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il bilancio dei primi 7 giorni #finsubito prestito immediato


Sulla finanza per il clima post 2025 i negoziati sono ancora in alto mare. Altri dossier sono stati rimandati a giugno 2025. A Baku, il dialogo si fa sempre più difficile. Da lunedì arrivano i ministri

Crediti: UNClimateChange via Flickr CC BY-NC-SA 2.0

“C’è ancora molta strada da fare”. Con queste parole, Simon Stiell, capo dell’ONU per il clima, ha riassunto il bilancio della prima settimana di negoziati alla Cop29 sul clima di Baku, dove si cerca un accordo sui finanziamenti per combattere la crisi climatica.

Al summit Cop29 sul clima in Azerbaijan, il tema principale rimane quello dei finanziamenti climatici. I paesi in via di sviluppo chiedono 1.300 miliardi di dollari all’anno per affrontare la crisi climatica, ma i paesi più ricchi sono distanti da questa cifra.

Mentre i negoziatori continuano a discutere le modalità di questi fondi e tutte le opzioni sono ancora sul tavolo, i riflettori si sposteranno sul coinvolgimento diretto dei ministri durante la 2° settimana di negoziati.

La vera sfida, ora, è trovare un accordo che non solo faccia fronte ai danni già causati, ma che permetta anche di accelerare la transizione verso un futuro a basse emissioni.

Finanza climatica post 2025: è scontro aperto tra Nord e Sud globali

La bozza di accordo sul nuovo obiettivo di finanza climatica post 2025 è ancora in alto mare. L’ultima versione è stata rilasciata il 16 novembre alle 15:30 e contiene ancora un numero molto alto di passaggi dove non c’è alcuna intesa tra i negoziatori. Il testo è lungo 25 pagine (rispetto alle 9 da cui si era partiti) ed è costellato di 415 parentesi e 43 opzioni: le versioni alternative che i diversi gruppi negoziali hanno proposto.

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I punti più dibattuti sono tutti gli elementi centrali per raggiungere un buon accordo. Rispetto alle versioni precedenti, restano ancora sul tavolo tutte le opzioni sui passaggi più importanti: l’ammontare della finanza climatica, la suddivisione tra prestiti, sovvenzioni e investimenti, il bilanciamento tra mitigazione, adattamento e loss & damage. Nord e Sud globali non hanno ceduto di un millimetro su nulla.

Vediamo più nel dettaglio che cosa dice quest’ultima bozza di accordo.

Tremano gli obiettivi dell’Accordo di Parigi

La diplomazia si fa anche con le virgole, le sfumature linguistiche e i preamboli. Gli accordi sul clima non fanno eccezione. E non fa eccezione la bozza sulla finanza climatica, il tema più dibattuto alla Cop29. Per questo, osservare come è cambiato il preambolo da una bozza all’altra dà informazioni significative su dove sta andando la conferenza di Baku.

Il preambolo dà priorità all’obiettivo di restare sotto i 2°C, mentre quello di rispettare gli 1,5°C diventa secondario. È un passo indietro enorme. Cancella anni di negoziati in cui si era riusciti a far diventare prioritario il target più ambizioso di Parigi.

La diplomazia climatica non ha ancora dichiarato ufficialmente morto l’obiettivo degli 1,5 gradi, ma il preambolo dell’accordo di Baku inizia ad andare in quella direzione.

Tanto più che si fa fatica anche solo a ripetere il linguaggio usato nell’Accordo di Dubai l’anno scorso: non è scontato che anche Baku ribadisca la necessità di iniziare la transizione dalle fonti fossili. Un’opzione alternativa non menziona le fossili ma solo gli “investimenti ad alta intensità di carbonio”.

Quanti soldi? Per finanziare cosa?

Tutte le opzioni restano sul tavolo. Si possono dividere in 2 grandi gruppi: quelle proposte dalle economie avanzate del Nord globale, e quelle preferite dai paesi in via di sviluppo del Sud globale. Hanno due impostazioni totalmente diverse:

  • Opzioni del Nord globale: chiedono solo il superamento dell’obiettivo precedente di 100 miliardi di dollari l’anno, senza indicare una cifra precisa per il prossimo periodo.
  • Opzioni del Sud globale: chiedono un obiettivo più ambizioso, nell’ordine delle migliaia di miliardi di dollari nel medesimo periodo, e includono indicazioni precise su quante risorse mobilitare ogni anno.

Altre differenze importanti tra le opzioni alternative riguardano se il Nuovo Obiettivo Collettivo Quantificato (NCQG) sia fisso o possa essere modificato nei prossimi anni. Alcune proposte dicono che il NCQG deve “rispondere all’ambizione”, altre che deve “rispondere al crescere dell’ambizione”.

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C’è ancora molta confusione su cosa dovrebbe essere finanziato con il NCQG. Solo i bisogni espressi nei Piani Climatici Nazionali (NDC)? Anche quelli dei Piani di Adattamento? E quelli dei Piani di Azione per la Tecnologia?

