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Il quotidiano britannico riprende le parole di Salvatore Borsellino: “Un colpo fatale alla lotta contro la mafia”

Il rilascio di numerosi boss mafiosi che non hanno mai rinnegato Cosa Nostra e sono tornati in libertà, anche grazie ai permessi concessi per buona condotta, è una vicenda talmente delicata da aver catturato anche l’attenzione di quotidiani esteri, come il britannico “The Guardian”, che per spiegare questa situazione tutta italiana, ha ripreso alcune dichiarazioni rilasciate dal fondatore del movimento delle Agende Rosse, Salvatore Borsellino. “Il fratello del leggendario giudice antimafia Paolo Borsellino – scrive il Guardian – ucciso da Cosa Nostra nel 1992, ha dichiarato: ‘La scarcerazione di mafiosi che si sono sempre rifiutati di collaborare con la giustizia è estremamente pericolosa. È un colpo fatale alla lotta contro la mafia’”. Il quotidiano ha riportato anche le parole di Nino Morana Agostino, nipote del poliziotto Nino Agostino, ucciso dalla mafia insieme alla moglie Ida nel 1989: “Non possiamo permetterci di abbassare la guardia nella lotta alla mafia o di sottovalutarla. I mafiosi condannati all’ergastolo e ora tornati in libertà con la condizionale custodiscono ancora pesanti segreti su omicidi di mafia irrisolti che si sono rifiutati di confessare. Ecco perché il loro rilascio manda un brutto segnale”. D’altronde, la vicenda, oltre a essere delicata, è anche preoccupante, al punto da alimentare timori significativi soprattutto tra le famiglie delle vittime di mafia, che vedono nelle scarcerazioni un potenziale pericolo per la comunità, oltre che un evidente segnale di impunità. Tra i mafiosi rilasciati spiccano figure come il boss Raffaele Galatolo, capo della famiglia mafiosa del quartiere Acquasanta di Palermo. Definito un “detenuto modello”, Galatolo è tornato in libertà nonostante un passato di omicidi e torture perpetrate nella famigerata “camera della morte”, luogo di crudeli esecuzioni. Quella di Galatolo, unita a quella del boss Giuseppe Corona – scarcerato dopo aver scontato il massimo periodo di custodia cautelare senza processo – è una questione che evidenzia le criticità di un sistema giudiziario che, in una regressione ormai evidente, non riesce più a bilanciare giustizia e sicurezza pubblica.
Sempre per restare in tema di preoccupazioni, il ritorno in libertà di questi boss potrebbe coincidere con una mafia siciliana che, dopo decenni di declino, decide di riorganizzarsi per mettersi al passo con altre organizzazioni criminali, come la ‘Ndrangheta. Il fatto che diversi boss siano ora in grado di circolare a piede libero rappresenta, infatti, un valore aggiunto per la Cupola siciliana, recentemente indebolita dalla morte del suo ultimo leader, Matteo Messina Denaro, avvenuta il 25 settembre 2023 nell’ospedale San Salvatore dell’Aquila. Messina Denaro, detenuto in regime di 41 bis a causa di un tumore al colon in fase terminale, era latitante da 30 anni, un periodo dietro cui si celano ancora numerosi elementi senza una spiegazione chiara. Inoltre, sulla vicenda si è espresso anche il criminologo Federico Varese, che – spiega il Guardian – ha sottolineato come le recenti leggi italiane abbiano avuto un ruolo cruciale in queste scarcerazioni. “Questa è una tempesta perfetta – ha precisato Varese -. Le recenti modifiche alla legge italiana consentono ai boss, che non hanno mai ritrattato le loro azioni né testimoniato contro la mafia, di beneficiare della legislazione per la ‘buona condotta’. Le autorità carcerarie non stanno consultando i pubblici ministeri per valutare i rischi del loro rilascio e concedono semplicemente il beneficio. Il loro ritorno in massa faciliterà la riorganizzazione di Cosa Nostra, rendendo più probabile che la Cupola torni a riunirsi. Inoltre, la loro presenza invia un messaggio di relativa impunità alla comunità”. Il timore condiviso da famiglie e autorità è che questi mafiosi, fedeli al giuramento di appartenenza a vita a Cosa Nostra, tornino nei loro quartieri per riprendere il controllo delle attività criminali. Infatti, tra i vari scenari possibili, oltre a una nuova struttura di comando per la mafia siciliana, si prospetta anche un aumento sostanziale del traffico di droga e del riciclaggio di denaro.

Foto © Imagoeconomica

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