10 febbraio 2025 Il Giorno del Ricordo indigesto a sinistra


 

di Adriano Minardi Ruspi

Anche il 10 febbraio 2025, la celebrazione del Giorno del Ricordo, istituito nel 2004 per onorare le vittime delle Foibe e l’Esodo giuliano e dalmata, è stata accompagnata da polemiche e atti di vandalismo.

La riesumazione dei cadaveri da una delle foibe nella quale i partigiani titini gettarono gli italianiIn Italia è ormai comune che tali occasioni vengano sfruttate per scopi politici, spesso distogliendo l’attenzione dal vero significato della ricorrenza. Ulteriore tappa di un’anomalia, a quanto pare, tutta italiana.

Le Giornate del Ricordo, pur avendo opinioni diverse sulla loro utilità, sono state create per commemorare e unire la comunità nazionale. Dovrebbero includere tutte le forze politiche e sociali in modo bipartisan, riflettendo su momenti divisivi della storia con una prospettiva imparziale e approfondita, libera da pregiudizi ideologici.

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta

 

Come le feste nazionali, queste occasioni dovrebbero aumentare la consapevolezza della necessità di riflessione storica e promuovere la conoscenza del passato.

Ricordo condiviso, quindi, perché accettato da tutta la comunità nazionale in termini di ricostruzione storica e condanna morale in caso di evento tragico.

Dal ricordo condiviso alla memoria divisiva

La cerimonia per il Giorno del Ricordo il 10 febbraio 2025 al QuirinaleQuesto è ciò che avviene nella giornata in cui si ricorda la memoria della Shoah, unanimemente condivisa e celebrata da tutte le componenti politiche e sociali senza alcuna distinzione e senza alcuna pretesa di critica e rivisitazione storica, preventivamente bollata come negazionismo e come esempio negativo di revisionismo storico.

Come mai allora per il Giorno del Ricordo avviene esattamente il contrario?

Perché questa giornata è l’occasione per rinfocolare memorie contrapposte o tentativi di riproporre letture distorte, interpretazioni opposte e volutamente divisive?

Secondo noi perché c’è una parte della società civile e politica italiana, senza mezzi termini quella che si richiama alla tradizione della sinistra comunista ma largamente presente anche in quella progressista, che non ha mai accettato completamente l’istituzione del Giorno del Ricordo della tragedia delle Foibe e dell’Esodo giuliano dalmata, ancora considerato quasi come un’incidente o come un trascurabile dettaglio della propria storia.

Non l’ha accettata e non solo per evitare di rompere la continuità con la propria storia, ma perché la obbligava, quasi la forzava e forse per la prima volta, alla rilettura critica di una vicenda che aveva volutamente obliterato.

La cattiva coscienza della sinistra italiana

La pietosa opera di riesumazione dei cadaveri di italiani gettati in una FoibaOgni volta che la sinistra italiana è invitata a riflettere criticamente sulla propria storia, come già accadde con le opere di Giampaolo Pansa sulla guerra civile del 1943-45, emerge un rifiuto al confronto. Preferiscono evitare il dibattito sulle loro vicende più controverse, soffocandolo nel silenzio.

Prestito personale

Delibera veloce

 

Del resto, come fare, dopo anni di narrazione a senso unico del partito comunista come elemento protagonista dalla Resistenza, della storia nazionale e della nascita della Costituzione repubblicana, a ricostruirne l’attività in quelle regioni dove operò costantemente come quinta colonna del nazionalismo slavo?

Ovvero mettendo le proprie formazioni militari sotto il comando dei corpi d’armata titini e della resistenza jugoslava e accettando in nome dell’internazionalismo proletario le dichiarate mire annessioniste titine su tutto il perimetro giuliano, dell’Istria della Dalmazia.

Come raccontare che le formazioni garibaldine comuniste arrivarono ad uccidere fisicamente gli esponenti della Resistenza o della società civile che erano di idee opposte alle loro proprio sul tema, già allora dirimente per la Resistenza tutta, delle rivendicazioni territoriali slave?

