La più recente tecnologia di perforazione è alla base dell’innovativo sistema che rende la geotermia molto più efficiente (e meno costosa) di prima. Quale sarà il suo futuro con l’Amministrazione Trump?
Donald Trump non ha mai fatto mistero – anzi ci ha basato la propria campagna elettorale – di voler privilegiare le grandi compagnie petrolifere americane, cancellando i contributi e le esenzioni fiscali alle aziende che fanno ricerca e che producono energia pulita e sostenibile. Non a caso, nei giorni immediatamente precedenti alla elezione del nuovo Presidente degli Stati Uniti, Wall Street ha penalizzato le società che producono pannelli fotovoltaici e sistemi affini che hanno perso gran parte del valore di mercato. Proprio in questi ultimi mesi però, dopo l’approvazione del Piano di Fattibilità, è partita la realizzazione del Progetto Forge (Frontier Observatory for Research in Geothermal Energy), un sistema dal costo di due miliardi di dollari. Il sistema è quello classico della geotermia: si manda acqua fredda in una tubatura all’interno di un pozzo scavato da speciali macchine che scendono fino a oltre quattro chilometri di profondità (guadagnando 3°C di temperatura ogni 100 metri) e solo i primi tre pozzi produrranno 100 megawatt di elettricità, 24 ore su 24, 7 giorni su 7, indipendentemente dal fatto che ci sia il sole o il vento. La zona più adatta è la contea di Beaver nello Utah, già energy-hub dello stato con una concentrazione di centinaia di turbine eoliche e di migliaia di pannelli solari.
La Cape Station di Fervo Energy
Questa è la società che ha proposto l’affare alle precedenti amministrazioni americane che a loro volta ci hanno creduto e investito: Fervo è leader nella tecnologia geotermica e un «facility and energy management group», presente anche in Italia con una sede operativa a Milano e altri cinque uffici commerciali in giro per l’Italia che nel nostro paese si limita a «ripensare a immobili e ambienti di lavoro con l’obiettivo di abbattere l’impronta carbonica nel real estate». L’idea di trivellazione alla ricerca di calore sotterraneo è però tecnicamente un po’ diversa da quella a cui siamo abituati e che abbiamo visto applicata in Islanda, in California o più banalmente in un condominio in Val Venosta. È una «geotermia di seconda generazione»: l’acqua fredda scende all’interno di un pozzo lungo anche quattro chilometri che poi però si incurva e percorre un tratto orizzontalmente dove assorbe altro ulteriore calore attraverso la roccia a 400 gradi. L’acqua torna poi in superficie attraverso un secondo pozzo che corre parallelo al primo. Questo crea ovviamente vapore che fa girare le turbine per produrre elettricità. L’acqua poi come sempre si condensa, torna allo stato liquido e viene rimandata sottoterra in un ciclo chiuso.
I pozzi orizzontali
Questa tecnica – i pozzi orizzontali sono stati “inventati” per far passare condotte per le fibre ottiche o per il metano senza dover fare uno scavo a cielo aperto – è stata sperimentata facendo passare l’acqua per la geotermia in un progetto di ricerca federale da 300 milioni di dollari chiamato «Utah Forge» e presuppone anche innovazioni tecnologiche, come le punte da trapano ai diamanti sintetici di ultima generazione che hanno perforato l’ultimo pozzo impiegando un quarto del tempo rispetto solo un paio di anni fa. Maggiore efficienza e una riduzione dell’80% dei costi di perforazione. Secondo il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti, l’energia geotermica potrebbe arrivare a fornire fino a 120 GW di energia pulita entro il 2050, ovvero circa il 16% del fabbisogno energetico previsto del Paese.
Da Google alle case dello Utah
Fervo un paio d’anni fa realizzò un progetto pilota in Nevada con una tecnologia simile producendo elettricità in esclusiva per un centro dati di Google. Ora nello Utah si tratta solo di capire come mettere in rete un numero maggiore di megawatt. Quando il progetto sarà completamente completato, nel 2028, l’impianto dello Utah fornirà 320 MW in totale, sufficienti ad alimentare 350.000 abitazioni. La sempre democratica California continuerà nel suo impegno di avere il 100% di elettricità rinnovabile entro il 2045 e al momento il contributo dato dalla geotermia appare decisamente importante. Attualmente la geotermia costa di più per megawattora rispetto all’energia eolica o solare, ma queste fonti rinnovabili più consolidate richiedono grandi batterie per mantenere l’energia in circolazione 24 ore al giorno.
Regina del pulito, eterna e pure affidabile
Va da sé che l’energia geotermica sia una risorsa priva di emissioni di anidride carbonica convertendo il calore in elettricità e ha un fabbisogno idrico estremamente ridotto. Essendo una risorsa sempre attiva, l’energia geotermica può essere utilizzata in modo affidabile 24 ore su 24 o per integrare le fluttuazioni di altre risorse energetiche rinnovabili. Uno studio del 2016 del National Renewable Energy Laboratory ha rilevato che c’è abbastanza energia geotermica in un sottosuolo di cinque chilometri di profondità – oggi commercialmente accessibile – per soddisfare completamente la domanda elettrica degli Stati Uniti. Scavando a sette chilometri di profondità c’è un potenziale di generazione di energia elettrica che può soddisfare il fabbisogno elettrico americano per cinque volte.
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