L’altro grande terreno di scontro è se includere o meno il Fondo Perdite e Danni (Loss & Damage) sotto l’obiettivo di finanza per il clima post 2025. Il Sud globale vuole così, in modo da assicurare che non resti sulla carta e riceva le risorse necessarie. Il Nord globale vuole trattare separatamente i loss & damage.

Molti filoni negoziali sono rinviati al 2025

Dopo una settimana di lavori, molti capitoli del negoziato sono stati rimandati alla prossima sessione degli organi sussidiari, a giugno 2025. Tra questi:

  • la revisione del Comitato per l’Adattamento;
  • la revisione 2024 del Meccanismo Internazionale di Varsavia per Perdite e Danni;
  • i collegamenti tra il Meccanismo Tecnologico e il Meccanismo Finanziario; e
  • la fornitura di supporto per la rendicontazione dei Paesi in via di sviluppo nell’ambito sia della Convenzione che dell’Accordo di Parigi.

Gli altri temi in discussione alla Cop29: a che punto siamo?

Ma passiamo ora a vedere più da vicino i progressi compiuti ai negoziati Cop29 clima di Baku sui principali filoni negoziali.

Global Stocktake (GST)

Il Global Stocktake è un bilancio collettivo dello stato dell’azione per il clima previsto dall’Accordo di Parigi ogni 5 anni. E’ pensato come strumento per aumentare progressivamente l’ambizione collettiva. Il 1° GST si è tenuto alla Cop28 di Dubai l’anno scorso.

Il dialogo sul GST ha visto progressi limitati, con discussioni su come implementarne i risultati. Diversi gruppi del Sud globale hanno sostenuto il testo preparato per il confronto, mentre l’UE ha chiesto un’inclusione più ampia, comprendendo adattamento e perdite e danni. Nonostante le divergenze, il testo sarà discusso ancora nei prossimi giorni.

Mitigazione

Il programma di lavoro sull’ambizione e l’implementazione della mitigazione (Mitigation Work Program, MWP) ha evidenziato disaccordi significativi. Ed è stato rinviato al 2025. Parte dei gruppi negoziali voleva proteggere gli 1,5 gradi come obiettivo principale, mentre altri gruppi lamentavano un approccio troppo imposto dall’alto da parte dei paesi più sviluppati.

Contributi Nazionali Determinati (NDC)

Entro il 10 febbraio 2025, tutti i paesi dovranno depositare i loro nuovi NDC con orizzonte 2035. Le discussioni sulle caratteristiche dei NDC hanno rivelato visioni divergenti. L’UE ha proposto miglioramenti, tra cui più allineamento alla scienza del clima. Mentre il gruppi dei Like-Minded Developing Countries, che include Cina e India, ha insistito affinché le caratteristiche degli NDC siano definite solo dall’Accordo di Parigi. I co-facilitatori prepareranno una sintesi delle opinioni per ulteriori discussioni.

Adattamento

Nonostante progressi significativi sui Piani Nazionali di Adattamento (NAPs) durante i negoziati, non è stato raggiunto consenso su tutti gli elementi. La revisione del Comitato sull’Adattamento è stata posticipata a giugno 2025, cioè i prossimi negoziati intermedi di Bonn. Mancano risultati per il 4° anno consecutivo. Il testo relativo all’obiettivo globale sull’adattamento però sarà ulteriormente discusso a Baku.

Tutti gli accordi annunciati finora ai negoziati Cop29 Clima

Nei primi 7 giorni di negoziati a Baku, il summit sul clima è stato palcoscenico per molti annunci, promesse e accordi a margine dei negoziati propriamente detti. Vediamo i principali.

Nuovi obiettivi per batterie e reti

Il Global Energy Storage and Grids Pledge mira a:

  • Moltiplicare per sei la capacità globale di stoccaggio energetico (1.500 GW entro il 2030).
  • Espandere/ristrutturare 25 milioni di km di reti entro il 2030.

Questo impegno è parte di una visione più ampia per aggiungere 65 milioni di km entro il 2040 e allinearsi agli obiettivi Net Zero 2050.

Riduzione del metano

Rinnovato il Global Methane Pledge, che punta a ridurre del 30% le emissioni globali di metano entro il 2030 rispetto al 2020. Un gruppo di paesi dell’America Latina sta lavorando per includere obiettivi di riduzione delle emissioni di metano dai rifiuti organici nei propri NDC.

Corridoi verdi

Il Green Energy Pledge si impegna a creare corridoi di energia pulita tra paesi, promuovendo investimenti, crescita economica, modernizzazione infrastrutturale e cooperazione regionale per facilitare la transizione energetica globale.

