Sanità, lavoro e decontribuzione Sud, i nodi della manovra 2025 con il governo in cerca di fondi per “correggere” la finanziaria
Sanità e lavoro restano centrali nel dibattito sulla legge di Bilancio: la battaglia delle opposizioni e le braccia incrociate di medici e infermieri, la questione salariale che il segretario della Cgil, Maurizio Landini, ha issato come bandiera dello sciopero generale fissato per il 29 novembre, tengono alta l’attenzione. E il secondo tempo della manovra – quello delle correzioni e integrazioni all’articolato licenziato dal Cdm affidate agli emendamenti – è l’occasione per aggiustare il tiro, sebbene le risorse scarse non consentano grandi spazi di manovra. Sul piatto ci sono appena 120 milioni per le modifiche proposte dai gruppi, con un accordo ancora lontano sulla ripartizione tra maggioranza e opposizione.
La caccia ad altri fondi resta complicata e non aiutano le prospettive sulla crescita. Le stime provvisorie dell’Ocse, diffuse ieri, vedono un terzo trimestre al palo per l’Italia – Pil allo 0%, rispetto al +0,2% del secondo (+ 0,5% l’area) –, anche se al Mef continuano a scommettere sulla possibilità di chiudere il 2024 all’1%. “Se potessi firmare un assegno sull’1% lo firmerei, sono tanti anni che sono al Mef e raramente abbiamo sbagliato le previsioni”, dice il sottosegretario del ministero dell’Economia, Federico Freni, sostenendo, poi, che “se dovessero cessare gli scenari di guerra in Medio Oriente e Ucraina potrebbero riprendere alcune direttrici che ci consentirebbero, soprattutto lato Ucraina, di aumentare l’export e quindi di salire un po’ di più”.
MANOVRA 2025: SANITÀ, OCCUPAZIONE E DECONTRIBUZIONE SUD
Sul fronte della sanità, intanto, se la partita delle assunzioni resta rinviata al prossimo anno – quando, sottolinea il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ci saranno risorse per circa 5 miliardi – alcune delle richieste rilanciate durante lo sciopero di mercoledì potrebbero trovare posto nella “nuova” manovra attraverso gli emendamenti. “Ci sono proposte emendative all’attenzione della Commissione Bilancio della Camera”, per esempio “proposte per aumentare l’indennità della specificità di chi lavora nel servizi sanitario pubblico e anche, eventualmente, di defiscalizzare questa voce stipendiale”, sostiene il ministro nel corso di un’intervista nell’ambito dell’Healthcare Summit 2024 del Sole 24 Ore, cogliendo poi l’occasione per ridimensionare la partecipazione alla mobilitazione dei camici bianchi, che si è fermata poco sopra l’1% secondo lui, all’85% per i sindacati promotori.
Capitolo occupazione: tre le fila del governo la ministra Marina Calderone spinge “per migliorare le misure sul lavoro”, ma soprattutto sembra abbia preso atto delle possibili conseguenze dell’addio agli sgravi contributivi sul lavoro nelle regioni del Mezzogiorno, dopo lo stop imposto della Commissione Ue. A margine dell’Assemblea Anci in corso a Torino, dichiara l’impegno per “poter dare una risposta sul fronte dell’utilizzo di uno strumento che sia la prosecuzione e il miglioramento di quello che era Decontribuzione Sud”.
La dote prevista per il triennio 2025-2027 era pari 13,3 miliardi (rispettivamente 5,9; 4 e 4,4). Il nuovo Fondo introdotto nella manovra destinato a finanziare politiche per il Mezzogiorno, che potrà concedere agevolazioni per l’acquisizione di beni strumentali da parte di aziende del Sud, potrà contare solo su 2,45 miliardi per l’anno prossimo, 1 nel 2026 e 3,4 nel 2027: in tutto 6,85 miliardi, poco più della metà. “Dovrà essere ovviamente attivato con una nuova misura di cui stiamo lavorando e sulla quale dovremo confrontarci anche con l’Unione europea”, spiega Calderone.
LE IMPOSTE SU CITTADINI E IMPRESE
Nei prossimi giorni i leader dei partiti di governo, anticipa il vicepremier e capo di Forza Italia, Antonio Tajani, “per fare un quadro generale prima della conclusione del dibattito parlamentare”. Intanto il titolare degli Esteri torna a mettere sul tavolo i cavalli di battaglia del partito: dall’abbattimento dell’aliquota Irpef dal 35 al 33% per il ceto medio, utilizzando le risorse del concordato, all’aumento “ancora un po’” delle pensioni, dalla cancellazione della norma che prevede la presenza di revisori dei conti del ministero delle Finanze nelle aziende che hanno contributi da parte dello Stato alla riduzione dell’Ires alle imprese che reinvestono i loro utili nell’azienda potrebbe andare nella giusta direzione, fino alla web tax “che va inflitta solo ai grandi del settore”.
Si fa più concreta l’opzione di una ulteriore scrematura degli emendamenti con il ricorso ai cosiddetti super-segnalati. I gruppi si portano avanti e alcune liste circolano tra i parlamentari. La Lega ne indica 35, tra cui, c’è il Ponte sullo Stretto e la flat tax, oltre all’emendamento per riabbassare la tassazione sulle criptovalute. Più Europa segnala la proposta di un Fondo per il rimborso delle spese referendarie e di corsi di informazione e prevenzione rivolti a studenti delle scuole secondarie di primo e di secondo grado, “relativamente alle tematiche della salute sessuale e dell’educazione sessuale e affettiva”. Una lista di 35 super segnalati anche dal M5s, tra cui il potenziamento di 20 milioni del fondo per il bonus psicologo e il rifinanziamento per 600 milioni del fondo per la non autosufficienza.
LE SCUOLE PARITARIE
Resterebbe fuori l’idea di un voucher fino a 2mila euro per le scuole paritarie (anche FdI ne ha presentato uno per buoni fini a 1.500 euro ma non l’ha segnalato) proposto sia da Noi Moderati che da Lorenzo Cesa: non figura in nessuno degli elenchi. Nm segnala invece, tra gli altri, un emendamento a prima firma Mara Carfagna per l’istituzione di un Fondo per il sostegno e la valorizzazione degli oratori, con una dotazione di 7,5 milioni, per “la realizzazione di programmi, azioni e interventi finalizzati alla diffusione dello sport e della solidarietà, alla promozione sociale e di iniziative culturali nel tempo libero e al contrasto dell’emarginazione sociale e della discriminazione razziale, del disagio e della devianza in ambito minorile”; e un altro, sempre di Carfagna, per l’incremento di 10 milioni l’anno dei fondi per centri antiviolenza e le case di rifugio.
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