Ersilia Vaudo, come la matematica può servire alla democrazia


Se non l’avesse detto lei che la matematica è democrazia, in molti avrebbero pensato a una battuta originale. Se non fosse stata un’astrofisica, manager dell’Esa a dichiarare che la tenuta democratica di un Paese dipende dall’accesso a questa materia, sarebbe stata per tanti un’uscita bizzarra, forse un po’ fantascientifica. Invece no, in queste parole c’è poca fantasia e tanta, tanta scienza. Tutta la scienza di cui è capace Ersilia Vaudo. L’astrofisica che da oltre 30 anni lavora ai massimi livelli all’Agenzia spaziale europea lo ripete spesso: l’emancipazione sociale passa per la matematica.

“Questo vezzo tutto italiano di considerare l’essere negati in matematica la prova di quanto si sia umanisti è assurdo. Molte famiglie accettano di sentirsi dire dagli insegnanti che le loro figlie non sono portate per questa materia e questo spiega la bassa percentuale di ragazze nelle Stem. Tuttavia, un Paese in cui è alta la percentuale di chi viene lasciato fuori dalla matematica non può andare lontano, soprattutto in questo mondo in trasformazione dove il linguaggio quantitativo è imprescindibile. Bisogna cominciare a parlare di una cultura matematico-umanista”.

La cultura in cui è cresciuta Vaudo. Dopo la laurea in Astrofisica, lavora nel laboratorio di Cosmologia della Sapienza di Roma. Poi, poiché l’astrofisica non le basta, punta su Economia. “Ho fatto 3 anni di dottorato in Economia politica lavorando a una tesi su strumenti economici di politica ambientale, un tema non banale per la fine degli anni ’80. Ma, a pochi mesi dalla discussione della tesi, arriva l’opportunità di entrare all’Esa, uno dei miei sogni. Quindi non concludo il dottorato, scelgo l’Esa. Le competenze acquisite in Economia, però, si rivelano preziose”.

Eccola Ersilia Vaudo, to the moon and back. Anzi, beyond the moon, oltre la luna. L’Astrofisica prima, l’Economia poi e infine l’Esa a Parigi dove si muove tra finanza, affari internazionali e strategia. Fa anche un passaggio di quattro anni a Washington, dove cura le relazioni dell’Agenzia spaziale europea con la Nasa e gli stakeholder di Canada e Stati Uniti. Sono gli anni della guerra in Iraq.

“È un tempo di riflessioni, specialmente dopo l’esplosione dello Shuttle Columbia. Ci si interroga sulle ragioni profonde dell’avventura umana nello Spazio e sui rischi. Sono anche gli anni in cui la Cina lancia nello Spazio il suo primo astronauta”.

Al rientro dagli Usa Ersilia lavora nell’ufficio di coordinamento delle missioni del volo spaziale, poi dirige l’ufficio delle relazioni con gli stati membri dell’Esa, fino a quando l’Agenzia le chiede di occuparsi di un tema complesso: la diversità. “Mi chiedono di fare in modo che lo Spazio e le carriere spaziali diventino attrattivi, che il pool di Esa si allarghi. Accetto con convinzione. Perché c’è bisogno del talento di tutti per immaginare e scrivere il futuro”.

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L’impresa non è certo come andare sulla Luna o su Marte, ma è sfidante. “All’inizio di questo percorso gli ingegneri mi chiedevano ‘Perché c’è bisogno di più diversità? Siamo un’agenzia di successo, valorizziamo tutti, garantiamo le stesse opportunità’. Ecco, la consapevolezza del valore della diversità non è scontata. Ebbene, 7-8 anni fa le donne che volevano lavorare all’Esa erano poche e solo l’8% di quelle già assunte era manager. Oggi la percentuale è del 22. Solo mettendo insieme punti di vista e prospettive diversi le cose cambiano”.

L’Esa può e riesce a fare quello che fa perché conosce il valore della diversità. Eppure, anche in Esa le donne sono poche. “La bassa percentuale di donne nel settore Stem è un problema serio anche per l’Agenzia”, sostiene l’astrofisica.

L’ultima indagine Ocse-Pisa 2022 mostra che in Italia gli studenti sono poco performanti in matematica e che resta un divario ampio tra maschi e femmine.

“L’identità Stem si forma a partire dalle elementari e in quel periodo, sebbene non ci sia differenza tra le capacità cognitive di bambini e bambine, si alza un muro d’ansia per le bambine. Nei Paesi in cui c’è più attenzione al gender equity è forte la paura di sbagliare. Eppure, le materie Stem sono vere autostrade di emancipazione economica e sociale, il futuro passa anche da queste materie”.

E il futuro si costruisce anche nello Spazio, lì dove oggi più che mai si definiscono poteri e confini, dove il signore dei cieli Elon Musk si muove con disinvoltura, legittimando e delegittimando sovranità nazionali, lanciando strali e tweet come un nuovo Zeus.

“Lo Spazio è un’infrastruttura ormai imprescindibile per il funzionamento della nostra società, non solo per le opportunità scientifiche o economiche che offre, ma anche nel definire una postura politica sempre più strategica”. È in questo luogo autorevole, su questo palcoscenico politico di sovranità e prestigio che le donne dovrebbero essere più numerose.

“L’Italia si trova ad affrontare una duplice sfida: aumentare il numero di studenti che scelgono le Stem ed evitare che queste risorse ‘fuggano’ a vantaggio di altri Paesi. C’è poi un altro settore strategico che rischia di subire questa dinamica: parlo della Difesa. Se è vero che si deve contare su ‘the best and the brightest’, ovvero il migliore e più brillante, è altrettanto vero che i talenti non possono essere tutti ‘importati’. È questione di sicurezza nazionale”.

“Chi si sente inadeguato a certe materie”, è l’allarme lanciato da Vaudo, “è più incline a delegare ragionamenti complessi, a diffidare della scienza e a farsi manipolare da chi sa usare i numeri. Per questo dico che la democrazia passa anche dalla matematica”.

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Ersilia Vaudo

Laureata in Astrofisica, dal 1991 lavora all’Agenzia spaziale europea. È presidente e co-fondatrice dell’Associazione ‘Il Cielo itinerante’ che porta “il cielo dove non arriva” tra bambini in zone di povertà educativa. Ha pubblicato con Einaudi ‘Mirabilis. Cinque intuizioni che hanno rivoluzionato la nostra idea di Universo’. Nel 2022 le è stata conferita l’onorificenza Commendatore dell’Ordine della ‘Stella d’Italia’.



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