Dichiarazione sull’idrogeno

La Hydrogen Declaration mira a sviluppare un mercato globale per l’idrogeno pulito, affrontando ostacoli normativi, tecnologici, finanziari e di standardizzazione per accelerare la transizione energetica e favorire l’innovazione.

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Oltre petrolio e gas (BOGA)

La Beyond Oil and Gas Alliance (BOGA) rinnova il suo impegno per accelerare l’eliminazione di petrolio e gas, con la partecipazione di diversi paesi, Italia inclusa, per favorire la decarbonizzazione e ridurre la dipendenza dai combustibili fossili.

Fondo Perdite e Danni

La Svezia ha promesso 18,4 milioni di dollari al Fondo per Perdite e Danni, incoraggiando ulteriori contributi per sostenere i paesi più vulnerabili agli impatti climatici. Il Fondo continua a ricevere pochissime risorse, in attesa che si sblocchi il dossier della finanza per il clima post 2025.

Banche multilaterali di sviluppo (MDBs)

Le MDBs si impegnano a mobilitare:

  • 120 miliardi di dollari/anno per i paesi a basso-medio reddito entro il 2030 (42 miliardi per adattamento).
  • 50 miliardi di dollari/anno per i paesi ad alto reddito (7 miliardi per adattamento).
    Le MDBs enfatizzano un approccio sistemico per amplificare l’impatto e raggiungere gli obiettivi climatici del Paris Agreement.

Impegno da 10mila miliardi di dollari per l’azione climatica

Investitori con oltre 10mila miliardi di dollari in asset si sono impegnati alla Cop29 per accelerare la mobilitazione di capitali privati verso mercati climatici. L’iniziativa, supportata dalla piattaforma BIPCP, punta a unire leader aziendali, finanziari e filantropici per un piano d’azione condiviso sul clima.

Programma per contrastare lo scioglimento dei ghiacciai

La Banca Asiatica di Sviluppo (ADB) ha lanciato un programma da 3,5 miliardi di dollari per gestire l’impatto dello scioglimento dei ghiacciai in Asia Centrale, Sud Caucaso e Pakistan. Include investimenti in acqua e agricoltura e supporto alle comunità vulnerabili delle regioni montane.

Dialogo BICFIT per finanza, investimenti e commercio climatici

Il COP29 ha lanciato il dialogo BICFIT, un’iniziativa che integra finanza, investimenti e commercio nel clima. Coinvolgendo MDB, fondi climatici e organizzazioni, BICFIT punta a migliorare il coordinamento e mobilitare risorse per sostenere una giusta transizione globale.

Iniziativa TeraMed per rinnovabili nel Mediterraneo

Sette Paesi del Mediterraneo si sono impegnati a sviluppare 1 Terawatt di capacità rinnovabile entro il 2030. L’iniziativa, supportata da IRENA, potrebbe mobilitare 700 miliardi di dollari in investimenti e creare tre milioni di posti di lavoro nel solare.

Breakthrough Agenda: priorità per tecnologie pulite

La Breakthrough Agenda ha annunciato le “Baku Priority International Actions” per migliorare la collaborazione internazionale su tecnologie pulite in settori chiave, con oltre 60 Paesi impegnati a ridurre le emissioni e a potenziare l’uso di idrogeno pulito.

Meccanismo CIF per capitali climatici

Il CIF Capital Markets Mechanism è stato quotato alla borsa di Londra. Questo strumento potrebbe catalizzare finanziamenti fino a 75 miliardi di dollari in capitali climatici nei prossimi 10 anni, favorendo le transizioni energetiche nei paesi emergenti.

1.800 lobbisti fossili inquinano i negoziati Cop29 Clima

Anche alla COP29 di Baku, la presenza dei lobbisti delle industrie fossili è massiccia. Secondo il rapporto della coalizione Kick Big Polluters Out (KBPO), sono stati identificati 1.773 lobbisti provenienti dal settore petrolifero, del gas e del carbone. Considerati tutti insieme, sono una delle delegazioni più numerose. E 132 di questi lobbisti sono stati invitati direttamente dal governo azero.

Le grandi aziende fossili come Chevron, ExxonMobil, TotalEnergies, BP e Shell sono tra quelle più rappresentate dai lobbisti. La International Emissions Trading Association (IETA) ha sponsorizzato un padiglione a Baku per promuovere il mercato del carbonio, la finanza climatica e la tecnologia CCS (cattura e sequestro della CO2). Secondo un’indagine di DeSmog, Chevron ha speso 25.000 dollari per essere un “supporting partner”, mentre Exxon, Socar e TotalEnergies hanno contribuito con 10.000 dollari ciascuna.

La campagna Clean the Cop! ha evidenziato come, nonostante un calo rispetto alla Cop28 (2.456 lobbisti), la presenza delle multinazionali fossili rimane preponderante e pericolosa per l’integrità dei negoziati. L’accusa? Promuovere “false soluzioni” come la CCS, che non affrontano in modo adeguato la crisi climatica.



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