L’aumento dell’Irap a carico delle aziende ancora non è arrivato in aula, ma il clima tra gli alleati di centrodestra che governano la Regione Veneto è sempre più caldo. L’ipotesi di far fronte ai tagli del Governo Meloni (per il Veneto si parla di 22 milioni di euro) con un ulteriore rialzo dell’imposta regionale sulle attività produttive, ha scatenato Forza Italia: «Invece di aumentare l’Irap, si smetta di sprecare soldi in sanità con le esternalizzazioni ai “gettonisti”», ha tuonato l’europarlamentare e coordinatore regionale degli azzurri Flavio Tosi. Ma contro Zaia c’è anche fuoco amico sul terzo/quarto mandato: mentre il governatore sostiene che deve esprimersi il governo di Giorgia Meloni, dall’ex segretario della Lega-Liga veneta Gianantonio da Re (ora fuori dal partito, espulso per aver dato del cretino a Matteo Salvini) «l’èra di Zaia è finita».
TASSE
Interpellato ieri a Palazzo Balbi, durante il consueto punto stampa settimanale, Zaia non ha né confermato né smentito la possibilità che per il 2025 l’Irap a carico delle aziende aumenti più del previsto. La manovra con l’Irap è stata approvata dalla giunta lo scorso agosto e a giorni arriverà all’esame del consiglio regionale: si tratta di entrate aggiuntive, grazie alla tassazione delle imprese, per 50 milioni di euro. Ma all’epoca ancora non si sapeva dei tagli agli enti pubblici decisi a Roma. Per il Veneto, una ventina di milioni in meno. Di qui l’ipotesi di aumentare “di più” l’aliquota alle imprese. Quindi un’Irap più cara di quella decisa ad agosto, ma non l’Irpef. «Noi siamo la Regione che non applica tasse a livello regionale da 15 anni, non abbiamo prelevato dalle tasche dei veneti quasi 20 miliardi di euro – ha detto Zaia -. Ora la preoccupazione è capire che ricaduta avrà sui bilanci regionali la Finanziaria nazionale. Sulla sanità si parla di nuove tariffe, c’è il tema dei tagli agli enti pubblici. Il fronte è aperto e lo viviamo con apprensione. Troveremo comunque una soluzione».
Ma le parole di Zaia non hanno rassicurato né gli alleati né l’opposizione. Durissima Forza Italia, che già ad agosto aveva detto che «è sbagliato tassare le imprese». «La giunta Zaia – ha detto ieri Flavio Tosi – si appresta a un nuovo e ulteriore aumento dell’Irap. Dicono che non ci sono alternative, ma non è così. Si potrebbero ridurre le spese degli assessorati, sull’esempio del Governo Meloni che su input del ministro Giorgetti ha tagliato risorse ai ministeri: così si potrebbero risparmiare molti milioni. E poi ci sono decine e decine di milioni di sprechi su un aspetto della gestione sanitaria, materia su cui la Regione deve e può intervenire: è Zaia stesso che presentando il suo ultimo libro conferma che le Regioni hanno già autonomia sulla sanità per oltre il 90% delle competenze». Il coordinatore di Forza Italia si riferisce al sistema di esternalizzazioni delle cooperative: «I gettonisti costano circa 100 euro l’ora, più del doppio del costo del personale sanitario interno. L’Ulss 6 Euganea, se non avesse esternalizzato, avrebbe speso 2 milioni anziché 4,5 milioni».
Bordate anche dal Pd: «Sull’Irpef, Zaia dà i numeri. Se fossero davvero 20 miliardi di tasse risparmiate saremmo tutti milionari. Il suo Veneto tax free è fasullo: cittadini sono costretti a pagare i servizi tagliati».
TERZO MANDATO
Quanto al terzo mandato, Zaia ha ripetuto che «il quadro è in movimento» e che «c’è da capire che posizione avrà il Governo». Altre variabili: se il Governo impugnerà la legge della Campania che darebbe la teorica possibilità a Vincenzo De Luca di fare altri due mandati arrivando a quattro e quando eventualmente si pronuncerà la Consulta. Senza contare che ancora non si sa quando si andrà a votare: «Serve una delibera di giunta, ma il nostro statuto dà una finestra elettorale un primavera, aspettiamo di capire se il Governo intende favorire un election day». Intanto, contro un nuovo mandato a Zaia, si è espresso Toni Da Re: «Dopo 15 anni di gestione della Regione è giusto cambiare – ha detto a Ring su Antenna3 -. Magari con Mario Conte. Ma l’epoca di Zaia è finita, deve finire. Idem per gli assessori».
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