondiali, stanno riconfigurando le rispettive aree di influenza con modalità che ricordano più un ordine feudale che una vera interconnessione globale. Sotto la minaccia di misure protezionistiche e daziarie, si prospettano onerose servitù mercantili e relazioni che sembrano privilegiare una gerarchia di potere e un clima di crescente antagonismo nel quale i concetti di globalizzazione e libero commercio perdono completamente il loro significato.  

In un contesto di cambiamenti globali significativi, la nostra realtà locale sembra ancorata ad una dimensione marginale, incapace di superare i confini regionali.

La bocciatura della riforma dell’autonomia differenziata da parte della Consulta ha evidenziato come il trasferimento di competenze alle regioni su importanti materie, come i rapporti internazionali e il commercio estero, avrebbe potuto avere rilevanti implicazioni geopolitiche, consentendo di gestire in modo più strategico e coordinato le risorse e le opportunità economiche, inclusi i settori energetici.  

La Padania, come altre regioni del mondo, deve evitare di essere solo una vittima delle forze geopolitiche che la circondano, ma dimostrare la capacità di definire la propria traiettoria attraverso la previsione, al suo interno, di almeno due coordinamenti macroregionali basati su apposite intese e tra loro strettamente collegati. La possibile riduzione delle spese per settori della protezione sociale come sanità e pensioni, e l’attuale aumento delle spese per l’energia, potrebbe rendere ancora più urgente e necessario che la Padania si affermi come soggetto geopolitico influente, per poter partecipare attivamente alla definizione delle dinamiche europee e proteggere i diritti e gli interessi dei suoi cittadini. 

Già prima della istituzione delle regioni nel 1970, era evidente come la Padania avrebbe dovuto organizzarsi come un’area forte e coesa, per gestire in modo strategico i rapporti con Bruxelles. E’ quindi essenziale superare le strategie a breve termine e adottare una visione più ampia e coordinata per affrontare le sfide contemporanee e sfruttare le opportunità offerte dalla trasformazione globale.    

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La Commissione Europea ha annunciato un investimento di 200 miliardi di euro nell’intelligenza artificiale, in risposta al piano Stargate degli Stati Uniti, che prevede 500 miliardi di dollari entro il 2028; questa iniziativa mira a rafforzare la competitività dell’UE e a stabilire principi etici e regolatori, sebbene tali misure siano spesso criticate per il loro potenziale limite alla ricerca e come risultato di una burocrazia eccessiva e di un approccio troppo dirigista.  

L’accelerazione dell’intelligenza artificiale, mettendo in discussione i paradigmi della società attuale, porta con sé sia il rischio di sistemi di controllo della libertà personale e manipolazione delle scelte individuali, sia la possibilità di sviluppare innovativi modelli di partecipazione democratica, incoraggiando una maggiore trasparenza e coinvolgimento dei cittadini nelle decisioni collettive.

In questo contesto, la Padania deve evitare di essere vista solo come una realtà economica marginale e sviluppare invece una visione strategica che ne riconosca le potenzialità geopolitiche, diventando un influente elemento di cambiamento nel panorama globale. 



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