Ci riferiamo, e non solo, alla mai troppo ricordata vicenda di Porzus (anche questa oggetto di silenzi ultradecennali), con l’uccisione da parte dei partigiani comunisti di appartenenti alla brigata autonoma Osoppo, quest’ultima antifascista ma anche anticomunista e decisa comunque a impedire che si concretizzassero le mire espansionistiche della resistenza slava.

La volontà, dunque, di far cadere l’oblio sulla storia di quegli anni e di ammettere le proprie responsabilità ha ostacolato e boicottato il ricordo e impedito di affrontare completamente tutte queste vicende.

Diventa, invece, impossibile accettare che oggi si arrivi a vandalizzare e imbrattare i luoghi del ricordo, come accaduto di recente alla foiba grande di Basovizza ma anche in molte parti d’Italia. Si organizzino contromanifestazioni per impedire fisicamente le celebrazioni o si tengano convegni che puntano ad una forma di riduzionismo della tragedia delle foibe quando addirittura alla loro totale negazione.

Da ultimo si è arrivati alla paradossale e imbarazzante richiesta di rimozione, da parte di parlamentari socialisti europei sloveni e croati, di una mostra sul tema inaugurata a Strasburgo, nel silenzio assoluto e complice dei parlamentari di area progressista italiani.

Prestito personale

Delibera veloce

 

Il ruolo dei gendarmi della memoria

Scritta contro la Giornata del RicordoNon vi è anno in cui l’Anpi (ormai degradata a puro custode dell’«ortodossia storica» comunista) e i partiti della sinistra radicale spalleggiati dai centri sociali, non perdono occasione per organizzare contro-convegni, revisionisti allo stato puro, in cui la tragedia delle foibe viene raccontata e giustificata come conseguenza dell’occupazione militare italiana della Jugoslavia e, prima ancora, della politica di italianizzazione forzata di quelle popolazioni durante il periodo fascista.

È chiaro che proseguire gli studi e la riflessione su questi aspetti è necessario, pur essendo queste tesi già da tempo oggetto di discussione e suscettibili di obiezioni. Tuttavia, ciò non può essere usato per ridurre l’importanza della tragedia delle foibe o giustificare manifestazioni con bandiere jugoslave e di esaltazione di formazioni militari e poliziesche che furono responsabili degli infoibamenti e della pulizia etnica durante l’occupazione slava.

Manifestazioni, quindi, di puro disprezzo non solo dei caduti ma dell’italianità in quanto tale che quelle popolazioni mirarono a rivendicare e a difendere anche attraverso l’esodo, preferendo abbandonare quelle terre piuttosto che rinnegare la propria identità.

Tutto questo fa ancora paura perché costringe a ricordare anche l’isolamento a cui furono costretti nel dopoguerra i nostri connazionali istriani e dalmati (soprattutto per opera e volontà della sinistra comunista), a cui vennero perfino rifiutati servizi di assistenza nel  passaggio nelle stazioni ferroviarie di percorrenza, con manifestazioni (come avvenne a Bologna con la proclamazione di uno sciopero generale) o con dichiarazioni pubbliche e giornalistiche che non dovremmo avere timore, oggi, a bollare come infamanti.

Revisionismo buono e cattivo

Ci sono quindi ancora parti importanti della sinistra che non sembra aver digerito questa necessità e continua a praticare apertamente una forma di negazionismo per evidenti finalità politiche, amplificate negli ultimi anni dalla presenza della destra al governo del paese e dalla necessità di mobilitazione permanente dell’antifascismo ormai in vigore.

Per quanto ovvio, invece, qualunque forma di revisionismo che conduca a risultati diversi o opposti rispetto alla vulgata dominante continua ad essere osteggiato e boicottato.

Finanziamenti personali e aziendali

Prestiti immediati

 

È preoccupante che una ricorrenza destinata a unire provochi invece sdegno e polemiche. Un segnale che evidenzia lo stato critico del senso comunitario nella società civile italiana.

Se anche le celebrazioni per il Giorno del Ricordo diventano motivo di divisioni e rivendicazioni, è difficile sperare in una crescita culturale e civile del paese; al contrario, rischiamo un ulteriore degrado della convivenza.

Questo è, purtroppo, lo stato della memoria nel nostro paese.

Adriano Minardi Ruspi



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Prestito personale

Delibera veloce

 

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link