Storie e leggende degli unti del Signore


Il 6 maggio 2023, nell’Abbazia di Westminster, si è celebrata l’incoronazione di Carlo III e Camilla come sovrani del Regno Unito e degli altri regni del Commonwealth. Durante la cerimonia, Carlo è stato unto con olio sacro proveniente da Gerusalemme, un passaggio fondamentale della liturgia anglicana che ha sottolineato il ruolo spirituale del monarca accanto alle sue responsabilità temporali. L’unzione è avvenuta in una parte privata del rito, nascosta alla vista del pubblico da uno schermo, e ha impiegato un’ampolla e un cucchiaio medievale, quest’ultimo il più antico tra i regalia della corona britannica. Questo momento del rituale ha radici antichissime e richiama simbolismi che si intrecciano con la storia delle monarchie occidentali e della religione cristiana.
Orazio Licandro, nel suo libro Il miracolo dell’olio (Baldini+Castoldi, pp. 256, euro 20, prefazione di Luciano Canfora), analizza il significato dell’olio sacro nelle cerimonie di incoronazione, collegando episodi moderni, come quello di Carlo III, alle loro origini antiche.

L’AUTORE TRACCIA un percorso che parte dal «miracolo dell’olio» avvenuto presso il Tevere nel 38 a.C., durante il principato di Augusto, per arrivare alle investiture medievali e agli usi attuali. Il libro indaga le ragioni storiche, religiose e politiche alla base di questo rito, mostrando come esso si sia evoluto e abbia influenzato le dinamiche tra autorità spirituale e potere temporale.
Licandro individua l’origine del rito nell’antichità romana, quando l’imperatore iniziò a essere considerato una figura sacra, strumento della provvidenza divina. L’olio, già simbolo di purificazione e consacrazione, assunse un significato centrale nella legittimazione del potere imperiale. Il «vangelo» politico di Augusto, che celebrava l’imperatore come portatore di pace e salvezza, trovò poi una trasformazione radicale con l’avvento del cristianesimo. Cristo, l’Unto, divenne il nuovo riferimento simbolico, portando il rito dell’unzione a rappresentare la connessione tra sovrano e sfera divina.

CON IL DECLINO dell’Impero romano d’Occidente, il rito dell’unzione fu ripreso e adattato dalla Chiesa cattolica per rafforzare il proprio ruolo nel conferimento dell’autorità ai nuovi sovrani germanici. Questi leader, spesso guerrieri senza una tradizione istituzionale consolidata, cercavano nella Chiesa una legittimazione per il loro potere. La Chiesa, dal canto suo, si servì del rituale per affermare la propria indipendenza dall’imperatore bizantino e per sancire alleanze con le nuove monarchie occidentali. In questo l’interpretazione dell’autore differisce rispetto a quella consueta, che allinea la cerimonia medievale non con la tradizione romana, ma con quella biblica dei re «unti».
Licandro dedica ampio spazio alla leggenda del miracolo dell’olio, che ha contribuito a costruire il prestigio del rito. Un esempio emblematico è la tradizione franca e poi francese legata al battesimo di Clodoveo, re dei Franchi. Secondo la leggenda, durante la cerimonia una colomba celeste avrebbe portato l’olio santo con cui il re fu unto. L’episodio, tramandato per secoli, ha consolidato l’idea che l’unzione fosse un atto divino che conferiva al sovrano una sacralità unica.

QUESTA VISIONE si è estesa nel tempo, divenendo parte integrante delle cerimonie di incoronazione di molti regni europei. Un momento cruciale dell’evoluzione del cerimoniale è stato l’incoronazione di Carlo Magno nell’800 da parte di papa Leone III. In quell’occasione, l’unzione con olio sacro è diventata un simbolo chiave della consacrazione regale, sancendo l’autorità del monarca come derivante dalla grazia divina (uno schema che si è poi consolidato).
Il rito dell’unzione è sopravvissuto ai secoli, adattandosi ai cambiamenti culturali e politici, ma mantenendo intatta la sua funzione simbolica. Licandro sottolinea come esso sia rimasto un elemento centrale nelle cerimonie di incoronazione, anche in epoche secolarizzate come la nostra. Secondo l’autore, la persistenza di tali rituali risponde a un bisogno collettivo di identità e continuità, offrendo un legame con il passato in un mondo caratterizzato da rapidi cambiamenti. Tuttavia, Licandro evidenzia anche le contraddizioni di questi simboli in una società moderna. Da un lato, essi rappresentano un residuo di tradizioni millenarie; dall’altro, sembrano svolgere una funzione politica, rafforzando il prestigio delle monarchie in un’epoca in cui la loro legittimità è spesso messa in discussione. È certo il caso di Carlo III, percepito come re «debole» per l’età e per la sua storia personale, dopo due regine carismatiche.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link